Skip to main content

Il passaporto del terzo millennio

In linea con le raccomandazioni di Icao-International civil aviation organization, il Parlamento e il Consiglio europeo nel 2004 hanno varato il regolamento con le norme sulle caratteristiche di sicurezza e sugli elementi biometrici dei passaporti Ue per rendere più sicuro il documento con requisiti di sicurezza uniformi e identificatori biometrici (foto e impronte) che stabiliscono un collegamento certo tra titolare e documento. La presenza di dati biometrici nel chip consente di verificare l’identità del titolare del passaporto mediante postazioni presidiate o varchi automatici, aumentando la certezza del controllo e semplificando l’attività.
 
Dalla prima fase (ottobre 2006), il passaporto elettronico ha un chip Rfid ove sono memorizzate le informazioni anagrafiche e la fotografia digitale del titolare, secondo le norme internazionali. Con la fase due, dal giugno 2009 e a regime nel 2010, nel chip ci sono pure le immagini di due impronte digitali con meccanismi di sicurezza che garantiscono autenticità, integrità e riservatezza dei dati contenuti.
È prevista la firma digitale dei dati registrati nel chip Rfid dallo Stato emettitore e due tipi di controllo degli accessi alla lettura dei dati: 1) per evitare la lettura a distanza del chip senza il permesso del titolare del documento è richiesta prima la sua lettura ottica eseguibile solo a passaporto aperto; 2) per consentire la lettura delle immagini delle impronte presenti nel chip soltanto ai sistemi di controllo degli Stati autorizzati dallo Stato emettitore, attraverso il rilascio di appositi certificati digitali.
 
Un aspetto critico dell’emissione del passaporto è la corretta acquisizione dei dati biometrici, che deve garantire la qualità delle immagini biometriche e l’interoperabilità dei formati dei dati registrati nel documento, condizioni necessarie per il riconoscimento alla frontiera. Ciò comporta l’utilizzo di scanner di adeguata e certificata qualità e di procedure d’acquisizione e registrazione del volto e delle impronte nel passaporto, all’atto dell’emissione, che consentano di valutare, con l’ausilio di apposito software, qualità e conformità agli standard degli elementi biometrici acquisiti.
 
Dopo accurati test di laboratorio, in collaborazione con il BioLab della Università di Bologna, DigitPa ha supportato il ministero degli Esteri per la definizione delle specifiche tecniche dei dispositivi d’acquisizione delle foto e delle impronte e per la definizione delle procedure di ottenimento dei dati biometrici. L’acquisizione delle impronte avviene con un modulo software di controllo qualità per la scelta del best finger di ciascuna mano (secondo la sequenza predefinita: indice, medio, anulare e pollice, prevista dall’Ue) e un algoritmo di riconoscimento biometrico per la scelta della migliore tra le tre impronte acquisite del dito prescelto.
La conformità alle regole Icao della foto acquisita è verificata dall’operatore con un apposito software.
I dati statistici finora ottenuti confermano la qualità dei dati biometrici registrati nei passaporti: il 98% delle impronte registrate nei passaporti emessi ha qualità adeguata a consentire il riconoscimento, in linea con le migliori pratiche internazionali.


×

Iscriviti alla newsletter