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Via D’Amelio, svolta nell’indagine: 4 arresti

Nuova importante svolta nelle indagini sulla strage di Via D´Amelio, in cui il 19 luglio 1992 morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta.
 
Il gip di Caltanissetta, su richiesta della Dda nissena, ha emesso un provvedimento di custodia cautelare nei confronti del capomafia, già in cella, Salvino Madonia, accusato di aver preso parte al summit in cui si decise la morte del magistrato; e ai boss Vittorio Tutino e Salvatore Vitale.
 
Finito in manette anche il collaboratore di giustizia Calogero Pulci, accusato di calunnia aggravata. La Procura inoltre aveva chiesto l´arresto di una quinta persona, indagato per favoreggiamento aggravato, a cui Spatuzza si rivolse per sistemare i freni della Fiat 126, ma il gip ha rigettato la misura.
 
Per i magistrati di Caltanissetta, lo stop all´agguato contro Mannino rivela “la volontà di Riina quanto meno di ´anticipare´ l´esecuzione del progetto omicidiario già deliberato – dalla commissione provinciale di Palermo di cosa nostra nel dicembre del 1991 – nei confronti del dott. Paolo Borsellino”.
 
Tra le accuse mosse dai magistrati di Caltanissetta ai quattro nuovi indagati nell´ambito dell´inchiesta sulla strage di Via D´Amelio c´è, ed è la prima volta che accade, l´aggravante del terrorismo.
 
Secondo i magistrati nisseni, infatti, la strage in cui furono massacrati il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta il 19 luglio 1992, fu organizzata per fine terroristici, per indurre lo Stato ad accettare la trattativa avviata con Cosa nostra.
Appena due giorni dopo la strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, secondo i pm, Borsellino incontrò il capo del Ros Mario Mori e il capitano Giuseppe De Donno, e “il primo luglio 1992, con certezza, il dott. Borsellino aveva incontrato al Ministero dell´Interno il capo della polizia Parisi ed il Prefetto Rossi, nonchè il ministro Mancino”. In quegli stessi giorni sarebbero cominciati i contatti tra esponenti dell´Arma e l´ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, indicato come il tramite della trattativa.
 
Ciancimino, rispondendo ai magistrati, collocò però l´inizio della trattativa in un momento successivo all´attentato di via D´Amelio, raccontando “di avere cominciato i colloqui con De Donno dopo la strage Borsellino, andando contro le stesse successive ammissioni del capitano De Donno, e contro le stesse dichiarazioni del colonnello Mori, che riferiscono entrambi di un inizio dei colloqui con Vito Ciancimino da parte di De Donno già nel mese di Giugno del 1992”.
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