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Monti piace ad Obama ma non a Vendola

Cresce l´apprezzamento degli americani nei confronti del Governo Monti.
A testimoniarlo, un´intervista all’ambasciatore americano David Thorne rilasciata al Corriere della Sera. “Secondo me l´Italia è diventata l´alleato più affidabile degli Stati Uniti in Europa. Lo era da tempo, ma adesso c´è l´era delle riforme che sta aprendo Mario Monti”, ha affermato l´ambasciatore americano. 
Per Thorne era davvero indispensabile per il nostro Paese voltare pagina rispetto agli anni passati.
 
Ma se Monti ottiene consensi da Obama, a chi proprio non va giù, è a Nichi Vendola.
“Le risposte di Monti non sono molto diverse da quelle di Tremonti, se non in termini di stile”, ha affermato Vendola in una lunga intervista pubblicata sul numero di febbraio del mensile free press Pocket, diretto da Daniele Quinzi.
“E dunque avanti con l´ attacco ai ceti medio-bassi, col razionamento delle risorse del welfare, con una gigantesca opera di propaganda che spaccia il topolino delle liberalizzazioni come la montagna in grado di invertire verso il segno più la decrescita economica. Anziché dare più diritti per combattere la crisi – attacca il leader di Sel -, quei diritti vengono attaccati: si pensi all´ idea di modificare l´ articolo 18, che equivale a una dichiarazione di guerra di classe”.
“Il nostro è un Paese che ha patito l´ irresponsabilità di una classe dirigente che per tre anni ha negato la crisi affidandosi alle affabulazioni di Tremonti. Il ministro dell´ Economia ha recitato tutte le parti in commedia, dalla finanza creativa al rigorismo, con effetti devastanti. Il crimine storico della destra italiana è aver cancellato l´ idea della crisi perché incompatibile con la favola berlusconiana”, conclude Vendola.
 
 
 


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