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Big Society_ la nostra risposta

Premessa
Sono a Downing Street da poco tempo ma ho l’impressione che l’attività di governo si divida in due categorie. Ci sono cose che fai per dovere. A volte sono impopolari. Ma le fai perché rientrano nell’interesse della nazione. Tagliare il deficit rientra in questa categoria.
Ma ci sono delle cose che fai perché sono la tua passione. Le cose che ti infiammano al mattino, che ti guidano, e che sei sicuro possano realmente fare la differenza per il Paese che ami. E la mia grande passione è quella di costruire una Big Society. è un’idea di cui parlo da sempre. Quando ero in corsa per la leadership del partito conservatore, dopo essere stato eletto, durante tutti gli anni all’opposizione, durante la campagna elettorale e quando ho salito gli scalini di Downing Street. Per questo non so dire quanto io sia emozionato perché, dopo tutti quei discorsi, ora stiamo finalmente realizzando questo progetto.
 
Big Society 
Prima di entrare nel dettaglio lasciate che io spieghi brevemente cos’è la Big Society. Potete chiamarla liberalismo, potete chiamarla responsabilizzazione. Potete chiamarla libertà. Io la chiamo Big Society. Si tratta di un grande cambiamento culturale, in cui le persone, nella vita di tutti i giorni, nelle loro case, nei quartieri, nei posti di lavoro, cessano di rivolgersi a funzionari, autorità locali, o governi centrali per trovare le risposte ai problemi che incontrano, e sono invece abbastanza forti e liberi da aiutare loro stessi e le loro comunità.
Big Society vuol dire comunità capaci di costruire nuovi edifici scolastici, vuol dire servizi capaci di formare al lavoro, vuol dire fondazioni che aiutano i criminali a riabilitarsi.
Vuol dire liberazione, la più grande e più drammatica redistribuzione del potere, dalle élites di Whiteall all’uomo e alla donna della strada. Questa è un’idea formidabile, e lo è per ragioni lampanti.
Per anni è esistito un assunto di base al cuore dell’azione governativa, per cui il modo per migliorare le cose all’interno della società era che la gestione, anche nel dettaglio, fosse fatta dal centro, da Westminster. Ma è proprio questo che non funziona. Abbiamo il più grande deficit tra i Paesi del G20. Nell’ultimo decennio, molti dei nostri problemi sociali più pressanti sono peggiorati, non migliorati.
È tempo di qualcosa di diverso, qualcosa di audace, qualcosa che non si limiti a gettare risorse in pasto ai dispendiosi piani centralistici del governo. La Big Society è questa novità, diversa e audace. Vuol dire che se vogliamo un reale cambiamento di lungo termine, abbiamo bisogno che le persone si riuniscano e lavorino insieme – perché siamo tutti in questo “essere insieme”…
 
(Tutto l´intervento di David Cameron con l´introduzione di Paolo Messa nell´allegato alla rivista di ottobre consultabile nel documento allegato sotto). 
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