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Riforme, accordo Pd-Pdl-Udc: meno parlamentari e più giovani

Accordo tra Pd, Pdl e Terzo Polo sulle riforme costituzionali, con tanto di bozza da presentare nel pomeriggio ai gruppi parlamentari e di decisione di un iter “rapido” che “comincerà al Senato”, dove molti ddl e soprattutto la discussione generale sulle riforme è stata già incardinata in commissione Affari costituzionali.
 
Un risultato che fa gioire il leader dell´Udc Pier Ferdinando Casini, il quale su Twitter annuncia che “si parte subito con la riduzione del numero dei parlamentari”, fatto che dovrebbe secondo lui essere un “buon segno per i cittadini”.
 
In realtà, sul taglio dei parlamentari l´accordo prevede una riduzione in linea con il ddl già presentato al Senato qualche mese fa e firmato da tutti i capigruppo di maggioranza, con una riduzione a 500 dei deputati e a 250 dei senatori. Si abbassa inoltre l´età minima per l´eleggibilità: 21 anni per diventare deputati e 35 per essere eletti senatori. Non solo: nella bozza di accordo si introduce anche il bicameralismo cosiddetto ´eventuale´. In buona sostanza, i disegni di legge verranno presentati al presidente di una delle due Camere: a Montecitorio quelli che riguardano le materie di legislazione esclusiva dello Stato, a palazzo Madama quelli su temi di competenza concorrente tra Stato e Regioni.
 
Altra modifica costituzionale che mira a un miglior funziomento della macchina Stato è quella che consente al governo di porre un termine massimo per l´approvazione delle leggi ritenute essenziali. L´esecutivo potrà infatti richiedere che un ddl sia iscritto con priorità all´ordine del giorno della Camera che deve esaminarlo e che venga votato entro un determinato termine, scaduto il quale, il ddl va in votazione ´automatica´ articolo per articolo, senza emendamenti, e con un voto finale di ratifica. Ancora, le Camere potranno fissare la data di promulgazione di una legge appena varata, superando la necessità che sia il presidente della Repubblica a promulgarla, a patto che la richiesta di entrata in vigore urgente sia suffragata dalla maggioranza assoluta dei componenti della Camera stessa.
 
Ampio anche il paragrafo che riguarda l´esecutivo, con due elementi di spicco: l´introduzione della fiducia costruttiva e l´attribuzione al presidente del Consiglio del potere di revocare i ministri. Il primo elemento, la sfiducia costruttiva, consente alle Camere di sfiduciare un premier, a patto di presentare una mozione di sfiducia che già indichi chi sarà il nuovo capo del governo e che venga approvata con la maggioranza assoluta dei parlamentari in seduta comune. Finchè però resterà in sella, il premier potrà almeno proporre al capo dello Stato la nomina e anche la revoca dei ministri.
 
Stabiliti i termini dell´accordo, occorre ora trovare la formula per introdurre i nuovi termini nella Carta Costituzionale.
Assodato che l´iter partirà dal Senato, secondo il presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini, che sarà relatore dei provvedimenti, “si lavorerà in tempi stretti, per fare in modo che le riforme entrino in vigore già dalla prossima legislatura”. In buona sostanza, Vizzini, dopo aver sentito i gruppi parlamentari, che in queste ore stanno ricevendo la bozza di accordo, presenterà una serie di emendamenti soppressivi ai ddl già incardinati al Senato e, infine, un nuovo testo base che recepisca gli accordi tra i partiti di maggioranza.
 
Raggiunto l´accordo di oggi sulle riforme costituzionali, la riunione dei tecnici di Pd, Pdl e Terzo Polo si è aggiornata a martedì prossimo, data in cui è previsto un nuovo incontro di lavoro, stavolta sulla legge elettorale. Intanto, però, Ferdinando Adornato suggerisce di “cominciare a lavorare subito sulla riforma costituzionale, che prevede tempi più lunghi per l´approvazione” rispetto al ddl ordinario che serve per modificare il sistema di elezione dei parlamentari.


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