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Visioni di aprile

Perugia, Orvieto, Città di Castello
Luca Signorelli
dal 21 aprile al 26 agosto
Per Luca Signorelli (Cortona 1450-1523), uno degli artisti più importanti del Rinascimento, una mostra articolata in tre sedi espositive: a Perugia nella Galleria nazionale dell’Umbria, a Orvieto nel Duomo, nel Museo dell’opera e nella chiesa dei Santissimi Apostoli, a Città di Castello nella Pinacoteca comunale, con l’organizzazione affidata a Civita. L’esposizione dal titolo Luca Signorelli, de ingegno et spirto pelegrino (come lo definì il padre di Raffaello,
Giovanni Santi), nella sede della Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia illustra l’intera carriera dell’artista. Ospitando uno dei capolavori di Piero della Francesca, il Polittico di Sant’Antonio (1468). Di Signorelli non vengono dimenticate le frequentazioni giovanili (Verrocchio, Pollaiolo, i fiamminghi), che arricchirono la sua iniziale impronta pierfrancescana, la partecipazione al più grande cantiere decorativo del tardo Quattrocento italiano, quello della Cappella Sistina, dove Signorelli ebbe modo di confrontarsi con artisti come Perugino, Pinturicchio, Bartolomeo della Gatta, Botticelli e Ghirlandaio. Esposta in Galleria la Pala di Sant’Onofrio, conservata nel Museo capitolare di San Lorenzo di Perugia, che Signorelli licenziò nel 1484, opera che costituisce un caposaldo della produzione giovanile e documenta la qualità del rapporto che unì l’artista al vescovo perugino Jacopo Vagnucci, anche lui originario di Cortona. E nel Duomo di Orvieto Signorelli ha affrescato il grandioso ciclo della Cappella di San Brizio (1499-1504), che rappresenta uno dei vertici assoluti della pittura rinascimentale. Nel monumentale Palazzo Vitelli alla Cannoniera di Città di Castello, costruito agli inizi del XVI secolo dall’omonima casata magnatizia alla quale Signorelli si legò fin da giovane, l’ultimo segmento espositivo. Seguendo una consuetudine consolidata delle grandi mostre dell’Umbria, anche per Signorelli saranno organizzati itinerari di visita nei siti che conservano opere dell’artista, in particolare nella Valtiberina: i poco noti ma fascinosi affreschi con le storie della passione, che il pittore cortonese realizzò, verso il 1510, nell’oratorio di San Crescentino a Morra, la chiesa-museo di Santa Croce di Umbertide con la tavola raffigurante la Deposizione dalla croce del 1516 e, oltrepassando gli attuali confini amministrativi, lo stendardo di Sant’Antonio, conservato nella chiesa omonima di Sansepolcro. Senza dimenticare che Cortona, la sua città natale, conserva alcuni grandi capolavori come la Comunione degli Apostoli e il Compianto su Cristo morto nel
Museo diocesano.
 
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Alessandro Roma
dall’11 aprile al 24 maggio
Alessandro Roma nasce nel 1977 a Milano, dove attualmente vive e lavora. Roma, con Il sole mi costrinse ad abbandonare il giardino, è il primo artista italiano a esporre nell’intero spazio della galleria. Il giardino: un luogo magico, di concezione antichissima, che porta con sé una metamorfosi perenne nella costruzione e nel significato, in cui l’uomo crea un punto d’incontro e di perfetta armonia con la natura. Roma nel suo lavoro restituisce la duplice forma del paesaggio e del giardino, completezza e frammento, di uno spazio definito che custodisce al suo interno elementi di richiamo che non sono però di immediata assimilazione. La pittura vive in equilibrio tra figurazione e astrazione, la scultura restituisce al contempo forme antropomorfe e la memoria di contenitori atavici di elementi naturali, mentre i collages si configurano come bozzetti che tracciano visioni surreali. La mostra si compone di un nucleo di grandi quadri che, insieme alle sculture ed ai collages, costituiscono un percorso onirico negli spazi della galleria. Le opere pittoriche evocano luoghi ad un primo sguardo indefiniti, ma, se scrutate attentamente, permettono di scorgere alberi, sentieri e accenni di figure: attraverso il disegno, la pittura ed il collage si prende la distanza da una rappresentazione centripeta e si dà libero spazio a diverse aperture mentali e prospettiche, ottenute attraverso la moltiplicazione dei punti di fuga, mentre l’impiego simultaneo di diverse tecniche artistiche consente di creare interessanti sollecitazioni visive. Le opere plastiche, realizzate in terracotta e dipinte con pigmenti naturali, richiamano gli elementi scultorei di antichi giardini, ruderi, monumenti e ninfei, e si sviluppano nella forma del vaso, non solo a livello suggestivo, ma svolgendone talvolta la stessa funzione.
 
Lisson Gallery Milan, Milano
Ai Weiwei
dal 12 aprile al 25 maggio
Ai Weiwei nasce nel 1957 a Beijing, città dove attualmente vive e lavora. È uno dei protagonisti della scena culturale della sua generazione e ha dimostrato più volte estremo coraggio mettendo a rischio se stesso nel tentativo di dare origine, attraverso la sua arte, a un cambiamento della società. Ceramica e marmo, ecco le passioni di Ai. Le prime sono state realizzate nel 2006, durante un intenso periodo di lavoro presso Jingdezhen, città dove si concentra il cuore della produzione cinese di ceramiche. Le tecniche tradizionali, tramandate dagli artigiani locali a Ai, sono state alla base di una svolta radicale nella sua produzione e nella creazione di Sunflower Seeds, installazione realizzata dall’artista per la Tate Modern. Le opere Watermelons (2006) sono rappresentazioni realistiche della natura realizzate a mano in ceramica. Come in Sunflower Seeds, la creazione di queste opere aderisce alla tradizione cinese legata all’imitazione delle forme naturali. Con lo stesso spirito, Oil Spill (2006) replica, attraverso l’uso della lucida ceramica nera, inquietanti pozzanghere di petrolio greggio che si distendono sul pavimento della galleria. L’opera in porcellana Pillar (2006) si erge nello spazio con i suoi 2,3 metri di altezza e Marble Plate (2010) rappresenta la recente produzione di Ai Weiwei al di fuori della ceramica. Insieme a Herzog & de Meuron, Ai sta realizzando il padiglione 2012 della Serpentine Gallery e ha ricevuto il riconoscimento della Honorary Fellowship dal Royal Institute of British Architects.
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