Doveva proprio essere di estrema urgenza la chiamata di Fabrizio Cicchitto, per spingere il nostro premier ad alzarsi dalla plenaria del summit sul nucleare, lasciando leader del calibro di Barack Obama e Hu Jintao, per rispondere a una sua telefonata.
Ma chi se lo sarebbe mai aspetto che proprio in quel frangente, il Presidente degli Stati Uniti in persona, avesse tessuto le lodi al nostro Monti?
Il presidente del Consiglio si è apprestato a rispondere alla chiamata, lasciando gli sguardi dei leader mondiali al capo delegazione, proprio mentre Obama ripeteva le parole di Monti sui “piccoli passi concreti” che portano a “grandi risultati”.
Si sarà forse preoccupato dell´insistenza del capogruppo del Pdl a Montecitorio? Le ripetute chiamate a palazzo Chigi, domandando di essere messo “urgentemente” in contatto con il capo del governo per una questione della “massima importanza” avevano infatti spinto la segreteria del premier a passare la chiamata.
Fatto sta che quando Monti rientra nel salone, Obama ha già finito il suo intervento e il premier apprenderà del complimento ricevuto dal Presidente degli Stati Uniti soltanto più tardi, quando oramai non c’è più tempo per un ringraziamento.
L´intrusione di Cicchitto ha scatenato la curiosità di tutti. Tutti i giornali ne parlano, mentre su twitter l´argomento ha suscitato molto interesse, data la posizione raggiunta dell´ashtag #Cicchitto sul social network.
Ma cosa ci sarà dietro l´insistenza del deputato berlusconiano? Secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe il nodo della giustizia, ma Cicchitto, in un´intervista al Corriere della Sera, smentisce: “Io ho cercato Monti e la sua segreteria mi ha richiamato. I tempi della telefonata li hanno scelti loro, io non ho interrotto nulla. I temi della giustizia non sono stati nemmeno sfiorati. Mi preoccupo per la tenuta della baracca”.
v.c.
