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Divergenze parallele

Anteprima del numero di Aprile di Formiche
 
Se la Prima repubblica è stata il luogo della complessità, la Seconda è stata ed è l’esaltazione del pensiero binario. Sperando che la Terza non proceda sulla strada che conduce alla reductio ad unum, per il momento restiamo in questo mainstream culturale che tende ad interpretare i fatti e le persone in una logica di alternativa secca. Ci riferiamo al bipolarismo, ma non solo. Allo scontro fra laici e cattolici, fra nord e sud e ora fra tecnici e politici.
 
Queste divisioni sono artificiose ma ugualmente (o maggiormente) pericolose. Nello stesso momento in cui i partiti hanno scelto di assecondare la tendenza di guardare al “governo dei professori” come qualcosa di distante da sé hanno compiuto una valutazione autolesionista (non la prima, neppure l’ultima). Quello fra tecnica e politica non può che essere un connubio. Quando nel ‘94 scesero in campo gli alfieri del nuovo lo fecero proprio nell’idea di spazzare via i politici di professione. Non sapevano gli elettori che sarebbero arrivati i “senza professione”. Questi stessi signori che hanno soggiornato comodamente nelle istituzioni italiane, devastandole, non si sono resi conto dello spread culturale nel quale stavano sprofondando. Solo così si può spiegare perché vivano i tecnici come alternativa da sé.
 
Non sappiamo quale dei due presenti (quello politico e quello tecnico) sopravviverà in futuro. Intanto, l’ansia spasmodica è nel prevedere l’esito elettorale del 2013. Le formule e gli assetti possibili si sprecano. In altri tempi si sarebbe parlato di geometrie variabili. Troppo raffinato. Al momento sono in gioco tante piccole e diverse furbizie.
 
Certo, il governo nel frattempo lavora e cerca di approvare i suoi provvedimenti. Questi non sono oro che luccica ma, dopo il passaggio parlamentare, è grasso che cola se non sono divenuti neri come la pece. È bastato che lo spread (quello con i bund tedeschi) scendesse sotto la soglia dei 300 punti base per far illudere l’ancien régime che tutto fosse tornato come prima. Non sanno questi signori abbarbicati sui propri sedili che la Bce ci ha messo un trilione di euro circa, che questa copertura è a tempo determinato e che intanto il Tesoro ha rinnovato l’enorme debito in scadenza con titoli a breve termine. Cosa vuol dire questo? Che i problemi che hanno giustificato l’arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi resteranno anche nel biennio 2013-2014.
 
Tecnici per sempre, quindi? Neanche questo è verosimile, almeno finché a decidere le sorti di un Paese saranno i cittadini attraverso le elezioni. Se i politici non si faranno più tecnici e se i tecnici non si faranno più politici, sarà ben difficile venir fuori dai nostri guai. In realtà, bisognerebbe avere consapevolezza che per quanto possa essere intrigante il modello Palermo (“il laboratorio siciliano”, come amano dire i politologi nostrani) forse è più utile capire cosa accadrà in Francia, dove una eventuale vittoria di Hollande potrebbe rimettere in gioco la politica europea con effetti sull’Italia più determinanti di qualunque esito delle amministrative.
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