Possagno, Museo e Gipsoteca Canova
Canova e la danza
dal 3 marzo al 30 settembre
La Gipsoteca museo Canova di Possagno dedica una mostra alle danzatrici. Tra i capolavori della collezione si conserva il gesso originale (quello su cui effettivamente lavorò Canova, affidandone poi la trasposizione in marmo ad abili collaboratori e su cui interveniva alla fine nell’intento di rappresentare “la vera carne”) della Danzatrice con i cembali, eseguita per l’ambasciatore russo a Vienna Andrei Razumovskij, ora patrimonio del Bode Museum di Berlino. Le sensuali braccia tornite e i cembali della danzatrice vennero polverizzate da una granata austroungarica durante i cannoneggiamenti che colpirono Possagno, a ridosso del monte Grappa, nel corso della Grande guerra. Da allora l’opera protende al cielo i suoi candidi moncherini. Le danzatrici trasmettevano positività, forza e giovinezza, ammaliando non solo Canova. Tanto che l’artista fu costretto a farne diverse repliche e molte altre vennero realizzate negli anni successivi, issate a trasmettere bellezza e grazia in luoghi, i più diversi, dalla Stazione centrale dei telefoni di San Pietroburgo sino al Messico o a Cuba o al Canada.
Nessuno degli originali delle tre danzatrici sarà a Possagno. Quella con i cembali, a Berlino, non può essere spostata dalla sua sede perché fessurata. La danzatrice voluta da Giuseppina Bonaparte venne acquistata da Alessandro I di Russia e giunse a San Pietroburgo proprio nei più tragici momenti del 1818, trovando poi collocazione definitiva e inamovibile nel nuovo Ermitage. Della terza si è perduta ogni traccia, anche se talvolta copie vengono riproposte come l’originale, purtroppo senza seguito scientifico.
Ma il tema della danza in scultura non venne limitato da Canova alle tre danzatrici oggetto di questa mostra. Rappresentò infatti altre figure che danzano, ma si trattava di dee o muse, quindi figure mitologiche, concettualmente ben diverse da queste, ragazze reali, impegnate in danze contemporanee, lontanissime dalle pur superbe rappresentazioni di Ebe o di Tersicore. Queste, omaggi alla classicità, quelle iniezioni di ottimismo e forza per i momenti bui.
Firenze, museo Stibbert
Il Risorgimento della maiolica italiana
fino al 15 aprile
Con oltre cento capolavori (vasi, anfore, piatti, formelle, oggetti da giardino) le due celebri manifatture Ginori e Cantagalli sono al centro della mostra Il Risorgimento della maiolica italiana con cui il museo Stibbert ha dato il via a un lungo calendario di esposizioni dedicate all’artigianato artistico fiorentino e all’epoca d’oro dell’antiquariato e del collezionismo. Le opere esposte provengono da istituzioni quali l’Ashmolean museum di Oxford, il Victoria & Albert museum e la Fondazione William De Morgan di Londra, il Musée national de la céramique di Sèvres, il museo del Bargello, alcune raccolte private inglesi e il museo di Doccia. Ben 43 appartengono invece alla collezione Cantagalli del museo Stibbert, per lo più inaccessibile.
Sono tutti pezzi acquistati di persona dal fondatore Frederick Stibbert (1838-1906), magnate inglese, fiorentino di nascita. La spettacolare bellezza di questi manufatti, vibranti di colori e dagli stili più diversi (neoclassico, rinascimentale, rococò, liberty), è comunque destinata ad affascinare anche il visitatore più disattento.
Roma, Musei Capitolini
Collezione di glittica Santarelli
Per i prossimi dieci anni, i Musei Capitolini ospiteranno seicento tra gemme e cammei, preziosi esemplari della collezione di glittica della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli. Una collezione che abbraccia cinque millenni di storia, ricca di materiali provenienti dall’Egitto antico, dal vicino oriente, dal mondo greco-romano e dall’Europa moderna, autentici capolavori e manufatti pregevoli per il loro significato storico o antropologico. Oltre al corposo nucleo di scarabei egizi con nomi di faraoni, vi sono numerosi intagli e cammei di epoca romana (fra cui si annovera un ritratto di Commodo come Ercole e alcuni interessanti amuleti magici di età imperiale), rarissime opere di epoca federiciana e lavori firmati dai più importanti incisori attivi fra Sette e Ottocento. Grazie ad un sistema espositivo circolare (wunderkammer) una prima sala del Palazzo clementino, a due passi dalla terrazza Caffarelli, è allestita come una volta stellata. Nella sala accanto, un apparato didattico completo, formato da pannelli esplicativi, da strumenti multimediali e filmati illustrativi dei procedimenti tecnici dell’arte della glittica.
L’allestimento museale della collezione di glittica della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli, rappresenta il momento conclusivo di un ampio progetto inaugurato nel 2010 con la presentazione in Campidoglio della Fondazione Santarelli e con la cessione in comodato decennale della raccolta ai Musei Capitolini. La volontà di rendere pubblica la collezione, formata da Ernesta D’Orazio insieme al marito Dino Santarelli, ampliata dai figli e catalogata dalla fondazione, tramite l’acquisto di collezioni private e il reperimento sul mercato antiquario nell’arco degli ultimi venti anni, è andata di pari passo con l’intenzione di fornire una esauriente documentazione scientifica che possa dare misura del profondo interesse che da sempre la fondazione, in questo unica nel panorama nazionale, nutre per la glittica.
Essenze Barocche
Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
fino al 27 maggio
La Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna di Genova, sceglie il percorso del dialogo con le arti contemporanee, scegliendo di inserire tre opere di Alessandro Fergola (Genova, 1942) nelle sale espositive del secondo piano nobile della dimora. In questo modo si intende proporre al pubblico un colloquio tra le opere barocche appartenenti alle collezioni e le tele di Fergola, la cui presentazione negli ambienti storici rende evidente i contatti esistenti tra le opere seicentesche presenti nelle sale, con particolare riferimento alle testimonianze figurative di Grechetto, Domenico Piola e Gregorio De Ferrari, e il complesso e profondo linguaggio pittorico del maestro contemporaneo. L’artista genovese rivela una ricerca rigorosa, metodica, puntigliosa, che lo conduce a perlustrare esperienze dell’arte più o meno antica, tra le esuberanze cromatiche di un barocco opulento e sanguigno e il calore della tavolozza dei romantici internazionali.