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No-Tav, ora la Val di Susa fa paura

Mentre la stampa si divide su quale etichetta dare a Luca Abbà, il militante dei No-Tav precipitato lunedì mattina da un traliccio dell’alta tensione, se “cretinetti” come lo definisce il Giornale in prima pagina o martire, c’è forte preoccupazione su quali saranno le conseguenze di quell’episodio in Val di Susa e non solo.
Le dichiarazioni degli attivisti vicini ad Abbà non lasciano spazio a dubbi. Alberto Perino, leader storico dei No Tav piemontesi ieri ha rivolto un appello a tutta Italia: “L´aveva detto il capo della polizia Manganelli che poteva scapparci il morto, ma non aveva specificato da che parte. Adesso chiediamo ai compagni di tutta Italia di mobilitarsi, a casa loro”. E Lele Rizzo, portavoce del centro sociale Askatasuna, uno dei pilastri No Tav ha ribadito: “Ora le cose cambiano”.
 
La situazione in Val di Susa
I circa 200 No tav che da ieri mattina hanno occupato l´A32, l´autostrada che collega Torino a Bardonecchia, all´altezza di Chianocco, sono stati sgomberati dalle forze dell´ordine intorno a mezzogiorno, con lancio di fumogeni e idranti.
I militanti hanno dato fuoco ad alcuni detriti e lanciano oggetti in direzione delle forze dell´ordine. Il presidio durava da ormai 24 ore, mentre ci sono ancora alcuni blocchi sulle statali 24 e 25, nella parte basse della Val di Susa. Momenti di tensione la anche nella notte, quando utilizzando lacrimogeni e idranti gli agenti hanno rimosso un blocco nella barriera di Salbertrand.
 
Non si fa intimidire il ministro dei Trasporti e Infrastrutture, Corrado Passera che a margine di un´audizione alla Camera, riguardo ai disordini ha commentato: “Il lavoro è in corso, deve continuare nel modo migliore come previsto”.
 
Il rapporto dei Dis
La situazione in Val di Susa era già esplosiva prima dell’incidente, come riferisce la Relazione dei Servizi segreti consegnata ieri al Parlamento. Contro la Tav, agisce un “articolato fronte di lotta”, capace di unire diverse anime dell´antagonismo italiano spesso divise e, soprattutto, “determinato a resistere ad oltranza contro la grande opera”, si legge nel rapporto. Nell´analisi dei servizi segreti il capitolo No Tav viene inserito in quello piuù ampio dedicato all´antagonismo e ai movimenti anarco-insurrezionalisti, dove si sottolinea che alla “cronica frammentazione” delle diverse aree, si vanno sostituendo “tentativi di conferire alla protesta una nuova spinta di collaborazione e convergenza sui temi dell´ambiente, del lavoro, della ´repressione´, dei beni comuni, nonché sulle conseguenze della crisi nel territorio in termini di occupazione, reddito, tariffe, servizi e diritti sociali”.
In questo quadro, si sono registrate “criticità sotto il profilo della mobilitazione” per quanto riguarda il contrasto alle politiche repressive, le proteste studentesche e, appunto, la protesta contro l´Alta velocità.
 
Gli interrogativi
Ci si interroga sul significato dell´episodio di ieri e in generale sulla rabbia sociale sempre più frequente in tante manifestazioni di protesta nel Paese.  
Riflessione e dialogo, invoca il ministro dell´Interno, Anna Maria Cancellieri a margine dell´audizione in Commissione antimafia a San Macuto: “Il ferimento ieri del militante No tav Luca Abbà in Val di Susa “è un fatto molto grave e triste perché tocca una giovane persona: su questo ci vuole una forte riflessione e molto dialogo, ma bisogna anche tenere conto delle scelte fatte con assoluta coscienza e attenzione. Spero che quanto avvenuto non porti a esasperare gli animi – ha continuato il ministro – su tutto ci vuole un´attenta riflessione sulla dinamica dei fatti e anche sugli interessi della nazione. Da parte di tutti – ha concluso – occorre sensibilità e molto equilibrio”.
 
Secondo lo storico Aldo Giannuli, c´è però un grande fraintendimento riguardante la minaccia di inserimento di gruppi estremisti nelle proteste sociali: “Essa è un effetto, non una causa. Non è reprimendo i gruppi estremisti che si risolverà la questione, perché il punto sta nella disintegrazione del sistema. Nel nostro Paese, lo Stato sta praticando forme di compressione sui redditi, sulla vita stessa degli italiani che mettono a durissima prova la coesione sociale. È la rabbia popolare ora a far paura e su questa occorre concentrarsi”.
 
Marco Revelli, sul Manifesto di oggi, ha parlato di “una forbice sempre più larga tra la democrazia dell´indifferenza che domina in alto e la democrazia della partecipazione che abita in basso”.
 
 
f.a.


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