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Oggi stiamo assistendo, almeno nei Paesi più industrializzati, ma paradossalmente anche in Paesi emergenti come la Cina, a un cambiamento nella struttura demografica senza precedenti nella storia. Ovviamente la sanità e la medicina, quali parti integranti e fondamentali della società, si stanno ridisegnando per cercare di rispondere efficacemente a questa sfida. Il paziente anziano rappresenta infatti un paziente socialmente più costoso, più soggetto cioè ad usufruire di cure mediche complesse, ricoveri nosocomiali, e più in generale assistenza sanitaria di varia tipologia.
Molte soluzioni sono oggi proposte e discusse per cercare di arginare i costi associati a questo inevitabile cambiamento, ognuna con delle specifiche caratteristiche, ma tutte comunque dirette al raggiungimento di un unico obiettivo: arrivare, per quanto possibile, a prevenire le condizioni e gli stati di patologia nei pazienti anziani. Solo una prevenzione efficace potrà, infatti, consentire una gestione economica del radicale cambio demografico in atto e che arriverà al suo apice nel prossimo futuro. Le strategie messe in essere sono numerose e, con tutta probabilità, in ognuna compaiono interessanti elementi positivi: diagnosi efficaci, controlli routinari, test genetici di screening, esercizio fisico e mentale e, soprattutto, un controllo accurato dell’alimentazione e una strategia nutrizionale integrata e personalizzata secondo il patrimonio genetico familiare. Inoltre, anche per quanto riguarda le cure, queste devono diventare sempre più specializzate e mirate, evitando inutili sovrapposizioni, sprechi, effetti collaterali inutili e dannosi. Sono questi i temi intorno a cui si sta costruendo il dibattito sulla sanità del futuro. Alcuni traguardi sono stati già raggiunti ma, in realtà, la maggior parte del lavoro è ancora in itinere. Ovviamente l’apporto dei mezzi di informazione sarà fondamentale per la corretta riuscita di questi profondi cambiamenti, che comporta, anche, un’attitudine mentale completamente differente rispetto a questo grande tema della “prevenzione”.
 
Inoltre, una vecchiaia serena, più libera da preoccupazioni legate alla salute, può esprimere con maggiore intensità i valori che le sono caratteristici. Non c’è sicuramente una perdita di saggezza nella ricerca di un benessere psico-fisico, piuttosto c’è la volontà positiva di continuare un’interazione con la società. Ritengo, infatti, come probabilmente sia proprio nei nuovi schemi della società odierna che dobbiamo ricercare le differenze, rispetto al passato, di questa tendenza a vivere da giovani. Se nel passato il loro ruolo era socialmente rivolto più all’interno della famiglia, per la quale costituivano una guida e un riferimento, oggi le interazioni dell’anziano si stanno progressivamente spostando, con la frammentazione della famiglia stessa, verso l’esterno. Associazioni, università, luoghi di lavoro, rappresentano i nuovi “luoghi” dell’anziano, che spesso sostituiscono o comunque complementano il nucleo familiare. Così come i loro interlocutori, più che i giovani, stanno diventando altri anziani. Credo quindi che lo sforzo nel mantenere quanto più possibile un ottimale stato di salute sia il frutto di questi profondi cambiamenti nella struttura sociale. La sfida è cercare di fare in modo che i “luoghi” dell’anziano non rimangano chiusi e autoreferenziali, ma siano piuttosto parte attiva e integrante della società e possano costituire un patrimonio di esperienze da valorizzare e, soprattutto, trasmettere.
 
Amministratore delegato di FB Health Italia
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