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Soffici: “Gli stupratori di gruppo? A Guantanamo”

Cronaca nera: due minorenni hanno fatto ubriacare, per poi violentare, una coetanea a Verona. Cronaca giudiziaria: la Corte di Cassazione ritira l’obbligo, da parte dei giudici, di infliggere alle persone accusate di stupro di gruppo la misura cautelare dell’arresto in carcere. Ci sono altre alternative, previste dal Codice penale, suggerite dalle circostanze.
 
L’annuncio della Cassazione di questo giovedì nasce da un precedente del 2009, quando un decreto di legge stabilì l’obbligo della detenzione cautelare in carcere per i reati sessuali. In questo modo, i giudici non potevano ricorrere a misure alternative. L’accusato doveva restare in carcere o tornava a piede libero. Senza alternative. Nel 2010 la Corte Costituzionale annullò questa norma. Estendendo il principio a tutti i reati sessuali, impedendo il controllo sui sospettati agli arresti domiciliari.
 
Per la scrittrice e giornalista Caterina Soffici, la sentenza è da “azzeccagarbugli, offende le vittime di violenza sessuale e non tiene conto della gravità del reato. Dovrebbero, anzi, essere modificate le normative vigenti e inasprire le pene”. L’autrice del libro “Ma le donne no” (Feltrinelli, 2010) sostiene, con una provocazione, che esiste una unica misura diversa dal carcere, che si può prevedere in questi casi: “Sopratutto per lo stupro di branco, reato ancora più odioso perché trova la solidarietà e l´impunità nel gruppo. Penso al soggiorno a Guantanamo. Tecnicamente non è un carcere, no?”.
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