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Un percorso iniziato a Torino 2006

I giochi di Lillehammer (Norvegia), nel febbraio 1994, rappresentarono il primo evento olimpico nel quale l’ambiente venne considerato un caposaldo, unitamente allo sport e alla cultura. In quella occasione venne creato un comitato per la sostenibilità dei giochi, si perseguì una campagna di sensibilizzazione delle popolazioni locali alle problematiche ambientali, furono imposte a fornitori e sponsor misure atte a rispettare l’ambiente, furono fatti partecipare alla progettazione degli spazi e degli allestimenti i movimenti ambientalisti.
A Torino, in occasione dei Giochi olimpici del 2006, le tematiche connesse all’ambiente e alla sostenibilità condizionarono profondamente sia i processi di trasformazione del territorio sia i processi costruttivi. L’esperienza piemontese si collocò cronologicamente all’interno di un percorso di cambiamento a scala mondiale, nel corso del quale si è vista la progressiva penetrazione dei concetti di responsabilità ambientale e di costruzione sostenibile in tutte le fasi di programmazione e progettazione degli interventi alle diverse scale sia alla conseguente evoluzione tecnologica.
 
In sede di candidatura il Comitato promotore di Torino 2006 elaborò un documento, denominato Green card, contenente indicazioni concrete sui criteri di realizzazione degli impianti sportivi e delle infrastrutture, sulla gestione dell’ambiente e sul processo di attuazione dell’Agenda xxi olimpica.
La definizione di un quadro di obiettivi di sostenibilità energetico ambientale dei nuovi interventi avvenne attraverso la produzione di un documento dedicato, sviluppato in forma di linee guida, redatte con il coordinamento scientifico dello scrivente ed edite nell’autunno 2002 da Environment park – Parco scientifico tecnologico per l’ambiente a Torino, su incarico di Toroc e costituirono un elemento di innovazione nel processo di progettazione, costruzione e gestione del patrimonio edilizio olimpico.
 
All’interno di tale documento, denominato “Linee guida per la sostenibilità nel progetto, nella costruzione e nell’esercizio dei villaggi olimpici e multimedia”, si contemplavano le numerose tematiche che il progettista, il costruttore e il gestore sarebbero stati chiamati ad affrontare. Tali tematiche vennero organizzate per classi di esigenze riguardanti l’utilizzo delle risorse climatiche locali, la qualità ambientale degli spazi esterni, l’integrazione con il contesto ambientale, il contenimento del consumo di risorse, la riduzione dei carichi ambientali, la qualità dell’ambiente interno e la qualità del servizio.
In particolare, per quanto riguarda gli insediamenti a carattere residenziale, sulla base delle suddette linee guida, l’Agenzia richiese che le proposte progettuali fossero sviluppate con la finalità di realizzare quartieri esemplari in termini di architettura sostenibile.
 
Nei Dpp furono messi in evidenza specifici criteri di sostenibilità e furono date indicazioni circa le migliori strategie progettuali, come la qualità degli spazi esterni, da ottenersi controllando la temperatura delle superfici esposte alla radiazione solare, riducendo l’esposizione ai venti dominanti e contenendo l’inquinamento acustico, atmosferico ed elettromagnetico; la mobilità interna all’area, studiata in modo da favorire l’impiego e la sosta di mezzi di trasporto non inquinanti; la qualità degli spazi interni in termini di illuminazione, protezione dal rumore, comfort termoigrometrico, qualità dell’aria e inquinamento elettromagnetico.
Senza trascurare il contenimento del consumo di combustibili fossili, da ottenersi sia attraverso la riduzione della domanda sia attraverso l’incremento dell’efficienza dei sistemi di trasformazione energetica, i recuperi termici e il ricorso a fonti energetiche rinnovabili; il contenimento del consumo di energia elettrica da rete, sia attraverso la riduzione della domanda sia attraverso l’incremento dell’efficienza degli apparecchi utilizzatori e il ricorso a fonti energetiche rinnovabili.
 
Particolari criteri sono stati previsti anche per il contenimento del consumo di acqua da rete, attraverso la riduzione della domanda e il ricorso a tecnologie di recupero delle acque meteoriche e delle acque reflue; l’impiego di materiali con analisi del ciclo di vita favorevole, caratterizzati cioè da un ridotto impiego di risorse energetiche per la produzione e il trasporto dal luogo di produzione al cantiere, e biocompatibili, caratterizzati cioè da un basso tasso di emissioni e riciclabili; il controllo dei carichi ambientali prodotti dal cantiere di costruzione e, successivamente, di trasformazione del costruito, contenendo i rifiuti da costruzione e demolizione, le emissioni di rumore, gassose e solide in atmosfera; il controllo dei carichi ambientali prodotti dall’insediamento in esercizio, durante e dopo l’evento olimpico, contenendo le emissioni di rumore, gassose e solide in atmosfera, ma anche controllando le acque reflue e pianificando la raccolta diversificata dei rifiuti solidi urbani; l’installazione di tutte le strumentazioni che consentono all’utente finale di controllare le condizioni ambientali nell’unità immobiliare che occupa.
 
Infine, per garantire nel tempo queste best practice, è stata prevista l’installazione di tutte le strumentazioni che consentono di monitorare negli anni ed elaborare i dati relativi all’efficacia e all’efficienza delle soluzioni tecnologiche specificamente adottate per rendere l’intervento edilizio sostenibile.
La possibilità di basare gli obiettivi di sostenibilità energetico ambientale del costruito su uno strumento dedicato consentì una chiara regolazione del processo e un efficace controllo del medesimo.
Da allora (autunno 2002) sono passati circa dieci anni ed oggi sono riconosciuti e diffusi sul territorio nazionale sistemi di rating quali Breeam, di origine britannica, e Leed, di origine statunitense, che rappresentano oggi quanto di meglio è possibile trovare a scala internazionale in tema di strumenti di controllo e documentazione del processo progettuale orientato alle tematiche della sostenibilità energetico ambientale. I sistemi di rating, assai più articolati rispetto alle linee guida di Torino 2006, consentono di confrontare le strategie progettuali sulla base di un punteggio che valuta gli obiettivi raggiunti e sono gli strumenti oggi più adatti per supportare l’evoluzione dell’architettura verso un forma di coscienza ambientale.


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