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L’energia al tavolo dei Grandi

La difficile situazione economico-finanziaria internazionale che stiamo attraversando è destinata ad incidere significativamente sugli investimenti nel settore dell’energia, sulle prospettive e le capacità di sviluppo delle imprese, sulla dimensione e la ripartizione della domanda. Occorre, pertanto, comprendere la portata dei fenomeni in atto, in modo da poter definire gli strumenti più adatti per affrontare e superare l’impatto della crisi. Non disponiamo ancora di indicazioni definitive sulla durata e sulla profondità della fase recessiva che l’economia nazionale e mondiale sta attraversando. Certo è che l’attuale congiuntura non agevola il superamento delle tre grandi sfide che il nostro Paese si trova attualmente a dover fronteggiare.
Mi riferisco ai rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, all’esigenza di contenere i costi dell’energia per le famiglie e le imprese, al problema del cambiamento climatico globale dovuto alle emissioni di gas con effetto serra, provenienti soprattutto dalle attività energetiche.
La prima sfida è garantire certezza e continuità alle forniture di petrolio e di gas naturale a condizioni favorevoli. Il calo della domanda di queste materie prime si è tradotto nelle vistose riduzioni dei prezzi di cui siamo stati testimoni nel corso degli ultimi otto mesi. È stato stimato che, a confronto con i prezzi medi del 2008, il beneficio per la bilancia dei pagamenti nazionale nel corso di quest’anno potrà essere pari ad almeno venti miliardi di euro. Il ridimensionamento delle quotazioni dei prodotti petroliferi se, per un verso, costituisce un innegabile vantaggio, dall’altro incide negativamente sui grandi progetti internazionali per la ricerca e lo sfruttamento di nuove risorse, per la costruzione delle infrastrutture di raffinazione e trasporto, la cui realizzazione è oggi ritardata o addirittura cancellata. Sussiste il rischio concreto che, senza adeguati investimenti, in caso di ripresa dell’economia mondiale, l’Italia si ritrovi ad affrontare una nuova congiuntura di prezzi elevati ed instabili delle materie prime energetiche, con le conseguenze negative dovute alla particolare vulnerabilità che caratterizza il nostro sistema energetico. Una volta superata la fase più critica della congiuntura economica, il prezzo del petrolio tornerà inevitabilmente a salire, non certamente ai picchi precedenti, ma comunque a livelli superiori agli attuali (intorno ai 70-80 dollari al barile, secondo quanto stimato dai più accreditati analisti internazionali).
La seconda grande sfida che il nostro Paese si trova ad affrontare riguarda la necessità di salvaguardare la competitività del sistema produttivo nazionale, che continua ad essere minacciata da prezzi e tariffe dell’energia generalmente più elevati: il 30% in più rispetto alla media europea ed il 60% in più rispetto alla Francia e dai prezzi del trasporto 8/10% in più. Questo differenziale si traduce in una perdita di competitività per le nostre produzioni a più elevata intensità di energia, che risultano gravemente penalizzate nella concorrenza sui mercati internazionali.
