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E alla fine arriva Obama

Un “nero” e una donna al potere negli Stati Uniti d’America? Non è un film fantapolitico d’oltreoceano ma la realtà.
Ieri si è ufficialmente conclusa la corsa alle primarie Usa 2008 e si è aperta la corsa vera e propria: quella alla Casa Bianca.
A condurre i giochi democratici “l’afroamericano” Barack Obama che, superando la soglia dei 2118 delegati necessari per aggiudicarsi la nomination del partito democratico, ha messo k.o. la aggueritissima Hillary Clinton.
“Stanotte – ha detto Obama non appena saputo il risultato – dopo 54 combattuti appuntamenti elettorali la nostra stagione delle primarie è finalmente giunta al termine: posso presentarmi a voi e dire che sarò il candidato democratico per diventare presidente degli Stati Uniti”.
 
Hillary non si arrende neanche di fronte all’evidente sconfitta. Con un discorso inaspettato spiazza tutti, ancora una volta. Lei è convinta di essere “il candidato più forte”, che ha “vinto il voto poplare”. Dunque? Cosa intende fare? “Questa notte non sono pronta a prendere decisioni”, ammette. Ma secondo fonti autorevoli la ex first lady vorrebbe tentare di garantirsi concessioni politiche in cambio del suo sostegno politico-finanziario. Ci si aspetta che Obama la chiami come vice. E proprio a lui si rivolge quando di fronte alla sua folla del Baruch College a New York dice: “Voglio che i 18 milioni di americani che hanno votato per me siano rispettati”.
 
Dopo aver ringraziato moglie e figli che lo hnno supportato durante questa lunga e faticosa campagna elettorale, Obama ha voluto dedicare la sua vittoria a sua nonna, “alla donna che mi ha cresciuto, e che ha fatto di me l´uomo che sono oggi”. Un messaggio studiato oculatamente, che forse vuol sottolineare proprio come un giovane che reclama l’affermazione dei propri diritti, va avanti, guardando al futuro, ma senza dimenticare ciò che è stato. Senza rinnegare le proprie origini, le proprie radici che gli hanno concesso di germogliare.
 

Il momento del ricordo dura qualche secondo. Poi, di nuovo, in marcia verso quel che sarà, accanto ai giovani, alle minoranze, ma soprattutto al popolo di internet, senza il quale la sua campagna elettorale non sarebbe stata possibile. Gli appassionati internauti, infatti, hanno donato in questi mesi decine di milioni di dollari, accorciando così la distanza con la realtà dei finanziamenti di cui godono avversari repubblicani. Il prossimo ostacolo da saltare è il “vecchio” McCain. Ma sarà solo l’ultimo di una lunga serie. Non sarà facile, come non lo è stato in passato. Perché in un Paese dove spesso si reclamizza la libertà, spesso i conti da fare con la realtà sono i più duri. Ne sanno qualcosa i democratici americani del passato, che di fronte alle sfide della storia, dedicarono la loro vita. A volte, sacrificandola.


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