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Marò, intervengono Monti e l’Unione europea

Arrivano nuovi aiuti per i marò italiani. L´Alto rappresentante per la politica estera come dell´Ue, Catherine Ashton, ha avviato un´azione diplomatica a sostegno di quella che sta conducendo l´Italia per arrivare “a una soluzione soddisfacente” nella vicenda dei due marò arrestati in India. Lo ha riferito la portavoce della Ashton, Maja Kocijancic, rispondendo ai cronisti il briefing giornaliero della Commissione europea.
 
La portavoce ha precisato che l´Italia è capofila in questa operazione, ma ha aggiunto: ” Noi abbiamo sempre seguito la situazione in stretto contatto con le autorità italiane. Ora, stiamo intraprendendo un´azione diplomatica per arrivare a una soluzione soddisfacente”.
 
Secondo altre fonti comunitarie, c´è stato effettivamente un salto di qualità , con l´attivazione del nuovo servizio diplomatico Ue, dal momento in cui il rappresentante italiano al Cops (Comitato politico di sicurezza dell´Ue) ha chiesto l´intervento della diplomazia europea ieri sera a Bruxelles.
 
Il premier Monti aveva già parlato della questione con la Ashton durante il Consiglio europeo del primo e due marzo, avvertendola di una possibile successiva richiesta di intervento. “Da stamattina ci stiamo muovendo sia a Delhi che a Bruxelles al più alto livello diplomatico” hanno detto le fonti, secondo cui è in corso anche un´analisi della vicenda, dal punto di vista giurisdizionale da parte dei servizi giuridici comunitari.
 
E intanto oggi il premier si è intrattenuto a lungo in un colloquio telefonico con il Primo Ministro della Repubblica dell´India, Manmohan Singh.
Una lunga nota di palazzo Chigi spiega che il colloquio è avvenuto su iniziativa di Monti, il quale “nel ribadire al Premier indiano la massima attenzione e preoccupazione con cui il Governo segue le vicende dei Marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha ricordato che il presunto incidente – le cui dinamiche sono ancora tutte da accertare – è avvenuto in acque internazionali e che la giurisdizione sul caso è, di conseguenza, solo italiana.
 
Nel sottolineare che i due militari erano impegnati in una legittima missione internazionale di contrasto alla pirateria, il Presidente del Consiglio ha ribadito con forza la ferma aspettativa del Governo per un trattamento dei due Marò che rifletta pienamente il loro status”.
Dunque “ogni atteggiamento da parte indiana non pienamente in linea con il diritto internazionale – ha poi sottolineato il Presidente Monti – rischierebbe di creare un pericoloso precedente in materia di missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria, missioni in cui sono impegnati anche militari indiani, mettendone a repentaglio l´efficacia e le capacità operative”.
 
Il Presidente Singh, riferisce ancora la nota di palazzo Chigi, “ha condiviso le preoccupazioni del Presidente Monti volte ad evitare che si creino tensioni tra India ed Italia e che la vicenda rechi pregiudizio alla collaborazione tra i due Paesi e alle missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria. Ha assicurato che presterà la massima attenzione alle richieste del Presidente Monti, a cominciare da quella sul trasferimento dei due Marò dalla prigione ad altro luogo di custodia adeguato allo status dei due militari”.
Il Presidente del Consiglio ed il Premier Singh hanno espresso, infine, l´intenzione di rimanere in stretto contatto sino alla soluzione della vicenda.
 
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha ribadito inoltre che i due fucilieri italiani trattenuti in India godono dell´”immunità riconosciuta ai peacekeeper che operano nell´ambito delle risoluzioni Onu”. Terzi ha parlato al termine di un incontro alla Farnesina con il capo della diplomazia etiope Ato Hailemariam Desalegn. “Con il collega etiope abbiamo condiviso l´esigenza di affermare, sul piano internazionale, questo principio di immunità” ha sottolineato il responsabile della diplomazia italiana.
 
Il titolare della Farnesina ha poi osservato che quello dell´immunità internazionale è “un principio di carattere generale che è ampiamente riconosciuto” ma in alcuni casi, come quello della vicenda dei marò, “merita di essere riaffermato”.


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