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Russia, sentenza contro Viktor Bout: il “mercante della morte”

La Russia ha giudicato infondata e distorta la condanna per traffico di armi negli Stati Uniti di Viktor Bout. Così ha dichiarato il ministero degli Esteri di Mosca, che ha promesso di fare “tutti gli sforzi necessari” per ottenere il suo ritorno. La Russia “considera il verdetto del tribunale americano che ha condannato Viktor Bout a 25 anni di reclusione infondato e distorto”, secondo un comunicato ufficiale.
 
Un fatto che contribuisce ad avvelenare il clima tra Mosca e Washington. Il giudice Shira Scheindlin ha comunicato la quantificazione della pena: Bout era stato già giudicato colpevole a novembre. Il magistrato ha comunicato la condanna a 25 anni per un dei capi d´imputazione e a 15 anni per ciascuno degli altri tre. Ha però deciso di accorpare le pene e, in fondo, al 45enne russo poteva andar peggio, visto che gli è stato comminato il minimo della pena.
 
Questo, tuttavia, non ha diminuito la potenza di fuoco della prevista reazione russa. “Il verdetto è stato pronunciato, ma noi non consideriamo la questione chiusa e sosterremo gli avvocati della difesa se proporranno appello. Noi insistiamo che le accuse mosse contro Bout sono infondate e basate esclusivamente su quello che gli accusatori americani hanno definito piani del male, no su concrete azioni del nostro concittadino”, ha dichiarato il commissario per i diritti umani del ministero degli Esteri Konstantin Dolgov, secondo l´agenzia di stampa Interfax. “Noi continueremo a usare tutti i mezzi politico-diplomatici e legali per riportare Bout in Russia –continua-. Siamo fermamente determinati a usare l´intero stock degli strumenti legali internazionali a questo scopo”.
 
A legare il caso Bout agli altri dossier che mettono Mosca e Washington su sponde opposte ci ha pensato il presidente della Commissione affari internazionali della Duma. “Il verdetto su Bout, assieme ad altri conflitti, purtroppo crea una ricaduta nella nuova fase dei rapporti russo-americani”, ha detto Alexei Pushkov. E precisa: “Le chiavi per migliorare le relazioni – ha continuato – sono nelle mani degli americani”.


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