Skip to main content

Visioni di agosto/settembre

Parigi val bene una messa!
Firenze, Cappelle Medicee
fino al 2 novembre
Il 14 maggio 1610 Enrico IV re di Francia e di Navarra veniva assassinato a Parigi. La Francia e l’Europa tutta potevano temere per gli equilibri già precari. La notizia raggiunse Firenze nove giorni dopo e il giovane Cosimo II, appena succeduto al padre Ferdinando I (morto nel 1609), ebbe il compito di sottolineare l’importanza del piccolo granducato di Toscana negli equilibri europei. Il Polo museale fiorentino unitamente alla Réunion des Musées Nationaux hanno deciso di celebrare con una grande mostra il quarto centenario della ricorrenza. Così nel Musèe national du Château de Pau il 31 marzo scorso ha aperto i battenti una prima edizione della mostra che ha chiuso il 30 giugno e che, ampliata, è stata trasferita a Firenze presso il Museo delle Cappelle Medicee, visibile dal 16 luglio fino al 2 novembre.
La Francia e la Toscana erano legate da vincoli matrimoniali già precedenti, rinsaldati nell’anno 1600 dal fastoso matrimonio fra Enrico IV e Maria de’ Medici, nipote di Ferdinando I, al tempo granduca di Toscana. Questa unione, utile a mantenere un equilibrio politico-economico sulla scena europea, dette a Firenze un ruolo importante in un’Europa che poteva definirsi già all’epoca tale, nonostante le divisioni dinastiche. Il granduca Ferdinando I aveva saputo muoversi nello scacchiere europeo con spregiudicatezza e abilità riuscendo a creare questo legame costruito attentamente e consolidato dal ruolo che Maria de’ Medici assunse il giorno precedente la morte del re quando fu proclamata regina il 13 maggio 1610 nella chiesa di Saint Denis. L’atto d’incoronazione ne rafforzò il ruolo non solo di sposa e madre, ma anche di regina che il sovrano e tutto il Paese le riconobbero solennemente. Fu un successo personale di Maria e un evento di grande importanza per Firenze e la famiglia de’ Medici, che, alla morte del re, le permise di essere proclamata reggente per il successore Luigi XIII e di prendere il controllo del regno senza opposizioni. Quando la notizia della morte di Enrico IV giunse a Firenze il giovane granduca Cosimo II decise di rendere omaggio in maniera solenne alla memoria del re, con funerali in effigie celebrati nella basilica di San Lorenzo, con il chiaro intento di riaffermare la solidità dell’alleanza stretta con la Francia dai granduchi di Toscana e la legittimità della reggenza e della successione al trono. La basilica laurenziana, fin dal Quattrocento chiesa medicea per eccellenza, fu trasformata in maniera suggestiva ed evocativa secondo il progetto del celebre architetto Giulio Parigi. La facciata fu rivestita di panno nero drappeggiato con finiture dorate così come gli stemmi e due scheletri a fianco; all’interno la decorazione si sviluppava con una serie di 26 grandi tele a grisaille che celebravano il regno di Enrico IV. I dipinti, che furono commissionati a pittori fiorentini che facevano parte dell’Accademia del Disegno, tra i quali l’Empoli, il Curradi, il Poccetti, vennero esposti alle pareti della basilica anch’esse rivestite di ricchi drappi e parate a lutto. L’illuminazione scenografica con una grande molteplicità di candele contribuiva con le scene che rievocavano le gesta e le virtù del re a dare un senso di perpetuazione della sua gloria oltre la morte. Delle 26 tele a monocromo, che Cosimo II de’ Medici commissionò se ne conservano 19 e costituiscono il cuore della mostra. Le grandi tele furono restaurate negli anni ‘90 del secolo scorso e oggi attraverso questa mostra si ha l’occasione di approfondirne il significato e l’importanza storica, nonché di identificarne gli autori. I soggetti dei quadri, dettati da storici e letterati francesi e fiorentini, narrano le gesta militari condotte dal re e gli eventi più significativi della vita dei due coniugi, in particolare i successi politici come la ritrovata pace con la Chiesa cattolica romana e l’alleanza privilegiata fra i Medici e la Francia, componendo il ritratto di un vero eroe virtuoso e difensore della Chiesa. In mostra, oltre alle tele monocrome saranno esposte, tra l’altro, le incisioni e i disegni raffiguranti il magnifico apparato e l’orazione funebre che facevano parte del volume sulle esequie che venne dato alle stampe nello stesso 1610 e inaugurò così la prassi, divenuta poi comune, di celebrare e diffondere la notizia degli eventi storici e politici al di là dei limiti di tempo e di spazio. Per una maggiore comprensione degli eventi e dei rapporti che legarono la Francia a Firenze, oltre che delle personalità e dei protagonisti che ne furono artefici, saranno in mostra documenti inerenti il matrimonio, pregevoli medaglie celebrative dei granduchi di Toscana con l’albero genealogico della famiglia Medici, ritratti del re e della consorte in pittura e scultura. Fra tutti emerge un interessante bozzetto di Pieter Paul Rubens con lo Sbarco di Maria de’ Medici a Marsiglia eseguito come modello per una delle tele del famoso ciclo dedicato all’apoteosi di Maria, dipinto poi dal medesimo pittore per il Palazzo del Lussemburgo a Parigi e ora al Louvre. Il ciclo pittorico, commissionato al pittore fiammingo da Maria tra il 1622 e il 1624, si avvalse per i temi da rappresentare delle incisioni eseguite per il volume sulla cerimonia funebre tenuta a Firenze, quella stessa che oggi andiamo a rievocare.
 
