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Sicurezza e interesse nazionale. Così lavorano gli 007 italiani

L’attività dell’intelligence italiana in 88 pagine. Nella relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza presentata oggi in Parlamento si fa il punto sull’azione dei servizi segreti nello scorso anno. Sicurezza e interesse nazionale sono gli obiettivi perseguiti dai nostri 007 in uno scenario interno e internazionale sempre più complesso dove la crisi ha avuto un ruolo determinante nell’accendere minacce eversive e infiltrazioni mafiose.
 
Il rapporto
Si compone di tre capitoli in cui si analizza rispettivamente il ruolo dell’intelligence, le criticità emerse negli scorsi dodici mesi e le sfide che attendono i servizi in un contesto sempre più globalizzato. Nell’ultimo triennio, i Dis, a cui la legge di riforma del comparto affida specifica competenza in materia di comunicazione istituzionale e promozione della cultura della sicurezza, hanno avviato una ponderata opera di rivisitazione del rapporto che è ora più snello, ha una rinnovata veste grafica con la presenza di box con parole chiave ed extra di immediata lettura e un’accentuazione della fase valutativa e previsionale. A differenza delle precedenti versioni, questa assegna inoltre prioritaria rilevanza agli aspetti di contesto che hanno caratterizzato la scenario interno e internazionale.
 
Italia a rischio Jihad
L´Italia, si legge nella Relazione dei Servizi, “continua a essere oggetto di sentimenti ostili da parte di estremisti islamici e perciò resta un potenziale target di progettualità offensive di matrice jihadista”. Le recenti alluvioni sono state commentate “con esultanza” da alcuni utenti di un forum usato come vettore della propaganda quaidista, che le hanno interpretate come “una punizione di Allah contro la ‘casa dei miscredenti´” e una “maledizione per la guerra mondiale che ‘i miscredenti’ conducono contro l´islam e i musulmani”. I “sentimenti ostili”, continua la relazione, sono legati alla partecipazione dell´Italia alle missioni militari in aree di crisi, al suo “ininterrotto impegno contro il terrorismo e, in generale” a motivi ideologico-religiosi.
“L´incognita più insidiosa – aggiungono i Servizi – resta connessa alla imprevedibile iniziativa di terroristi solitari, free lance, suggestionati dai menzionati appelli al jihad individuale”. Al riguardo appare “indicativo che uno dei personaggi di maggiore rilievo della campagna mediatica di Al Qaida, il convertito americano Adam Gadahn, nel sollecitare i musulmani a colpire personalità pubbliche, considerate facili bersagli, abbia citato come esempi i due noti episodi occorsi al Sommo Pontefice e all´ex presidente del Consiglio Berlusconi”.
La relazione ricorda comunque che nel 2011 non si sono registrate “minacce dirette contro il nostro Paese” e che l´onda lunga della Primavera araba´, per l´Italia non ha determinato, fino ad oggi, significative ripercussioni sotto il profilo della minaccia terroristica. Un fattore di minaccia, pero´, “è legato all´eventuale rafforzamento di formazioni islamiste anti occidentali (alcune delle quali accusano l´Italia di aver agito contro il popolo libico fin dai tempi della colonizzazione) o filo qaidisti. Al riguardo, infatti, si ricorda che il nostro Paese è stato espressamente richiamato in un videomessaggio del 13 settembre nel quale, tra l´altro, il leader di al Qaida Al Zawahiri ha incitato i libici a non dimenticare ´l´Italia e i suoi crimini nel vostro Paese, contro i vostri padri”.
 
Afghanistan: elevata minaccia per i militari italiani
In Afghanistan, dove “la cornice di sicurezza si è mantenuta estremamente precaria”, “resta elevato il livello della minaccia” per i militari italiani. Gli elementi di criticità del 2011 sembrano destinati a perdurare nel breve-medio termine”. Ciò vale, scrivono i servizi, anche per il processo di transizione, che “rischia di fallire in assenza di adeguati progressi in tema di governance e sviluppo socio-economico”.
 
La mafia al nord
“I sodalizi mafiosi sono intenzionati a proiettare le loro attività criminali verso le regioni più ricche del centro nord” ed è “prevedibile” che “incrementino la ricerca di contatti e mediazioni per l´inserimento di propri referenti nei circuiti decisionali territoriali”. In particolare “i gruppi ´ndranghetisti appaiono determinati a intensificare l´esercizio di pressioni collusive e corruttive volte a condizionare le strutture amministrative di governo del territorio non solo nella regione di origine, ma soprattutto in quelle di proiezione del centro-nord, al fine di inserirsi negli appalti e subappalti relativi alle più importanti opere pubbliche, specie quelle stradali, autostradali, ferroviarie e portuali”. Riguardo alla camorra, il cartello casalese “ha sviluppato cospicui interessi economici” specie “in Emilia Romagna, Lazio, Umbria e Abruzzo”.
 
Da anarchici, radicalizzazione lotte
Gli anarco-insurrezionalisti puntano a “infiltrare le manifestazioni di protesta” per “radicalizzare le espressioni di dissenso e provocare disordini e incidenti, cui attribuire valenza ´insurrezionale´´.
 
Made in Italy a rischio colonizzazione straniera
La crisi economica sta mettendo il “made in Italy” a rischio di colonizzazione straniera. La congiuntura, si legge nel rapporto, ha reso più vulnerabile il tessuto imprenditoriale italiano rispetto allo spionaggio industriale che potrebbe costituire un “serio danno alla sicurezza e alla competitività del sistema Paese”. I servizi registrano in particolare “un particolare attivismo di operatori economici stranieri nei settori dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell´energia”. Si registra la crescente presenza di operatori dell´Est Europa nella distribuzione del gas e prodotti petroliferi. Ma il rischio arriva anche dall´Asia, i cui operatori, attratti dal brand manifatturiero italiano, potrebbero incrementare i piani di investimento nel Belpaese. Inoltre, prosegue la relazione, “competitors stranieri, soprattutto orientali, potrebbero tentare di accedere a progetti di ricerca nazionali e di acquisire nuovi moduli di tecnologia innovativa”. Questa progressiva espansione economica conta sul crescente supporto di banche asiatiche che, in futuro, potrebbero erodere significative quote di mercato agi operatori italiani.
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