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Meno tecnocrazia e più politica

Il cielo sopra l´Europa è da ieri più sereno. All´Unione non si addicono scelte sensazionali o strappi evidenti, ma il vertice del G4 promosso dalla Francia ha avuto il pregio di offrire all´opinione pubblica e ai mercati l´idea che anche il Vecchio Continente non sta a guardare. Sarkozy e Berlusconi, i migliori interpreti del nuovo euroattivismo, avrebbero voluto osare di più. Il conservatorismo della Merkel ed il rigore anglosassone di Brown hanno imposto una linea più prudente. Se è vero quindi che non ci sarà un unico piano di salvataggio, da ieri è più forte la sintonia fra le quattro economie europee più importanti. Il coordinamento fra gli Stati dovrà essere verificato nei fatti ma tutti i governi nazionali sanno di aver bisogno della solidarietà europea. Dall´Eliseo giunge l´impegno a ricercare nuove regole di trasparenza insieme ad un rafforzamento del sistema dei controlli. L´impegno è grande e sinora la frammentazione in 27 Stati e le divisioni Unione e governi e fra questi e la Banca centrale hanno impedito risultati efficaci. La crisi potrebbe costringere a superare le ruggini e la linea emersa ieri al G4 diventare il filo rosso che unisce tutti i protagonisti europei. Speriamo.Intanto, si può segnalare positivamente l´avanzare dell´idea tremontiana, già fatta propria dal presidente francese Sarkozy, di una nuova Bretton Woods. Quello che sta accadendo a Wall Street e nelle altre piazze finanziarie mondiali non necessità solo di un forte immissione di liquidità a garanzia delle banche più esposte ma di nuove regole, di interventi strutturali. Nel chiedere a gran voce la convocazione di un vertice internazionale ad hoc e – proposta questa avanzata a ragione dal premier italiano Berlusconi – l´allargamento del G8 al G14 con l´inclusione dell´Africa, l´Europa si propone agli Usa e al mondo con un ruolo non più secondario. E in questo nuovo corso, l´Italia gioca da protagonista.
 
La nuova Europa di Berlusconi e Tremonti è disegnata sull´assioma “meno tecnocrazia, più politica”. Questo vuol dire per esempio mettere in discussione gli scellerati accordi unilaterali per ridurre (poco) le emissioni e (molto) la competitività delle imprese europee. Significa anche riscoprire il ruolo delle Pmi e non è un caso che il ministro Scajola stia facendo studiare lo Small Business Act americano e che il G4 di ieri abbia suggerito alla Bei di destinare 32 miliardi di euro proprio alle aziende piccole e medie. E ancora: vuol dire rispettare i vincoli di Maastricht ma non rinunciare a strumenti come i bond europei che potrebbero finanziare i piani delle grandi infrastrutture europee senza pesare direttamente sui bilanci degli Stati.Il menu della nuova Europa è abbondante di buoni propositi. La visione di Tremonti e la tenacia di Berlusconi (che proprio nella conquista del primato europeo alle prossime elezioni ha fissato il suo principale obiettivo politico a breve) questa volta possono fare la differenza. D´altra parte, la Ue o si fa volano della sua economia o rischia solo di affossarla. Da Parigi ieri si è levato un vento nuovo che ha allontanato le nuvole. Non è molto ma oggi è proprio l´ottimismo la cura migliore contro gli effetti di questa terribile crisi.
 
Il Tempo 05/10/08
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