Renato Guttuso
Parma, Mamiano di Traversetolo
Fondazione Magnani Rocca
fino all’8 dicembre
Era nato nel 1912 a Bagheria, Renato Guttuso. La mostra della fondazione Magnani Rocca anticipa le celebrazioni per l’imminente centenario della nascita dell’artista siciliano: è un’esposizione che presenta le opere fondamentali dei migliori momenti della sua attività artistica, comprese alcune celebri icone come “La spiaggia”, “Comizio”, “Spes contra spem” e “Caffè Greco”, capolavoro eccezionalmente prestato dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Una mostra che prende spunto dalle quattro opere di Guttuso presenti nella collezione permanente della Magnani Rocca, oltre che dal cospicuo fondo epistolare che mette in luce i rapporti tra il maestro e il mecenate Luigi Magnani. Una motivazione ulteriore viene dal ricordo della grande rassegna che nel 1963 Parma dedicò a Guttuso, che presentò il monumentale olio “La spiaggia”, di 4,5 metri di base, che il maestro di Bagheria destinò alla Galleria Nazionale di Parma.
Sessantacinque opere per documentare l’intensità espressiva del momento formativo, all’inizio degli anni Trenta, il sentito realismo espressionista, fino al vitalismo rinnovato della sua ultima stagione. Oltre che dal museo madrileno le opere provengono da importanti musei italiani e da celebri collezioni, come la collezione Barilla d’arte moderna, la collezione Bocchi e la fondazione Francesco Pellin, originata, quest’ultima, dal rapporto di amicizia fra il pittore e l’industriale varesino Pellin, testimoniata da una raccolta di opere guttusiane di grande bellezza.
 
Flash80
Gallarate, Maga
fino al 26 settembre
La mostra offre un percorso ideale tra le mode e le tendenze che hanno costellato l’universo eclettico e camaleontico degli anni Ottanta, attraverso alcune opere della collezione del Maga, arricchite da oggetti di design, abiti di alta moda, manifesti di cinema e teatro, film e brani musicali che hanno caratterizzato questo decennio.
Dai Nuovi Nuovi, alla Transavanguardia, al Nuovo Futurismo e al Citazionismo, le opere di Marco Lodola, Luigi Ontani, Plumcake, Giuseppe Maraniello, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Omar Galliani testimoniano da una parte il ritorno alla pittura e alla citazione degli stili del passato, dall’altra l’attenzione alla modernità pop attraverso la scelta di materiali industriali e sperimentali.
Gli abiti d’alta moda e gli oggetti di design rivelano la tendenza verso forme eccentriche, aperte e inconsuete, enfatizzate da colori accesi e spesso chiassosi, come la libreria Carlton o il mobile Ashoka di Sottsass per Memphis.
Un’accurata scelta di film suddivisi in sezioni tematiche (la commedia anni Ottanta, i dittici d’autore, l’horror) e omaggi a registi come Cronenberg, Carpenter, Avati, Stone, viene proposta in visione. Locandine e manifesti di film e spettacoli teatrali originali arricchiscono la sezione, senza dimenticare copertine di dischi autografate, musiche sperimentali italiane e straniere, la rivista Buscadero, fondata a Gallarate nel 1980, offrono una varia campionatura del panorama musicale di quegli anni, fruibile sia attraverso specifici punti di ascolto, sia in una saletta dedicata alla proiezione di video musicali. La mostra, allestita nei due piani della zona dedicata alle mostre temporanee, è quindi un focus sulla molteplicità degli input creativi e degli stili che hanno segnato gli anni Ottanta, raccontando un decennio controverso, ma dalla forte identità e riconoscibilità estetica.

×

Iscriviti alla newsletter