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L’asse Italia-Gran Bretagna per l’Europa

Negli ultimi mesi si è assistito ad una rapida involuzione dei rapporti tra Italia e Gran Bretagna. A gennaio, infatti, in occasione della visita di Monti a Londra, il primo ministro italiano ha riscosso un enorme consenso, che faceva ben sperare per le future relazioni tra i due Paesi. Purtroppo, la situazione è deteriorata a seguito della tragedia avvenuta in Nigeria, dove sono stati uccisi i due ostaggi, Chris McManus (cittadino britannico) ed il nostro connazionale Franco Lamolinara, detenuti da un gruppo di estremisti islamici, in occasione di un blitz delle forze speciali britanniche. A seguito di tale drammatico evento, che ha innescato una serie di reciproche accuse e smentite, i rapporti tra i due Paesi sembrano essersi nuovamente raffreddati. Peccato.
 
La riscoperta della serietà italiana
Fino a poche settimane fa, complice la competenza e le serietà dimostrate dal nuovo presidente del Consiglio, si notava un sentito cambiamento nel giudizio rivolto al nostro Paese da parte della Gran Bretagna, testimoniato da una serie di articoli favorevoli apparsi sulla migliore stampa d’oltremanica. Si erano, finalmente, placate le critiche rivolte all’Italia, le quali – ad onore del vero -apparivano il più delle volte meritate, ma che lasciavano trasparire un ingiusto sentimento di disprezzo nei confronti del nostro Paese.
Il presidente Monti sembrava aver riguadagnato la fiducia dell’establishment britannico e ciò poteva far sperare in un rafforzamento del legame tra Italia e Regno Unito. L’idea del presente scritto è che, nonostante le recenti difficoltà, i due governi dovrebbero continuare a lavorare per la realizzazione di una intesa comune, che porterebbe un enorme giovamento non solo ai due rispettivi Paesi ma anche all’intera costruzione europea.
 
Leadership italo-britannica
L’Italia ed il Regno Unito hanno dimensioni simili, sia in termini di popolazione sia in termini di economia e rappresentano, pertanto, due potenze di primo piano in Europa. Tuttavia, entrambi i Paesi si sono ritrovati, per un motivo o per un altro, piuttosto isolati in Europa, a fronte della supremazia esercitata dal direttorio franco-tedesco. Eppure le due nazioni avrebbero molto da offrire al resto d’Europa e dovrebbero giocare un ruolo più forte in seno all’Unione Europea.
L’Italia, infatti, è uno dei fondatori della comunità europea e rimane, nonostante le recenti difficoltà, tra i Paesi più europeisti, e questo non è un dettaglio insignificante, alla luce del rafforzamento delle forze anti-europeiste in diversi stati, come testimonia il recente successo di Marine Le Pen alle elezioni francesi.
Non va dimenticato, peraltro, che l’Italia rappresenta sempre la terza economia dell’eurozona, con numeri (e purtroppo anche problemi) non dissimili da quelli riguardanti l’economia francese.
D’altra parte, i mercati finanziari ed i servizi made in UK rappresentano eccellenze globali e la City rappresenta ormai da anni il centro finanziario più importante del mondo.
Sul fronte delle relazioni internazionali, va notato come l’Italia trovi nei Paesi mediterranei i suoi interlocutori naturali, mentre la Gran Bretagna ha un legame speciale con i paesi scandinavi. Con uno sguardo rivolto al futuro, la Gran Bretagna potrebbe rappresentare un interlocutore privilegiato con il mondo anglofono e con tutti i Paesi che un tempo formavano parte dell’impero britannico, mentre la presenza massiccia di abitanti di origine italiana in paesi come Brasile ed Argentina potrebbe rappresentare un enorme punto di forza per gli imprenditori italiani che intendano investire in tali economie emergenti.
 
Fine del direttorio franco-tedesco
Alla luce di quanto sopra, una più stretta collaborazione tra i due Paesi sembrerebbe in grado di dar vita ad una leadership solida, costituita da due Paesi di dimensioni simili, ma con interessi e sfere di influenza diversi e ciò eviterebbe l’emersione di conflitti tra i due Paesi. Si potrebbe creare, pertanto, un sodalizio nuovo, in grado di fronteggiare il direttorio franco-tedesco, che potrebbe tra l’altro essere logorato dalla possibile vittoria socialista di Hollande in Francia.
Per costituire tale sodalizio, i due Paesi dovrebbero avere un’idea comune di Europa, fondata su principi e valori condivisi. Purtroppo al momento ciò non sembra essere possibile. Il governo britannico è diviso tra conservatori euroscettici e liberali filoeuropei. Si è peraltro ritrovato totalmente isolato lo scorso dicembre, quando ha opposto il proprio veto ad nuovo trattato europeo.
 
Il governo italiano è invece stretto nell’angusta strada volta a riguadagnare la fiducia del resto d’Europa e dei mercati, in un paese caratterizzato da un debito pubblico eccessivo e da una crescita economica inesistente negli ultimi quindici anni. In Europa è considerato come un paese periferico, pur non essendolo.
Nessuno dei due Paesi riesce a esprimere un progetto europeo chiaro, che potrebbe essere condiviso anche con altri Paesi.
Tuttavia, il documento firmato lo scorso febbraio da Monti e da Cameron, assieme ad altri dieci capi di governo europei, potrebbe rappresentare un primo passo verso un augurabile rafforzamento delle relazioni tra i due Paesi e verso la condivisione di un progetto europeo non più limitato al rispetto di vincoli ed all’imposizione di misure di austerità.
 
Potrebbe venire alla luce, in tal modo, un’alternativa al duopolio franco-tedesco. A beneficiarne non sarebbero solo l’Italia ed il Regno Unito, che svolgerebbero finalmente il meritato ruolo di attori principali nel contesto europeo, ma sarebbe l’intera Europa a trarre enormi vantaggi da tale confronto.
Qualora i due Paesi riuscissero a creare effettivamente una leadership comune, priverebbero l’asse franco-tedesco del potere esclusivo di dettare l’agenda europea; in tal modo, le scelte e le decisioni adottate a livello europeo non sarebbero più meramente imposte da due Paesi, ma sarebbero il frutto del confronto e del dibattito tra forze e visioni diverse. Ciò renderebbe tali decisioni maggiormente democratiche e, pertanto, più facili da accettare, ponendo fine a quel clima di rancore nei confronti di Bruxelles (e di Berlino), che sta minando le basi della costruzione europea.
 
 
Donato Romano
Avvocato a Londra e dottorando di ricerca presso l´Università di Roma, Tor Vergata


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