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Turchia, lo scontro tra magistrati e 007 arriva in Parlamento

Continua la tempesta in Turchia sui rapporti tra governo e magistratura, scatenata dalla convocazione del capo dei servizi segreti da parte dei magistrati che indagano sui legami tra intelligence e terrorismo curdo. Ma questa volta lo scontro si sposta in Parlamento, dove la Commissione giustizia ha approvato le modifiche di legge sfornate a tempo record dal governo islamico moderato targato Akp (Partito per la Giustizia e lo sviluppo) per mettere al riparo gli 007 dalla curiosità di magistrati indiscreti.
 
Il capo della Confindustria turca Umit Boyner prende posizione con un allarme senza precedenti: “Assistiamo allo scontro tra poteri con orrore e con crescente sfiducia”. E avverte il governo: per liberarsi del retaggio passato della “tutela militare, non basta la civilizzazione degli apparati dello stato, ma occorre che le norme che regolano le responsabilità e i doveri del potere obbediscano ai principi di legalità, trasparenza e affidabilità” .
 
L´origine del conflitto
 
Tutto nasce dalla convocazione di Hakan Findan, capo del Mit, il servizio segreto turco, da parte di un procuratore speciale di Istanbul per rispondere a domande sul presunto coinvolgimento degli 007 infiltrati nelle attività terroristiche del Kck, braccio urbano della formazione militante curda del Pkk.
 
Risultato: Fidan non si presenta ai magistrati, il procuratore Sadrettin Sarikaya viene rimosso e il governo emenda in tempi record l´articolo 26 del regolamento del Mit, prevedendo, anche per le indagini in corso, che gli 007 possano finire sotto inchiesta solo da parte di procure speciali e solo con l´autorizzazione scritta del primo ministro. Una norma giudicata ad hoc per salvare Findan, ma potenzialmente anche uno strumento nelle mani dell´esecutivo guidato da Recep Tayyip Erdogan per coprire la commissione di reati da parte degli 007, per i critici un tradimento del principio di uguaglianza davanti alla legge.
 
Con l’opposizione contro
 
“Questa legge è una proposta folle”, ha dichiarato Kemal Kilicdaroglu, segretario del Chp, il Partito repubblicano del Popolo e maggiore formazione di opposizione. “È folle come rimuovere il rosso dai semafori. Come può una proposta del genere essere discussa dal parlamento? La legge non può essere uno strumento della sua stessa morte. Questo è l´assassinio della legge”, ha spiegato. Si scaglia contro la legge anche il segretario del Mhp, Devlet Bahceli, che chiede il ritiro del testo. “Se la Turchia va considerata uno stato di diritto, andrebbe tenuto a mente che la Costituzione e la legge sono vincolanti per tutti e che nessuno è sopra e oltre la legge”.
 
All´attacco pure il partito curdo Bdp, già nel mirino dei magistrati, con il suo segretario Selahattin Demirtas. “Che risultato raggiungete voi del governo salvando dirigenti del Mit dalle mani della magistratura? Ci sono migliaia di politici in carcere. State cercando di salvare dei burocrati. Fate ridere”.
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