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Vendola, Moretti, Bertinotti. Chi va e chi (ri)viene a sinistra

Addi e ritorni. “Non ho mai negato che sento sclerotizzate le mie antenne”. Con questa curiosa espressione ieri sera Nichi Vendola ospite della trasmissione Otto e Mezzo ha prefigurato una sua uscita di scena: “Ho tanti anni di militanza politica, ho vissuto molti anni nelle istituzioni e penso che un buon dirigente predispone la propria fuoriuscita e il ricambio nella scena politica: un buon leader deve saper sparire, lasciando eredi, magari piu´ bravi di lui”. Sul rinnovamento della classe politica, il leader di Sel ha aggiunto: “il cambiamento non si fa con l´anagrafe ma con la politica”. Vendola alla domanda se stia pensando di lasciare la guida del suo partito replica: “Il desiderio è molto forte perché è una vita complicata e difficile, si vive sulla graticola pubblica 24 ore al giorno: sono il leader di un partito e ho il fiato sul collo di 4 milioni e 100 mila pugliesi che governo, per cui sento un cumulo di responsabilita´ a volte molto pesante”.
 
Oggi tornano invece agli onori delle cronache dopo un lungo periodo defilato Nanni Moretti e Fausto Bertinotti. Il primo in un´intervista a sinistra ricorda i suoi girotondi per affermare senza sconti:
“Da circa vent´anni a questa parte nel paese manca una vera opinione pubblica. Dieci anni fa iniziammo il movimento dei girotondi con l´idea di rivolgerci a tutti e presidiare fisicamente dei luoghi che consideravamo sotto la minaccia del presidente del consiglio. Però l´intento di rivolgersi a tutti, non sono alle associazioni o allo spontaneismo della sinistra, non riuscì”.
Un ventennio che per Moretti non è chiuso: “Ancora non si può dare per scontato che Berlusconi non si ripresenti. E comunque è sbagliato definirlo ventennio perchè gli anni sono stati 17 o poco più e in quegli anni per due volte al governo è andato il centrosinistra. Dimenticandosi di fare una legge sul conflitto di interessi”.
Nell´intervista il regista ha espresso tutto il proprio rammarico “per un governo (Prodi) che era popolare nel Paese e che invece fu costretto a dimettersi perché da sinistra gli tolsero i voti”. Il colpevole, nell´immaginario di Moretti, ha nome e cognome: “Fausto Bertinotti, in nome dei lavoratori che diceva di rappresentare, tolse la fiducia a Prodi e, secondo me, di fatto fece perdere 10 anni a questo Paese”.
 
Saccente ha commentato il tirato in causa ex presidente della Camera che affida a una nota le sue precisazioni all´intervista: “Qualche generoso cronista dovrebbe informare il molto saccente Nanni Moretti che la rottura tra Rifondazione Comunista e il governo Prodi è del 1998 e che dopo tale rottura, e prima del ritorno di Berlusconi, vennero i governi di Massimo D`Alema e di Giuliano Amato e che poi, dopo il governo Berlusconi, nel 2006 tornò di nuovo a vincere la coalizione guidata da Romano Prodi”. Lo ha affermato in una dichiarazione l´ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, replicando all´intervista del regista a ´Repubblica´.
“Dopo quella lontana rottura il Prc, ed io con esso, ha fatto un gran cammino che gli ha consentito di vivere l`esperienza del movimento altermondialistada Porto Allegre a Genova e oltre. Per parte mia – ha aggiunto Bertinotti – è un`esperienza che rivendico: non a tutti è dato di essere autonomi dal potere. Per scelta volontaria ho lasciato il ruolo di direzione politica nel 2008, nel frattempo, da quella rottura era passata una intera storia. Anche chi è eccessivamente affezionato alle sue opinioni potrebbe vedere che non esiste alcun rapporto di causa ed effetto tra i due fatti.”
 
f.a.


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