Regola aurea. Quando sai di vincere, mai stravincere. Perché la pagherai cara.
Mi ricordo un Roma Catania di 5 anni fa, umiliante nostra vittoria per 7 a zero. Da allora ogni volta che giochiamo con il Catania, specie a casa loro, è un inferno. E’ come se avessero il diavolo in corpo, i rosso blu. E’ come se sui muri degli spogliatoi dello stadio Massimino fosse scritto dagli sconfitti: non dimenticate e vendicate.
Penso a questo quando leggo il rapporto sull’economia statunitense del Presidente Obama. Cerco le frasi che parlano del suo trionfo nell’avere fatto uscire l’economia dalla crisi giusto in tempo per le elezioni grazie alla politica fiscale, ma faccio fatica a trovarle. Anzi, grande enfasi è posta sul fatto che ora è tempo di decelerare la spesa pubblica, omaggio tattico allo sconfitto nemico repubblicano, ma omaggio che mostra intelligenza:
“Il Recovery Act attuato all’inizio del 2009 quando il PIL reale si contraeva ad un tasso annuale del 6% e l’occupazione calava per più di 700.000 posti al mese, ha continuato a supportare l’economia maericana anche nel 2011, anche se i suoi effetti – disegnati in maniera tale da esplicare la loro forza nel 2009 e nel 2010 – vanno scemando. Nel 2011 il Recovery Act–related con spese e tagli di tasse ha toccata I 117 miliardi di dolalri, giù da 350 dell’anno prima.”
Il Pil americano è cresciuto del 3,1% nel 2010 e dell’1,6% nel 2011, 0,8% nel primo semestre, 2,3% nel secondo quando si sono ridotti gli effetti esterni negativi specie dell’aumento del prezzo del petrolio. Con un’espansione che ha generato 2,1 milioni posti di lavoro.
Rispetto alla media della crescita della disoccupazione successiva ad una crisi finanziaria la politica americana – fiscalmente espansiva fino a quando necessario e prudente quando non ce n’era più bisogno – ha portato a casa un più rapido rientro della disoccupazione.
Bravo Obama. Bravo e grazie.
Bravo per avercela fatta senza esagerare la tua vittoria, bravo per avere capito quando c’era bisogno di più spesa pubblica e quando si è potuto rallentarla. Bravo per avere dimostrato che la spesa pubblica si deve aumentare quando è necessario e si può riabbassare quando non serve più. Ma anche bravo per averci aiutato.
Eh sì, perché senza la crescita americana oggi il nostro export, che sta riprendendo (anche se è sempre sotto i livelli del 2008) abbastanza vigorosamente, sarebbe rimasto impantanato. E la nostra recessione, con le folli politiche europee anti-obamiane, altro che meno 2% sarebbe stata.
Ci vuole un Obama in Europa?
Aspettiamo 4 anni, poi lo compriamo al calcio mercato.