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Se le regole vanno in fumo

Diritto ed economia, regole e mercato, sono discipline inscindibili e complementari. Poiché una cultura giuridica che si estenda ai principi dell’economia politica contribuisce alla funzionalità dell’ordinamento e anche al progresso economico. Di ciò beneficiano gli stessi operatori del diritto nello svolgimento della propria attività. Più precisamente, come sottolinea il giurista Gustavo Visentini, “Economia e diritto sono due discipline che spiegano l’identico fenomeno: la tecnica ci divide dagli economisti; la cultura ci accomuna”. Laddove, cioè, un identico fenomeno sociale è studiato dall’economista e dal giurista secondo diverse finalità conoscitive ed operative. Le scienze economiche studiano l’economia per indicare le scelte di politica da seguire in relazione agli intenti e ai vincoli che ci impone la realtà delle cose. Le scienze giuridiche studia- no l’economia per poter suggerire quelle regole o quelle riforme che servono al legislatore per perseguire gli obiettivi di politica economica, fiscale, ecc. che si è proposto.
 
In Italia, in particolare, stiamo vivendo l’esperienza di un ordinamento giuridico dell’economia che deve evolvere in coerenza con i vincoli posti dall’integrazione internazionale, ma che ha difficoltà a definire gli orientamenti e i contenuti dei mutamenti. In seguito agli interventi di questi ultimi dieci anni, assistiamo a riforme anche importanti, ma contraddittorie e spesso di difficile applicazione. Il problema non è soltanto di ordine legislativo, ma coinvolge tutta l’esperienza giuridica fino alla realtà quotidiana.
È un problema di cultura, che deve essere affrontato comprendendo i fenomeni sociali e confrontandoli sistematicamente, per riuscire a cogliere i concetti che possono ordinare la realtà nuova che va facendosi.
 
Ed è un lavoro di umiltà nel rispetto delle diverse idee e dei contrapposti interessi; ma è anche un lavoro che richiede quel distacco dal contingente che può derivare solo dalla paziente riconduzione dei fenomeni da analizzare alle esperienze storiche e comparate; e poi alle idee che animano i progetti concorrenti che si delineano. Un compito che risulta produttivo per l’attività di ricerca che destina i propri risultati allo sviluppo della preparazione professionale. Obiettivo primario è quindi lo sviluppo di questa cultura, per fornire, a chi opera necessariamente sul quotidiano, gli strumenti per riflettere sulle scelte da compiere. Queste sono le ragioni dell’attività di analisi scientifica da svolgere in campo giuridico economico: fornire come prodotto ipotesi legislative o ipotesi interpretative, una tecnica che non soltanto ne rende più immediato l’impiego nella pratica, ma che consente la verifica dei risultati della ricerca stessa. Nella prospettiva appena indicata, è compito fondamentale dell’attività di ricerca promuovere questa cultura. Perché, spiega ancora Gustavo Visentini, “appartiene alla cultura individuare le regole che, apparentemente di dettaglio, invece contengono principi spesso accantonati come mero tecnicismo nelle discussioni ideologiche che si accendono”.
 
2. Il ruolo della ricerca, sia di base sia applicata, risulta in questo contesto determinante. Ciò per la rilevanza che i problemi economico giuridici – in particolare le ricerche volte a coniugare i fenomeni economici in atto nel mercato con una valutazione di impatto dei costi e delle regole giuridiche destinate a governarli – rivestono per il nostro sistema di imprese e, più in generale, socio-economico. E anche per le reciproche influenze e l’interdisciplinarietà esistenti tra mondo economico stesso e diritto internazionale.
La ricerca di base, in particolare, ma anche la ricerca applicata sono il fulcro dell’attività che la Fondazione Bruno Visentini svolge in campo giuridico economico, in partnership con i principali centri di ricerca italiani, europei e internazionali, sia per il sistema delle imprese sia per quelle del no profit. Proprio in virtù della sua composizione, laddove essa è costituita da un gruppo di associazioni industriali, fondazioni bancarie, banche, imprese, società e dalla Luiss Guido Carli, attraverso il Ceradi, uno dei suoi più prestigiosi centri di ricerca.
La ricerca applicata – nel cui ambito la Fondazione Bruno Visentini ha prodotto l’approfon- dita indagine scientifica su “mercato, regole e tabacco” qui presentata – è mirata su bisogni riscontrati dal mercato stesso, sulla base di specifiche manifestazioni di interesse o su incarico, come nel caso dell’analisi in oggetto, della British American Tobacco.
 
