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Celentano e la cumbia di chi (non) cambia

Questa è la cumbia di chi non cambia. Altro che il ritornello della canzone, scritta da Lorenzo Jovanotti, cantato da Celentano sul palco dell´Ariston. C´era grande attesa per la terza “apparizione” del Molleggiato in tv in pochi giorni. Ma a Servizio Pubblico, intervistato da Sandro Ruotolo, i concetti sono sempre gli stessi: Dio, la Chiesa, l´attacco ai giornali cattolici.
 
Celentano non fa retromarcia: “Non cambierei una virgola del mio monologo a Sanremo” ha dichiarato nel programma di Michele Santoro “Servizio pubblico”. Celentano si difende alle tante critiche della Chiesa: “Loro non sanno com´è il Paradiso”. E conferma l´attacco a Avvenire e Famiglia Cristiana.
 
Questa volta ne ha anche per la Rai: “Finché i partiti continueranno a litigarsela, la Rai sarà sempre preda di sotterfugi, intrighi e sospetti a danno del Paese», ha detto. Quanto alla politica, «Qualcosa mi dice che il cambiamento è nell´aria e che il vento di questo cambiamento sta diventando una tempesta. Alle prossime elezioni potrebbero esserci delle sorprese. La gente sta cominciando a capire che non si va da nessuna parte se non prendiamo con forza e determinazione la via dell´onestà”.
 
Il Molleggiato poi spiega con il consueto tono da predicatore che il successo non corrisponde alla felicità: è gratificante, ma “non ha niente a che vedere con la felicità che si prova, per esempio, in una partita a bocce con quattro amici”. Poi prova a spiegare il rapporto che ha con il danaro: “Che colpa ho io se sono uno degli uomini più pagati d´Europa? Ho sentito la colossale stronzata secondo cui farei beneficenza con i soldi dei contribuenti. I soldi che userò per fare beneficenza sono i soldi che la Rai mi deve dare. Non sono dei contribuenti, sono miei».
 
 
 
f.a.
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