Skip to main content

Visioni di giugno

Omaggio a Gabriele d’Annunzio
Gardone, Vittoriale
fino al 31 dicembre
 
All´interno del Vittoriale degli italiani, la cittadella voluta da Gabriele d´Annunzio a memoria della propria vita d’eccezione e della guerra vittoriosa con i cimeli delle sue imprese più audaci, una mostra dedicata al Vate presenta nella casa museo alcune opere appositamente pensate da artisti contemporanei, oltre a quelle della collezione già esistente. I lavori raccontano il personaggio d’Annunzio (direttamente attraverso suoi ritratti oppure riferendosi a persone ed eventi a lui collegati), posti all´interno dell´Auditorium dove è collocato il grande biplano Sva usato per il volo dimostrativo sopra Vienna del 9 agosto del 1918. Oltre al “Doppio comando di aereo Caproni”, scultura del 1938 di Filippo Tommaso Marinetti, il padre del Futurismo, ai figurini e bozzetti scenici de “La Figlia di Iorio” di Giorgio de Chirico (1934), quelli di Mario Pompei per “Parisina” (1926) e quelli di Enrico Del Debbio per “La città morta” (1922), già di proprietà della Fondazione, sono esposte una grande ceramica irriverente di Luigi Ontani (“D´Annunziazione dei Marinetti”, un doppio ritratto dei due amici Marinetti/d´Annunzio), un busto del poeta eseguito da Giulio Tamburrini, e il bronzo policromo di Paolo Schmidlin “Corè” dedicato alla marchesa Luisa Casati Stampa, una delle amanti dello scrittore, nonché una fra le figure femminili più affascinanti dello scorso secolo. Viene inoltre esposta una riproduzione ingrandita di una fotografia di Man Ray alla Corè (l’originale è collocato sulla scrivania dello studio di d’Annunzio al Vittoriale). Fra i dipinti spiccano un ritratto della marchesa del pittore futurista Mario Natale Biazzi degli anni Venti, appena ritrovato, “Una posa alla Capponcina”, 1988, di Gigino Falconi, una litografia dell´artista tedesco Jonathan Meese e un disegno “Ritratto di G.D.” di Marco Mazzoni il più giovane artista invitato per significare uno sguardo verso il futuro dell’opera dannunziana. Come sottolinea Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e ideatore della manifestazione, “d’Annunzio ha ispirato letterati e artisti suoi contemporanei, e continua a ispirare anche quelli di oggi, nostri contemporanei, a oltre settant’anni dalla morte. Ho ritenuto di dover rendere omaggio a lui, quanto a loro, raccogliendone le opere all’interno del Vittoriale, in quello che è destinato a diventare un vero e proprio nuovo Museo nella Casa-Museo. L’operazione è iniziata, nel 2009, con la donazione da parte della Banca di Teramo di un busto in bronzo, opera di Venanzio Crocetti, che adesso accoglie i visitatori all’ingresso del Vittoriale. La sezione di arte contemporanea all’interno dell’Auditorium è un arricchimento per il Vittoriale, ma anche per i numerosissimi visitatori, che potranno goderne senza alcun aumento del biglietto d’ingresso. Mi auguro, e credo, che altri artisti vorranno arricchire la collezione con le loro opere”. La mostra è dunque la prima di una serie di iniziative che cercano il dialogo fra gli spazi del Vittoriale, l´opera di d´Annunzio e l´arte contemporanea. Questo omaggio anticipa l´installazione di un Museo permanente – “D’Annunzio segreto”, che verrà realizzato nello spazio sottostante l’Anfiteatro all’aperto e che accoglierà tutto quanto, di d’Annunzio, è stato finora recluso negli armadi e nei cassetti del Vittoriale: abiti, accessori, argenteria, cancelleria, ecc. L´intento è dunque quello di aprire gli scrigni segreti di uno dei gioielli artistici del Novecento dove arte letteratura e misticismo si fondano in una esperienza sensoriale che non ha pari nel mondo, aiutandosi con il linguaggio dei maestri contemporanei perché lo spirito dannunziano e del Vittoriale continui a incantare e ispirare.
 
Mondo piccolo
Brescello, Museo Brescello e Guareschi
fino al 27 giugno
 
E’ il “Mondo piccolo” di Giovannino Guareschi, quella piccola porzione della Bassa Padana che ha ispirato i libri su Peppone e Don Camillo, a essere protagonista delle fotografie di Paolo Simonazzi, fino al 27 giugno, al Museo Brescello e Guareschi di Brescello (in provincia di Reggio Emilia) e al Museo Il Mondo piccolo di Fontanelle (Roccabianca, Parma). In questo lavoro, l´interesse e la sensibilità di Paolo Simonazzi (Reggio Emilia, 1961) indagano quei dettagli e quegli angoli poco visibili che appartengono alla memoria e alla storia minima di una zona e dei suoi abitanti, che costituivano le fondamenta del Mondo piccolo – da qui il titolo dell’esposizione – così ben ritratto dalla penna di Giovannino Guareschi. Un microcosmo che ha come scenario un´Italia semplice e profondamente legata alle sue radici contadine e che è legata a doppio filo con il Grande fiume, il Po, fonte di vita e di morte per i piccoli paesi che si affacciano sulle sue sponde. Simonazzi cattura col suo obiettivo tutto questo universo di tradizioni, di luoghi ammantati dalla nebbia padana, di persone semplici animate da buoni sentimenti, con lacerti del moderno che qua e là irrompono a fare da contrasto.
 
