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Baricco: “In Italia ci vuole meno welfare”

Holden Caulfield, il personaggio di J.D.Salinger a cui Alessandro Baricco ha intitolato la sua scuola di scrittura creativa, diceva che i libri migliori sono quelli che quando li finisci ti fanno venire voglia di conoscere l´autore, per potergli dare un colpo di telefono e farci due chiacchere. La libreria Cuspide di Buenos Aires è piena di gente così, venuta a far la fila per dare acqua a quella sete d´autore che ti resta in bocca quando finisci un bel romanzo e che loro hanno sentito dopo l´ultima pagina di uno scritto di Baricco.
 
Il loro autore preferito entra da una porta secondaria e si defila subito tra gli scaffali dei libri. Dà un´occhiata ai titoli in prima fila e regala due secondi ad una quarta di copertina, abbastanza fortunata da catturare la sua attenzione, poi, i flash e i sorrisi svelano la sua presenza, permettendogli di mostrare il sorriso oltre il bavero alzato a difesa dal primo autunno e di vestire i panni dello scrittore famoso suo malgrado, che non sono mai sembrati andargli troppo stretti.
 
Eppure, nonostante l´aria svogliata e boehemienne che molti dicono di vedergli addosso, Baricco è gentile, ha una parola per tutti e ride di gusto alle battute dei suoi ammiratori: “Ma l´ha letto il libro?”, chiede ad una signora entusiasta che gli porge un´Emaus quasi nuovo. “È il mio preferito, a lei è piaciuto?”. La confidenza che riserva ai suoi lettori, non sembra coincidere con quella voce secondo cui detesti qualsiasi intervista e se potesse seguirebbe J.D. Salinger oltre che nello stile, anche nell´isolamento post-fama. “È buona la traduzione in spagnolo?”, fa invece con una coppia di italiani, che per concigliare i propri gusti letterari con il soggiorno all´estero si è rassegnata a comprare un compatriota in lingua straniera.
 
Dopo che anche l´ultimo fan se n´è andato, Baricco si distende:
A lei piace Buenos Aires? Ci è già venuto due volte..
Si, mi sento come a casa. Anche se agli argentini non fa sempre tanto piacere, questo è un posto molto europeo, è il meno sudamericano dei paesi sudamericani. Mi piacerebbe anche venirci a passare le vacanze, ma ormai qui andiamo già verso l´inverno..
 
Beh, torni per le feste natalizie, qui fa caldo!
Ah, no, no, a me per Natale piace sciare!
 
Guardi, qui la neve è speciale, più leggera e secca di quella italiana: un´esperienza da provare.
Ma dai? La proverò allora…
 
A proposito dell´Italia, il nostro paese sta affrontando una grave crisi ricorrendo a una ricetta neoliberale, che per alcuni ne è stata proprio la causa. Qui in Argentina, invece, ci si difende con un maggior statalismo. Lei cosa ne pensa?
Beh, in Italia c´è bisogno di meno welfare. Avrei voluto che ad iniziare fosse la sinistra e non i professori, ma se non c´era alternativa, quello delle liberalizzazioni era un passaggio che serviva.
 
L´Argentina, come tanti altri paesi esteri, è piena di giovani italiani tra i venti e i trent´anni che vengono a studiare e cercare lavoro, perchè ci trovano condizioni di vita migliori. Cosa vuole dirgli? Pensa che dovrebbero resistere in Italia o tentare la fortuna all´estero?
No, no, devono fare quello che vogliono, non c´è nessuna regola e non hanno nessun debito o credito nei confronti del loro paese. Ognuno è padrone del suo destino. Io penso che sia una cosa buona per i giovani il fatto di poter uscire e andare molto in giro. È uno dei vantaggi del mondo globalizzato. Credo però che sia anche bello piantare un seme nella propria terra, credo che sia una bella cosa.
 
Negli ultimi giorni la letteratura italiana ha perso due grandi nomi…
Tre, negli ultimi giorni due, ma nell´ultimo mese tre, perchè anche Fruttero…
 
Ci può consigliare una giovane firma da proporre ai lettori?
Si, mi è piaciuto molto “Bianco” di Missiroli, leggetelo e mi saprete dire. (Missiroli è di classe 1981 ed ha già a curriculum diverse pubblicazioni, nonchè vinto diversi premi letterari, tra cui il Campiello Giovani, appunto con Bianco, ndr).
 
Tra poco incontreremo il filosofo Gianni Vattimo, con cui lei si laureò a Torino, ci offriamo di farle da portavoce, vuole dirgli qualcosa?
Si: Sei felice, finalmente? Una domanda che potrebbe risultare letale, se fatta a chi ha voglia di rispondervi.


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