L’Italia deve, infine, fronteggiare una terza, non meno impegnativa sfida, connessa all’esigenza di scongiurare il surriscaldamento del pianeta e, conseguentemente, di assicurare il rispetto degli obblighi di riduzione delle emissioni in atmosfera di gas con effetto serra. Gli impegni assunti in seno all’Unione europea richiedono all’Italia il raggiungimento di precisi obiettivi: entro il 2020 le emissioni di gas serra devono essere inferiori del 20% rispetto ai valori del 1990, il contributo diretto e indiretto delle energie rinnovabili deve coprire almeno il 17% della domanda interna e i consumi devono essere ridotti di almeno il 20% a parità di altre condizioni. Di fronte a queste sfide il governo intende puntare su efficienza e risparmio energetico, ammodernamento delle infrastrutture, diversificazione delle fonti, con interventi mirati di breve e di lungo periodo. Riteniamo che nel breve periodo debbano essere prioritarie le misure con effetto antirecessivo e abbiamo pertanto previsto che esse siano parte integrante della politica di sostegno e rilancio dell’economia nazionale. Abbiamo innanzitutto potenziato gli strumenti per l’uso efficiente e il risparmio dell’energia. Per il più lungo periodo devono essere predisposte fin da oggi misure di carattere strutturale, in grado di consentire un riposizionamento strategico del nostro Paese nel sistema energetico internazionale. In linea con questa esigenza, abbiamo accelerato l’ammodernamento delle infrastrutture esistenti e promosso la costruzione di nuove infrastrutture energetiche. L’obiettivo che vogliamo raggiungere è il potenziamento delle reti di trasporto e di distribuzione dell’energia elettrica e del gas naturale, in modo da ridurre le perdite ed eliminare le congestioni. Parallelamente, occorre realizzare le interconnessioni con l’estero per migliorare l’integrazione del sistema energetico nazionale nel mercato europeo dell’energia e nelle regioni dei Balcani e del Mediterraneo. Siamo quindi intervenuti per diversificare le aree di approvvigionamento e le fonti di energia, sviluppando le nuove opzioni tecnologiche: le fonti rinnovabili, il carbone pulito e l’energia nucleare. Vi è una significativa analogia tra energia nucleare e fonti rinnovabili: entrambe comportano emissioni di gas con effetto serra nulle o trascurabili e sono, per giunta, caratterizzate da una elevata intensità di capitale, che le rende suscettibili di forti ricadute positive sul sistema economico. È, pertanto, necessario poter contare su tutte e due queste forme di energia nei nostri programmi, valorizzandone le rispettive caratteristiche e tenendo conto delle relative specificità.
Ovviamente nel contesto globalizzato in cui viviamo non è immaginabile che le questioni di carattere energetico siano affrontate in un’ottica esclusivamente nazionale. Al contrario, se vogliamo che la nostra strategia di diversificazione e sviluppo di tecnologie energetiche a basse emissioni di CO2 abbia realmente successo, occorre condividerla con altri Paesi industrializzati. Siamo convinti che per affrontare la crisi economico-finanziaria internazionale sia necessario un grado di collaborazione tra governi, imprese e istituzioni senza precedenti e che vi siano oggi le condizioni affinché ciò possa accadere. Con questa consapevolezza, dedicheremo la riunione G8 dei ministri dell’Energia al tema: “Oltre la crisi: verso un nuovo ordine mondiale dell’energia”. Tra gli argomenti che i ministri discuteranno, vi saranno anche gli investimenti per la sicurezza energetica e lo sviluppo sostenibile, le risposte al cambiamento climatico globale, le strategie per vincere la povertà energetica. La complessità di questi argomenti e le loro implicazioni globali ci hanno indotti ad invitare, oltre ai ministri del G8, anche i ministri dell’Energia delle economie emergenti. Ci attendiamo proposte per l’armonizzazione delle politiche energetiche e un migliore coordinamento e aggiornamento della mission delle organizzazioni internazionali impegnate nel settore dell’energia.
Mi auguro che, nonostante la crisi economico-finanziaria, non prevalgano politiche di breve periodo e di corto respiro, eccessivamente concentrate sulle contingenti emergenze di carattere sociale. Per contro, auspico che i governi vogliano collaborare per abbreviare i tempi della crisi, ponendo alla base delle loro politiche di rilancio un nuovo partenariato internazionale per la cooperazione tecnologica e lo sviluppo sostenibile. I governi dei Paesi più evoluti sotto il profilo economico hanno una grande responsabilità: coordinare gli interventi anticongiunturali con le politiche strutturali di lungo periodo, aiutare i Paesi meno favoriti, assicurando loro l’accesso alle fonti commerciali, difendere l’ambiente e trovare un nuovo equilibrio tra domanda e offerta di energia. Con l’impegno responsabile di tutti gli attori istituzionali, il contributo di professionalità dei tecnici, l’apporto finanziario delle imprese, sono certo che il settore energetico si collocherà all’avanguardia dei processi di innovazione, diventando un potente fattore trainante dello sviluppo e della competitività delle economie mondiali.


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