As soon as possibile
Firenze, Palazzo Strozzi
fino al 18 luglio
 
L’esposizione affronta l’argomento del tempo all’interno della cosiddetta “high speed society”, il modello di vita caratterizzato dalla rapidità di comunicazione e produzione dettata dalle possibilità delle nuove tecnologie, attraverso il lavoro di dieci artisti internazionali: Tamy Ben-Tor, Marnix de Nijs, Mark Formanek, Marzia Migliora, Julius Popp, Reynold Reynolds, Jens Risch, Michael Sailstorfer, Arcangelo Sassolino, Fiete Stolte. Il tempo è il paradigma di riferimento della società contemporanea, il cui ritmo vitale è scandito dalla pretesa di una costante crescita di produttività e da orari di lavoro sempre più lunghi. L’ambizione di rendere ogni cosa più efficiente e una continua iper-attività influenzano tutti i settori della vita e non si fermano nemmeno davanti alla sfera privata, sviluppando fenomeni come lo speed dating (per la sfera emotiva), il power nap (per la rigenerazione fisica), il quality time (da dedicare alla famiglia) o il fast food (come forma di nutrizione). La volontà di controllare e ottimizzare ogni attività della propria vita si scontra con la sensazione di una ricorrente mancanza di tempo, il quale diviene quindi bene primario di ciascuno. Una iper-velocità dettata dagli sviluppi della tecnologia, che ha portato alla straordinaria mobilità delle persone a livello globale, all’ininterrotto flusso di comunicazione, al concetto di un’economia globalizzata e in perenne espansione, all’idea di una produttività sempre in crescita. Da qualche decennio a questa parte si sta tuttavia arrivando quasi al limite di questa crescita accelerata, come si può vedere dal progressivo collasso degli ecosistemi naturali per la mancanza dei necessari tempi di rigenerazione e, per quanto riguarda l’uomo, dall’ansia e dalla depressione che rivelano il disagio di chi vive al limite delle proprie possibilità in un mondo così accelerato. Ciò che emerge è il costante stato di pressione e ansia che questa condizione comporta. Insicurezza e relativismo sono i pericoli evidenziati dal filosofo Zygmunt Bauman, che ha coniato il termine ‘modernità liquida’ per indicare come ogni certezza o verità del mondo sono destinate a cadere sotto i colpi della velocità corrosiva di una società consumistica che mira solo al godimento momentaneo. Le opere degli artisti selezionati sono espressioni sintomatiche di questa condizione del mondo presente. Ciascuno di essi è stato scelto secondo la propria diversa modalità di affrontare le tematiche del tempo, della velocità, dell’accelerazione o di una controreazione a tutto ciò. La mostra creerà un percorso capace di coinvolgere gli spettatori in esperienze spazio-temporali che metteranno in evidenza le contraddizioni della nostra società ‘iper-veloce’. Pio Pullini
Roma, Palazzo Braschi
fino al 5 settembre
 
Ufficialità e umorismo. Due facce della creazione di un artista, Pio Pullini, che si destreggiò con maestria tra ritratti e pitture ufficiali da un lato e illustrazioni e acquarelli umoristici dall’altro. Tutti gli aspetti della sua opera – con particolare attenzione al suo rapporto con la città di Roma – vengono messi in luce nella mostra “Pio Pullini e Roma. Venticinque anni di storia illustrata (1920-1945) ” al Museo di Roma – Palazzo Braschi, fino al 5 settembre. In mostra, quasi cento opere appartenenti alle collezioni dello stesso museo, della Galleria Comunale d’Arte Moderna, delle collezioni Pia Petrucci e Pietro Pullini: illustrazioni, acquerelli e dipinti divisi in tre sezioni che ricalcano i periodi in cui Pullini visse a Roma: dal 1906 allo scoppio della Grande Guerra; dal 1920 al 1922 e dal 1934 alla sua morte. Nella prima sezione si trovano alcune illustrazioni realizzate dall’artista per importanti riviste e quotidiani tra cui “La Tribuna illustrata” e “L’Urbe”. Pullini affresca insieme ad altri pittori il Palazzo del Viminale (1920), ritrae in modo insolito e intimo Gabriele d’Annunzio, dipinge il ritratto ufficiale del nuovo Papa Pio XI e una singolare caricatura del poeta Trilussa, suo amico di lunga data. Nel ’22 lascia Roma per insegnare disegno nelle scuole di Cagliari, Rovigo e Faenza ma mantiene i contatti con la città attraverso la partecipazione a mostre collettive (nel ’21 partecipa alla I Biennale Romana, nel ’26 alla mostra di caricature nell’ex ristorante Biffi e dal ’27 al ‘30 alle mostre annuali degli Amatori e Cultori d’arte al Palazzo delle Esposizioni). Inoltre la sua notorietà cresce con l’illustrazione del libro unico di letture per la prima e la seconda elementare. La seconda sezione racconta gli anni della Seconda Guerra Mondiale e del Dopoguerra con acquerelli caratterizzati da un realismo ironico e dolente. L’occhio vigile e partecipe di Pullini si sofferma su preti e sovrani, nobili e borghesi, politici e popolani, reduci ed eroi, gerarchi fascisti e nuovi arrivati americani. Tutti sono ritratti a figura intera su sfondi sfumati riducendo al minimo i tratti caricaturali, scelta che rende queste opere un fedele documento di quei tempi. La terza ed ultima sezione raccoglie un gruppo di dipinti che, a partire dal1912, ne documentano l’attività di ritrattista. Dai nudi di donna, testimonianza della sua formazione presso l’Istituto di Belle Arti di Roma e l’atelier di Giulio Aristide Sartorio, alle opere più tarde dove affiora una vena più familiare e intimista.


×

Iscriviti alla newsletter