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Arcimboldo
Milano, Palazzo Reale
dal 10 febbraio al 22 maggio
A Giuseppe Arcimboldo (1527-1593), Milano dedicherà una grande mostra a Palazzo Reale: una figura che nel passato, come oggi, è stata coronata da fama e successo. Le sue opere straordinarie, capricci e bizzarrie, celebri in tutto il mondo sono presenti nella pubblicità e sul web. Il principale obiettivo dell’esposizione milanese è quello di “restituire” Arcimboldo al suo contesto d’origine, per capire le ragioni della sua chiamata alla corte degli Asburgo (gli studi naturalistici, le coreografie per cortei e feste, o ancora i ritratti), precisare le radici culturali delle sue teste composte, e approfondire infine il ruolo giocato dall’artista nello sviluppo dei generi della natura morta e delle “pitture ridicole”. La mostra milanese, posta sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, fortemente voluta dal Sindaco di Milano Letizia Moratti, è prodotta da Palazzo Reale e Skira editore, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Milano, la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale della città di Firenze – Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e il Kunsthistorisches Museum di Vienna, con il sostegno di Cariparma Crédit Agricole e il supporto media del Corriere della Sera. Le prime due sezioni si dedicano all’analisi dei poli principali attorno ai quali ruota la cultura artistica milanese del Cinquecento: da un lato il genio leonardesco, dall’altro le grandi officine artistiche milanesi.
Una scelta di disegni grotteschi di Leonardo provenienti dalla Pinacoteca Ambrosiana, da Venezia e Vienna, accompagnati da disegni e dipinti di seguaci come Girolamo Della Porta, Bernardino Luini, Giovanni Antonio De Predis, Cesare da Sesto, Francesco Melzi, Giovanni Paolo Lomazzo, Giovanni Ambrogio Figino, attestano l’influenza di Leonardo nello studio della fisionomia caricata e della figura, della natura, dell’atmosfera come della flora e fauna. Milano fu senza dubbio, alla metà del Cinquecento, il più importante centro per la produzione di oggetti di lusso realizzati in oro e argento combinati con cristalli di rocca, pietre preziose e pietre dure e perfino conchiglie rare, destinati alle grandi corti europee. Nella seconda sezione, dedicata alle arti suntuarie, l’occhio sarà catturato da stupendi cammei, vasi, scudi, preziose armi e armature, tessuti raffinati, codici miniati, medaglie, sculture, tutte opere di artisti e artigiani milanesi provenienti principalmente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. La sezione successiva è dedicata all’illustrazione naturalistica in Italia e in Lombardia.
Con la scoperta dell’America, specie rare di animali e vegetali furono importate in Europa e presentate ai principi d’Europa. Di queste straordinarie rarità veniva eseguito subito un “ritratto” dal vivo poi copiato e inviato ad altri regnanti, a scienziati e appassionati collezionisti. Il ruolo di Arcimboldo come illustratore di animali, uccelli e probabilmente anche di piante e fiori, viene correttamente collocato nell’ampio contesto delle scienze naturali: molti suoi disegni furono infatti utilizzati per i volumi pubblicati dal bolognese Ulisse Aldrovandi, il più famoso umanista delle scienze naturali. Si entra a questo punto nel cuore della mostra con le più spettacolari Teste Composte di Arcimboldo (Stagioni ed Elementi), dipinte in più varianti a partire dal 1563, provenienti dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, che custodisce la raccolta qualitativamente più importante di opere di Arcimboldo, dalla Real Academia de San Fernando di Madrid e dal Museo del Louvre. Tre Stagioni delle Bayerische Staatgemäldesammlungen di Monaco saranno presentate accanto alle Stagioni di Vienna, Parigi e Madrid: il pubblico sarà così coinvolto nel confronto tra le varie fasi dell’invenzione e stimolato a cogliere le differenze tra i dipinti eseguiti quando Arcimboldo operava ancora a Milano e quelli presentati all’Imperatore. Le intricate composizione di fiori, frutti e animali celano un complesso significato allegorico, legato alle vicende e alle aspirazioni universalistiche della dinastia asburgica. Chiude la mostra la sezione sulle teste reversibili e la natura morta, con alcuni capolavori assoluti di Arcimboldo come L’ortolano e Testa reversibile con canestra di frutta, da cui Caravaggio avrebbe preso ispirazione per la natura morta più celebre della storia dell’arte: La canestra di frutta della Pinacoteca Ambrosiana. Tra i primi esempi di natura morta sono presentati: il Piatto metallico con pesche e foglie di vite del Figino e la Fruttiera di ceramica con uva, prugne e pere di Fede Galizia. Il dipinto scoperto durante la preparazione della mostra di Parigi e Vienna (2007-2008) Le quattro stagioni in una testa, e acquistato in occasione della mostra di Washington dalla National Gallery of Art chiude festosamente la mostra.