Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Errori verdi, made in Ue

I leader europei devono affrontare molte questioni. La crisi finanziaria ha prodotto numerosi pacchetti di stimolo ed uno sforzo congiunto per mantenere a galla la Grecia, mentre l’Unione europea rischia di essere surclassata da altre economie in grado di produrre in modo più rapido, più efficiente e a costi inferiori. Un dato positivo è che i politici hanno mantenuto il loro impegno a trovare una risposta al riscaldamento globale. Sfortunatamente, i loro piani non superano un severo test di realtà. Un nuovo studio mostra che la politica “20/20/20” dell’Unione europea, che mira a tagliare i gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 (e ad assicurare una quota del 20% di energia rinnovabile), costerà centinaia di miliardi di euro, ma darà benefici piuttosto modesti.
 
La Gran Bretagna da sola dovrà pagare un conto annuo di 35 miliardi di euro (pari a 28 miliardi di sterline). Come afferma un’analisi costi-benefici dell’economista Richard Tol, esperto di cambiamento climatico, ogni singolo piano regionale di riduzione del carbonio avrà un effetto molto ridotto sulle emissioni e sugli aumenti di temperatura in tutto il pianeta.
Non è un argomento per non implementare alcun piano: ma indica che è fondamentale che i numeri tornino.
L’Unione europea ha affermato che le costerà circa 39 miliardi di steline (49 miliardi di euro) l’anno riuscire a rispettare i suoi obiettivi sulle emissioni. Si tratta di una cifra poco plausibile per quanto è ottimistica.
Facendo la media fra i più accreditati modelli economici si arguisce che, anche se i politici riusciranno a porre in essere le politiche giuste, il costo dovrebbe aggirarsi almeno sui 90 miliardi di sterline (110 miliardi di euro) l’anno. E l’Europa queste politiche giuste non le ha. Anzi, ha peggiorato le cose introducendo nuova burocrazia, complicazioni e vincoli – in particolare, quel 20% di energia da ottenere da fonti rinnovabili. Costa di più adottare le forme popolari di energia “verde”, come l’eolico e il solare, che sostituire il carbone con il gas. Nel suo studio per il Copenhagen consensus centre, Tol ha valutato i benefici economici netti di questa politica. Con la stima convenzionale per cui una tonnellata di anidride carbonica è probabile che causi circa 7 dollari (4,5 sterline) di danni, Tol ha calcolato che il beneficio totale di questa politica Ue è di solo 5,7 miliardi di sterline (7,1 miliardi di euro). In altre parole, ogni euro speso è probabile che generi appena tre cent di benefici. Una mia ricerca dice che alla fine del secolo l’approccio europeo ridurrà gli incrementi di temperatura all’incirca di 0,05 °C – quasi impercettibile. La tragedia è che la Ue potrebbe fare meglio per il mondo, e per se stessa.
 
Per assai meno di 8 miliardi di sterline (10 miliardi di euro) l’anno, la Ue potrebbe dimezzare l’incidenza della malaria, fornire micronutrienti (in particolare vitamina A e zinco) all’80% dei bambini malnutriti, e prevenire un milione di morti da tubercolosi.
I leader della Ue non dovrebbero abbandonare la battaglia contro il cambiamento climatico. Ma invece di sperperare grandi somme di danaro in una politica senza costrutto, dovrebbero investire nello sviluppo di alternative energetiche verdi. La ragione per cui è così costoso ridurre le emissioni di carbonio è che le alternative verdi non sono prossime a rimpiazzare il petrolio e le altre fonti di combustibile fossile. Cambiate questo, investendo in ricerca e sviluppo, e l’impasse globale sul cambiamento climatico sparirà. Se avessimo fonti verdi, anche Cina ed India sarebbero invogliate ad acquistare queste tecnologie, e nel lungo periodo le emissioni sarebbero ridotte in modo significativo. Ciò che l’Europa deve evitare è continuare a precipitare lungo un sentiero che non ha senso economico. Eppure, sembra impegnata a continuare questa corsa.
La Commissione europea vorrebbe target di riduzione più stringenti, il 30% di emissioni in meno rispetto ai livelli del 1990 – per Tol, si tratta di un costo di circa 370 miliardi di sterline (460 miliardi di euro) l’anno, il doppio di ciò che è stato già pianificato. L’effetto, nei prossimi 90 anni, sarà di ridurre le temperature di un altro centesimo di grado.
Costose, mal concepite politiche di riduzione del carbonio come quelle della Ue causeranno danni e divisioni politiche, ma faranno poco per rallentare il riscaldamento globale. L’Europa deve cambiare direzione.
×

Iscriviti alla newsletter