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Visioni di aprile 2011

Contenuto inedito
 
Ritratti. Le tante facce del potere
Roma, Musei Capitolini
fino al 25 settembre
La mostra offre l’occasione per riflettere su uno dei principali mezzi di comunicazione del mondo antico: a partire dalla tarda repubblica, Roma e le città romane risultano affollate da una straordinaria quantità di immagini, i monumenti pubblici e celebrativi, quelli funerari e le stesse case trasmettono senza soluzione di continuità i volti di personaggi onorati o degli antenati illustri. Quasi ogni imperatore ha tentato di farsi raffigurare secondo un codice distintivo che ne esaltasse figurativamente le diversità caratteriali e politiche rispetto agli imperatori che lo avevano preceduto: dai lineamenti quasi “barocchi” dell’ultimo ritratto di Nerone, alle forme realistiche e austere dei volti dei primi due imperatori flavi, Vespasiano e Tito, che sembrano echeggiare in qualche modo le soluzioni della ritrattistica repubblicana, ai volti ellenizzanti di Adriano e Antonino Pio, al volto austero e severo di Marco Aurelio, che volle come modelli probabilmente i ritratti dei filosofi greci, ai ritratti potenti ed energici degli imperatori soldati del III secolo. Attraverso una ricchissima scelta di ritratti di altissimo livello artistico ‒ oltre 150 pezzi tra teste, busti e statue a figura intera provenienti dai maggiori musei europei ‒ si conoscono le origini del ritratto romano, e quali i modi di rappresentazione dei romani in un arco di tempo che va dalla città repubblicana all’età tardo-antica. Si parte dai primi ritratti in terracotta e in bronzo e si attraversa la vasta produzione in marmo e in bronzo di età imperiale. Nella sezione “Dalla maschera al ritratto” si segue il percorso che dai calchi realizzati sul volto dei defunti o di personaggi viventi portò alle prime elaborazioni ritrattistiche. In “Egitto, Grecia, Roma” si illustra il dipanarsi di due differenti modi di rappresentazione: a carattere ideale, con un deciso miglioramento dei tratti facciali secondo i canoni di bellezza vigenti, e a carattere individuale, o realistico, nel quale, al contrario, si privilegia la riproduzione dei lineamenti specifici dell’individuo. Nella sezione “Principi e uomini come dei” sono illustrati i modi dell’assimilazione dell’immagine dell’imperatore a quella degli dei. In “Lo schema delle immagini” si offre una panoramica quanto più completa possibile delle tipologie di modelli statuari utilizzati (statue in lorica, statue in toga, statue in nudità eroica, ritratti entro scudo) e si propone contemporaneamente uno zoom sul senso e sul valore della gestualità quale strumento di comunicazione. Nella sezione “Il volto dei potenti” una galleria dei volti dei principali personaggi della storia romana, dalla Repubblica all’Impero, mostra come le loro immagini siano state costruite anche in chiave di comunicazione politica. E l’ultima, “Le acconciature femminili”, offre l’estro di riflettere su come anche i cambiamenti di moda e gusto non siano fenomeni esclusivamente estetici, ma riflettano profonde trasformazioni in atto all’interno della società.
 
Alberto Giacometti
Gallarate, Maga
fino al 5 giugno
Andare a Gallarate per vedere una mostra: è questa la scommessa vinta da Angelo Crespi, presidente del Maga. Sessantamila visitatori grazie a mostre da ricordare, una collezione permanente destinata a incrementare la sua quantità e il suo valore, oltre a cinquanta eventi tra concerti, conferenze e laboratori per bambini: un bilancio positivo davvero positivo quello dei primi dieci mesi di attività della nuova istituzione culturale. Ora con “Giacometti. L´anima del Novecento”, curata da Michael Peppiatt (autore di “In Giacometti´s Studio”, libro nel quale documenta la ricognizione da lui compiuta nell´archivio prima inesplorato di uno dei rami della famiglia, alla base anche di questa rassegna), viene proposta la collezione privata del grande scultore e pittore svizzero-italiano, gestita dagli eredi.
 
Terre vulnerabili
Milano, Hangar Bicocca
fino a tutto il mese di aprile
Il progetto “Terre vulnerabili” si articola in quattro mostre. Trattandosi di un progetto il cui funzionamento vuole essere il più vicino possibile a quello della crescita di un organismo vivente o di una pianta che si sviluppa nel tempo, ogni mostra rappresenta un momento espositivo unico, irripetibile e diverso rispetto all’altro come le diverse fasi della vita. Le quattro mostre in cui si articola il progetto sono anche il risultato degli incontri collegiali con gli artisti che si sono tenuti a Milano, e che hanno accompagnato con cadenza mensile la discussione e lo sviluppo processuale delle esposizioni. Il progetto, inoltre, intende indicare una direzione e proporre un nuovo linguaggio in un momento in cui il nostro pianeta e i sistemi che lo governano danno importanti segni di cedimento. “Terre vulnerabili” affida così il suo statement politico ed etico all’opera di Ermanno Olmi e Yona Friedman. Un regista e un architetto che hanno saputo intraprendere, attraverso la loro opera, una riflessione che unisce insieme memoria e speranza, utopia e sua realizzabilità.
 
Yasuzo Nojima
Modena, Fotomuseo Giuseppe Panini
fino al 5 giugno
Yasuzo Nojima (Urawa 1889 – Hayama Isshiki 1964) fa parte della storia della fotografia moderna giapponese. Il suo lavoro spazia dal pittorialismo degli anni Venti alla fotografia moderna con influenze Bauhaus degli anni Trenta per concludersi con uno sguardo volutamente astratto dalla realtà negli anni del secondo conflitto mondiale. I suoi primi lavori sono caratterizzati da una densità di toni e da un´aria malinconica, complici i procedimenti di stampa ai pigmenti utilizzati (alla gomma e al bromolio) e dall´altro alla sua sensibilità. Negli anni Trenta il suo stile cambia drasticamente, grazie alle influenze delle nuove tendenze della fotografia tedesca. Nojima non si privava mai della macchina fotografica, senza uscire mai dal Giappone. La mostra, curata da Filippo Maggia e Chiara Dall´Olio, è realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con il Fotomuseo Panini di Modena, il National Museum of Modern Art di Kyoto e con il sostegno della Japan Foundation.
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