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Lo stupido Patto con qualità

“Gli ideali hanno delle curiose qualità, tra le quali quella di trasformarsi bruscamente in assurdità quando si cerca di conformarvisi rigorosamente.”
 
L’uomo senza qualità, Robert Musil
 
Eccoci qui, con questo Patto, lo Stupido Patto. Il patto delle multe per chi sfora dal suo cammino di deficit PIL (immaginate Obama che multa la California o il Kansas per avere sforato l’obiettivo deficit-PIL …)! Sì lo stesso Patto che ha fallito miseramente nel primo decennio. Con in più la clausola di riduzione del debito PIL verso il 60%.
 
Ma come, direte? Abbiamo sventato la minaccia, ora conta anche il risparmio privato, come italiani ne usciamo bene, non ci chiederanno riduzioni così ampie del 3% nel debito-PIL ogni anno!
 
E’ vero. E dunque bravo a Monti per avere sventato la minaccia più ortodossa, anche se non sapremo mai se quella posizione estrema tedesca era stata presa per chiudere il negoziato proprio dove ci troviamo ora, e cioè nella palude. E’ una tecnica negoziale nota: spara alto per chiudere a metà della distanza, con grande soddisfazione perché proprio lì volevi chiudere.
 
Tutto dipende da dove si partiva, e si partiva da una regola proposta stupida. Quella regola è in gran parte rimasta. E chi ha proposto emendamenti per renderla veramente più intelligente e non solo meno dannosa, non ha vinto. Coloro (e non erano attori irrilevanti) che avevano proposto come emendamento che il Patto avesse come obiettivo specifico anche la promozione di una crescita economica più forte sono rimasti delusi. Nella versione attuale la crescita non è un obiettivo diretto del Patto ma la conseguenza del perseguire la stabilità. Bell’assunzione. E se la stabilità promuove la recessione? Beh, promuoverà la crescita nel lungo termine. Addio crescita. Bagatelle? Mica tanto, gli avvocati a Bruxelles dietro questi dettagli ci stanno attenti eccome.
 
E poi non è vero che il Patto sia stato reso “meno severo”. E’ anche, in altre parti, più severo. La prima versione prevedeva che in caso di deviazione dall’obiettivo di riduzione del deficit la legge nazionale (i Parlamenti) individuassero meccanismi di rientro automatici. Quei meccanismi nella nuova versione saranno ora decisi dalla Commissione Europea. Come dire: con la proposta di commissariare la Grecia non abbiamo scherzato, è cominciata l’era della riduzione dei poteri dei Parlamenti nazionali.
 
Accettabile, direte voi. C’è un piccolo dettaglio. Chi è stato chiamato a farlo, il commissariamento, non è il Parlamento europeo, è una Commissione di tecnici chiamata Commissione (in nomen omen) europea. C’è una bella, grande, differenza.
 
E non fa bene che, appunto, il Parlamento Europeo, l’istituzione più democratica che abbiamo in Europa, sia stata lasciata fuori dalla porta, potendo (ma non dovendo) il Presidente del Parlamento essere invitato alle riunioni e ricevendo il Parlamento meri “rapporti” sulle riunioni. Pfui. Ma la democrazia mette così tanta paura che si è pensato bene di inserire una clausola per evitare all’Irlanda di dover ricorrere al referendum per approvare il Patto.
 
Mi sussurra nell’orecchio l’amico Corrado un PS: Pensiamoci a questa crisi della democrazia. Pensiamoci bene a cosa questo significhi. Vogliamo qualcos’altro? Ci piace il modello cinese? Non ci piace il modello statunitense? Parliamone, ma non nascondiamoci, perché se lo facciamo siamo destinati alla sconfitta.
 
Ma basta lamentarsi. Quello che conta è cercare di capire come è cambiata l’Europa dopo questo patto. Due cose spiccano a mio avviso.
 
E’ più divisa e frantumata. Abbiamo perso non solo il Regno Unito ma anche la Repubblica Ceca. Non è cosa da poco. Le fondamenta della casa comune si fanno sempre più instabili. Continuiamo a far finta di nulla, ma queste cose sono come i terremoti, che sono preceduti da piccoli impercettibili smottamenti.
 
E’ un’Europa che tornerà a distrarsi e gingillarsi sui numeri, facendo fare ai suoi burocrati incredibili peripezie per controllare se il debito-PIL è veramente sceso al 110% e non al 110,1%, come è avvenuto per i deficit su PIL al 3% nel primo decennio. E così ci riempiremo di trucchi contabili per raggiungere gli obiettivi richiesti, oppure strutture finanziarie e di governance complesse che coinvolgeranno nuove istituzioni (KFW? Cassa Depositi e Prestiti? E chissà cos’altro) . Ci scorderemo nuovamente di lavorare per la crescita ed il benessere dei cittadini.
 
Insomma, un progetto che soffoca invece di ampliare le prospettive.
 
Oh, dimenticavo. Lo spread è salito dopo l’approvazione del Patto.
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