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Road map post-nucleare

Il recente referendum ha rimesso in discussione il piano del governo che prevedeva di produrre circa 70 miliardi di kWh dal nucleare, pari al 25% del fabbisogno elettrico; kWh che probabilmente andranno ridistribuiti tra rinnovabili e termoelettrico ultima generazione affinché il nostro Paese possa “centrare”, e perché no anche superare, gli obiettivi europei al 2020. La direttiva 2009/28/Ce sulla promozione dell’uso di energia prodotta da fonti rinnovabili introduceva già un obiettivo vincolante di utilizzo delle rinnovabili rispetto ai consumi di energia tradizionale dell’Unione pari al 20% entro il 2020, che per l’Italia si traduceva in un target nazionale del 17%.
 
La conseguente redazione del Piano di azione nazionale (Pan) ha rappresentato un punto di partenza importante su cui far convergere le aspettative e le richieste dei vari operatori al fine di individuare le azioni più opportune per supportare una crescita dello sfruttamento delle fonti rinnovabili in linea con gli obiettivi comunitari, ma soprattutto con le potenzialità di un settore che avrà un ruolo sempre più centrale a livello globale, e su cui è fondamentale che l’industria nazionale giochi un ruolo di primo piano.
 
Il Pan prevede che l’Italia, entro il 2020, produca da fonti rinnovabili, solo di energia elettrica, più di 98 miliardi di kWh/anno. Ipotizzando una ridistribuzione della quota riservata al nucleare al 2020, è probabile che dei 340 mld di kWh di energia elettrica previsti, 150 mld potrebbero arrivare dalle rinnovabili e 190 dal termoelettrico “ambientalizzato”. In pratica, nel mix al 2020, la percentuale di energia elettrica da rinnovabili potrebbe passare dal 27% attualmente previsto al 40%. Sfida ambiziosa, per la quale occorre una risposta organica e interdisciplinare in grado di valorizzare tutta la filiera italiana delle energie rinnovabili costruendo una strategia di sostegno capace di integrare le singole componenti verso un unico obiettivo al minimo costo per il sistema. Occorre innanzitutto arrivare urgentemente alla ripartizione a livello regionale degli obiettivi nazionali del Pan (il cosiddetto burden sharing), in modo da co-responsabilizzare in maniera virtuosa e sostanziale le Regioni e gli Enti locali nel raggiungimento dei medesimi obiettivi, anche attraverso il ricorso a meccanismi di scambio delle quote.
 
Allo stesso tempo è assolutamente necessario intensificare gli investimenti nello sviluppo delle reti elettriche pianificate, sia di alta/altissima tensione che di media e bassa tensione, ivi incluse le cosiddette reti intelligenti (smart grid) per rendere accessibile alla generazione elettrica distribuita, che spesso risulta non programmabile, il sistema di dispacciamento. Quest’ultimo punto rappresenta il primo limite alla stabilità delle prospettive di investimento nel settore, e potrebbe trovare utile ausilio nel contemporaneo sviluppo di sistemi di accumulo dell’energia elettrica (batterie e impianti di pompaggio idroelettrico) al fine di minimizzare l’effetto sul sistema della non programmabilità di una buona parte dell’energie rinnovabili.
 
Aper auspica inoltre una revisione organica ed equilibrata dei sistemi di sostegno delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nell’ambito del dlgs 28/2011 di recepimento della direttiva 2009/28/Ce che sia fondata, a complemento del Pan, sull’analisi di impatto ambientale/economico/sociale. Tale analisi dovrà essere volta a stabilire le condizioni affinché il sistema energetico nazionale possa raggiungere gli obiettivi fissati perseguendo la duplice finalità dell’accettabilità industriale e sociale delle azioni che saranno intraprese. In particolare, l’accettabilità industriale passa per l’adozione di azioni di efficientamento del sistema di produzione elettrica da fonti rinnovabili tese alla riduzione dei costi di produzione, che abbracci tutte le componenti della filiera, dalla razionalizzazione delle procedure autorizzative al quadro normativo.
 
L’accettabilità sociale riguarda invece i consumatori finali e passa per il contenimento del costo sostenuto per la promozione delle fonti rinnovabili fino all’anno 2020 confrontato, in termini reali, con il costo sostenuto dai consumatori finali per il sostegno di tutte le produzioni, che rappresenta la disponibilità di risorse economiche posta in capo ai medesimi consumatori finali.
L’accettabilità sociale passa anche, e soprattutto, attraverso la parallela e precisa quantificazione dei benefici ambientali, economici e sociali che lo sviluppo delle politiche a favore degli obiettivi al 2020 comportano per l’intero sistema-Paese.
La radicale rivisitazione delle modalità di incentivazione delle fonti rinnovabili introdotta dal decreto di recepimento delle direttiva 2009/28/Ce, sia su fronte dei certificati verdi, sia sul lato Cip6, sia per quanto riguarda il Conto energia fotovoltaico, mostra che l’attività normativa e regolamentare in tal senso è stata decisamente intensa, per quanto si fatichi a ricondurre le numerose modifiche cui si è assistito a un disegno unitario con una chiara progettualità.
 
Aper è quindi da subito pronta e disponibile a partecipare ai tavoli di concertazione che il governo convocherà ed organizzerà per la formulazione dei numerosi decreti attuativi che regoleranno nel dettaglio la produzione di energia rinnovabile in Italia fino al 2020, decreti che alla luce di questo risultato referendario hanno maturato un significato di indirizzo ancora più importante per il futuro della politica energetica del Paese.


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