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Don Giussani e la beata sussidiarietà

Un lungo applauso ha scosso le navate del Duomo di Milano dopo l´annuncio dell´avvio della causa di beatificazione di don Giussani.
 
Gioia e gratitudine tra la cattedrale gremita in occasione del settimo anniversario della morte di don Giussani. Il suo successore alla presidenza della Fraternità, don Julián Carrón, ha annunciato di aver presentato al cardinale la richiesta di aprire la causa di beatificazione del fondatore di Comunione e liberazione.
 
Quella stessa Cattedrale dove il 24 febbraio del 2005 Benedetto XVI, inviato di Giovanni Paolo II, aveva presieduto il funerale di Giussani. “Ha capito che il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il cristianesimo è un incontro, una storia di amore, è un avvenimento. Questo innamoramento in Cristo, questa storia di amore che è tutta la sua vita era tuttavia lontana da ogni entusiasmo leggero, da ogni romanticismo vago. […] Don Giussani ha conservato la centralità di Cristo e proprio così ha aiutato con le opere sociali, con il servizio necessario l´umanità in questo mondo difficile, dove la responsabilità dei cristiani per i poveri nel mondo è grandissima e urgente. Così Joseph Ratzinger nella sua omelia ai funerali di Don Giussani. (leggi il testo dell´omelia).
 
Mercoledì sera, davanti a una folla di almeno 10 mila fedeli che hanno riempito il Duomo per la Messa di suffragio, l´arcivescovo Scola ha sottolineato poi la “forza profetica” di quello che più volte, affettuosamente, ha chiamato dall´altare “don Gius”. La chiesa, ha detto ancora Scola, anch´egli con un passato in Cl, “ha universalmente riconosciuto il carisma cattolico che lo Spirito ha dato a monsignor Giussani”. Un carisma, ha proseguito Scola, di cui “decine di migliaia di persone in tutto il mondo possono oggi godere”.
 
v.c

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