3. L’analisi scientifica condotta dai ricercatori della Fondazione – che si è avvalsa, in particolare, del Casmef creato da Mario Arcelli, un altro centro di eccellenza della Luiss – ha posto chiaramente in luce la necessità che ovunque, cioè in tutti i settori produttivi del nostro Paese e quindi anche in questo specifico settore del tabacco, prevalgano sempre le regole, il mercato e la qualità del diritto.
Poiché da un mercato illegale, dal contrabbando e dal non rispetto delle regole stesse, vengono sottratte risorse a tutti, proprio a tutti, i soggetti e gli attori coinvolti nelle varie filiere produttive del Paese.
In particolare, nella nostra ricerca è emerso che un eccessivo inasprimento fiscale, come nel caso del settore preso in analisi del tabacco, amplificherebbe la crescita dei prezzi, ma non determinerebbe una diminuzione dei consumi. Piuttosto si osserva una contrazione del consumo legale ed un aumento di quello illegale, con un gettito fiscale invariato se non addirittura diminuito. Una possibile diminuzione del gettito fiscale a seguito di un aumento dell’elasticità della domanda per una riduzione dei consumi e un incremento dei prezzi. Un conseguente aumento illegale del contrabbando di tabacco, degli acquisti transfrontalieri e di prodotti sostitutivi a causa del calo delle vendite legali: questi sono in sintesi i principali risultati dell’Analisi sull’elasticità della domanda nel mercato dei tabacchi lavorati in Italia appena realizzata dalla Fondazione Bruno Visentini.
 
Al centro dell’analisi sull’elasticità della domanda legale di sigarette rispetto al prezzo (periodo 2004/2010), è stata la valutazione della capacità effettiva del mercato legale di assorbire aumenti di tassazione e/o prezzi e la conseguente capacità di generare entrate erariali aggiuntive per il governo negli anni futuri. L’elasticità della domanda è risultata essenzialmente determinata da tre diversi fattori comportamentali:
– i consumatori che decidono di ridurre il consumo stesso di sigarette o di smettere;
– i consumatori che sostituiscono le sigarette con altri prodotti del tabacco;
– i consumatori che acquistano sigarette di contrabbando sostituendo quelle del mercato legale.
L’analisi quantitativa e qualitativa condotta ha evidenziato come l’effetto sostituzione verso il tabacco sfuso e verso consumi sul mercato illecito comporti tre conseguenze negative per gli attori istituzionali ed economici coinvolti nel settore e per gli stessi cittadini:
– sull’erario, poiché incrementi considerevoli di prezzo riconducibili a inasprimento fiscale possono comportare shock sul mercato tali da vanificare gli obiettivi di gettito prefissati;
– sugli attori economici coinvolti nella filiera (agricoltori, produttori, distributori e tabaccai), ai quali, a causa del contrabbando, verrebbero sottratte risorse, con conseguente perdita di competitività e occupazione, a favore dell’illegalità. Laddove inoltre il prezzo più basso del mercato illegale può favorire l’accesso iniziale al consumo da parte dei giovani;
– sotto il profilo sanitario, a causa del consumo di prodotti privi dei necessari controlli imposti dalla normativa sanitaria di settore. In conclusione, tutto ciò significa che se lo Stato attingesse ulteriori risorse dal settore, le possibilità sarebbero due: aumentare l’accisa sul tabacco o aumentare direttamente il prezzo dei prodotti. Anche nella prima, il risultato sarebbe quello di un aumento dei prezzi del prodotto, che si riverserebbe in maniera inversamente proporzionale sulla domanda legale, la quale diminuirebbe.
 
In entrambi i casi, quindi, assisteremmo ad un calo della domanda legale e conseguentemente del gettito fiscale, nonché ad esternalità negative per quanto riguarda la salute pubblica e la filiera legale.
Il metodo di ricerca utilizzato dalla Fondazione è stato quello, più in generale, di stimare tutte le possibili reazioni del mercato alle diverse ipotesi normative, così da offrire al dibattito culturale e legislativo strumenti concettuali per perseguire un contemperamento equilibrato dei valori individuati (salute, sicurezza, tutela dei minori, legalità) scevro da dogmi preconcetti.
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