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Un fertilizzante per l’economia

Negli ultimi mesi i titoli dei giornali hanno riportato spesso l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari che sono aumentati a livello globale dell’83% negli ultimi tre anni. E se è vero che i prezzi dei cereali sono diminuiti dall’inizio dell’anno, sono comunque triplicati rispetto alla media degli ultimi dieci anni. L’effetto dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari si sta sentendo un po’ ovunque a livello mondiale ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. In questi Paesi dove il 60% dello stipendio di ciascun individuo va in prodotti alimentari, un aumento dei prezzi del 50 o del 100% implica non solo un ritorno alla soglia di povertà e malnutrizione, ma anche la distruzione di decenni di progresso nello sviluppo con profonde conseguenze a livello economico e sociale.
 
Analizzando la realtà di 20 anni fa è facile capire il motivo per cui si è arrivati a questo punto. Negli ultimi 20 anni i prodotti alimentari sul mercato internazionale sono stati disponibili ed accessibili. Ciò ha portato ad un atteggiamento di compiacimento ed al bisogno di continui investimenti nei diversi settori mettendo da parte gli investimenti nell’agricoltura. I sussidi all’agricoltura sono pertanto scesi dal 18% nel 1979 al 2,9% nel 2006. Inoltre ogni singolo Paese ha effettuato internamente una riduzione estrema degli investimenti nell’agricoltura, mentre la spesa agricola si è ridotta di un terzo in Africa e di due terzi in Asia ed America latina rispetto alla spesa totale dei governi dei Paesi in via di sviluppo.
 
Durante questo periodo la crescita della produttività è scesa dal 3-4% negli Anni ‘80 all’1-2% nel periodo attuale, mentre la domanda è aumentata a causa della crescita delle popolazioni e dell’aumento delle entrate nelle economie emergenti.
Oggi il mondo sta pagando il prezzo della sua compiacenza. Di fronte al prospetto della mancanza di offerta in grado di soddisfare la crescente domanda e della stabilizzazione dell’aumento dei prezzi è necessario focalizzarsi nuovamente sull’agricoltura. Perché l’agricoltura? Perché storicamente l’agricoltura si è dimostrata un elemento trainante e fondamentale per la crescita economica a partire dal XVIII secolo con l’Inghilterra, per arrivare al XIX secolo con il Giappone ed al XX secolo con l’India. Inoltre, l’agricoltura ha dimostrato di avere un impatto forte sulla riduzione della povertà. Secondo il World Development Report del 2008 la crescita del Pil generato dall’agricoltura sarebbe quattro volte più efficace nella riduzione della povertà rispetto alla crescita di qualsiasi altro settore.
 
Dar da mangiare a chi è affamato oggigiorno deve essere ovviamente una priorità. Ma è necessaria anche un’azione immediata per sostenere le aziende agricole familiari in particolar modo per aumentare la produzione dei prodotti alimentari tramite un miglioramento dell’accessibilità a prodotti come semi o fertilizzanti. A livello mondiale vi sono 450 milioni di aziende agricole con meno di due ettari che ospitano circa due miliardi di persone ovvero circa un terzo dell’umanità. La maggior parte di queste persone vive con meno di due dollari al giorno. Pertanto è necessario che diventino priorità assoluta degli sforzi internazionali.
 
Le persone che vivono in condizioni di povertà sono spesso senza potere ma non sono per niente irrilevanti. I proprietari delle aziende agricole contribuiscono alla sicurezza dei prodotti alimentari mondiali gestendo e proteggendo gli elementi chiave dell’economia globale. Ma devono essere sostenuti attraverso investimenti sulla formazione e tramite una maggiore accessibilità ai mercati. Gli investimenti nelle aziende agricole e nello sviluppo rurale possono ancora una volta trasformare l’agricoltura in un settore economico vibrante e produttivo con effetti positivi per la sicurezza dei prodotti alimentari e la riduzione della povertà e, di conseguenza, per la stabilità sociale.
 
L’impatto devastante dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari sulle vite rurali sta spingendo un gran numero di individui a migrare dalle campagne alle città o attraverso le frontiere da sud a nord e da est a ovest aggiungendosi agli 800 milioni di persone che si sono spostate negli ultimi 50 anni in cerca di una qualità di vita migliore.
 
Gli abitanti delle zone rurali al momento rappresentano il 60% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo, percentuale che dovrebbe scendere al 44% entro il 2030. Questa tendenza presenta dei potenziali problemi per gli sforzi collettivi di sostenere la produzione dei prodotti alimentari da parte delle aziende agricole nei Paesi in via di sviluppo. Nel momento in cui i proprietari delle aziende agricole si sentono forzati a lasciare il proprio terreno ciò non solo comporterà un aumento della pressione sulle case nelle zone urbane, sulle infrastrutture e sui servizi trasferendo il problema della povertà rurale nelle città, ma metterà a serio rischio gli sforzi per sostenere l’economia delle aziende agricole con conseguenze gravi su tutta la catena dei valori.
 
Le aziende agricole sono strettamente legate all’economia locale come fornitori di prodotti alimentari ed altri prodotti agricoli e come clienti dei servizi e dei prodotti realizzati localmente. Solo nel contesto di un’economia vibrante la domanda di prodotti e servizi off-farm è presente. È pertanto fondamentale incentivare l’economia agricola per favorire la crescita del lavoro sostenibile nel campo dei servizi, dei processi agricoli e della manifattura su bassa scala. L’Ifad  ha alle spalle trent’anni di esperienza nell’identificazione di soluzioni a lungo termine per ridurre la povertà rurale spesso in collaborazione con il governo, altri istituti di credito e per le donazioni, avvalendosi sempre della consulenza degli stessi agricoltori. I programmi sponsorizzati dall’Ifad hanno dato sostegno a più di 300 milioni di persone in Africa, Asia, ed America latina assicurando loro accessibilità ai terreni, all’acqua, ai crediti, ai mercati ed alla tecnologia.
 
Il governo della Repubblica italiana è stato il principale sostenitore dell’Ifad sin dalla sua fondazione trent’anni fa. Ha fornito, non solo all’Ifad bensì anche alle altre agenzie partner quali la Fao ed il Wfp, una sede permanente a Roma dando un evidente segnale della volontà di sostenere le cause che serviamo. Le aziende agricole hanno una capacità produttiva estremamente sotto-utilizzata. Grazie al nostro sostegno sono invece in grado di aumentare la produttività e la produzione, aumentando i salari e, allo stesso tempo, contribuendo alla sicurezza dei prodotti alimentari. Se queste misure non saranno implementate gli abitanti delle zone rurali in condizioni di povertà continueranno ad essere emarginate ed a vivere nelle stesse condizioni continuando a dipendere dai sussidi e a sentire la necessità di spostarsi verso le aree urbane. È per questo che è nostro dovere e responsabilità investire nelle aziende agricole. Le loro vite, ed il nostro futuro, dipende da questo.


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