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Confindustria, il debutto di Squinzi

“Chiediamo di aprire un confronto per una nuova politica industriale che consenta a questo Paese una vera prospettiva di crescita”. E´ questo l´appello che il neo presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha lanciato al governo nella sua prima relazione all´Assemblea degli industriali perché “fare l´imprenditore in Italia non è mai stato un mestiere facile. Oggi è diventata una sfida temeraria. La bassa crescita dell´Italia è determinata soprattutto dalla difficoltà di fare impresa nel nostro Paese”.
 
Squinzi boccia la riforma del lavoro voluta dal ministro Fornero. Se la riforma delle pensioni è stata “severa, ma necessaria”, quella sul mercato del lavoro “appare meno utile alla competitività del paese e delle imprese di quanto avremmo voluto. “E´ una riforma – ha detto Squinzi alla presenza di oltre tremila imprenditori all´Auditorium – che modifica il sistema in più punti, ma a nostro giudizio non sempre in modo convincente”. Per Squinzi, governo e Parlamento “devono agire” su “quattro urgenze assolute”: dalla riforma della Pubblica amministrazione, “la madre di tutte le riforme”, ai “pagamenti della Pubblica amministrazione”, fino ai “tagli alla spesa pubblica” per abbassare le tasse e rilanciare i consumi e al “credito alle imprese” perché la restrizione di liquidità “sta soffocando il tessuto produttivo”.
Gotha della politica schierato in prima fila per il debutto di Squinzi.
 
Alle assise degli industriali, schierati in prima fila, oltre ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, molti esponenti del mondo politico e del governo. Oltre al ministro della Giustizia, Paola Severino, ci sono il viceministro dell´Economia, Vittorio Grilli, il viceministro del Welfare Michel Martone, il ministro del Turismo Piero Gnudi. Per i partiti, ci sono il segretario del Pdl, Angelino Alfano, quello del Pd, Pierluigi Bersani, e quello dell´Udc, Lorenzo Cesa. Molti i parlamentari di entrambi gli schieramenti presenti a vario titolo in platea.
 
“Non pensiamo di avere la bacchetta magica – ha sottolineato Squinzi nella sua relazione – ma abbiamo la determinazione e la voglia di contribuire a risolvere i problemi del nostro Paese”. E questo perché “noi crediamo in questo Paese, altrimenti non faremmo il mestiere che facciamo. Perché pensiamo che le nostre imprese – ha concluso – sono il futuro di questo Paese, dei suoi giovani, dei nostri figli”.
La crisi economica sta provocando una “emorragia” di posti di lavoro e imprese che falliscono. “Il nostro primo compito – ha detto ancora – è arrestare l´emorragia e restituire fiducia”. Ma “non basta arrestare l´emorragia, risolvere l´emergenza, il paese – ha sottolineato – ha bisogno di basi solide per tornare a crescere”.
Squinzi ha spiegato che “l´emorragia si misura con le decine di migliaia di imprese che non sono sopravvissute alla crisi” e “con gli oltre due milioni e 500mila che non trovano lavoro”. L´emorragia “si misura con il senso di sgomento che attraversa il Paese – ha aggiunto – dobbiamo fermare questa emorragia, dobbiamo ridare speranza”.
 
Necessaria una riforma del fisco
Il fisco in Italia rappresenta una “zavorra intollerabile”. Per questo “occorre dare concreta prospettiva di riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro. E´ il momento d´invertire la rotta”, ha spiegato Squinzi aggiungendo: “c´è urgente bisogno di riformare il fisco”.
Per essere “efficiente”, un sistema tributario “deve essere stabile”, ma “in Italia le regole fiscali cambiano ogni mese”, ha detto il nuovo presidente degli industriali. La riforma fiscale va fatta “con cura ed attenzione, come auspichiamo che possa accadere con il disegno di legge delega per la riforma del sistema tributario recentemente approvato dal Governo”.
Per abbassare le tasse su imprese e lavoro Squinzi ha una ricetta precisa: “i proventi della lotta all´evasione, che è sacrosanta, devono essere utilizzati per ridurre la pressione fiscale su chi produce ricchezza, ossia sul lavoro e sull´impresa”. E, per questo, “diciamo no a nuovi balzelli o a tasse fantasiose che creerebbero solo incertezza e sfiducia”. Del resto, dati alla mano, il presidente di Confindustria ha ricordato che, nel 2011, il total tax rate, inclusivo di tutte le tasse e i rilievi gravanti su una piccola impresa, “era pari in Italia al 68,5% contro il 52,8% in Svezia, il 46,7% in Germania, il 37,3% nel Regno Unito”. Una “zavorra intollerabile”, ha chiosato.
 
L´appello ai sindacati
Giorgio Squinzi, lancia un messaggio anche a sindacati e imprese per superare insieme questa delicata fase.”Mai come oggi le imprese hanno bisogno di un buon sistema di relazioni industriali che permetta di lavorare su progetti condivisi all´insegna di una forte unità di azione”.
“E´ essenziale – ha proseguito – dare attuazione a quanto abbiamo condiviso con i sindacati nell´accordo interconfederale del 28 giugno 2011”. Squinzi ha però avvertito che “dobbiamo dirci con chiarezza che le regole non bastano. Vanno superati deficit culturali e di comportamento”.
Secondo il leader degli imprenditori le relazioni industriali devono essere un “veicolo per innovare, per crescere, per risolvere i problemi” e devono essere “capaci di leggere e interpretare il cambiamento”. Squinzi ha aggiunto che “definire l´effettiva rappresentatività dei soggetti negoziali è il primo passo per dare qualità alle relazioni industriali: ciò gioverà alla democrazia sindacale e porterà maggiore certezza nella contrattazione collettiva”.
Il presidente di Confindustria ha inoltre insistito sulla contrattazione aziendale, che deve essere incentivata “laddove sia realmente e strettamente collegata con la produttività e la redditività” perchè “questa rimane la via maestra per generare valore per le imprese e le persone che vi lavorano”. Tutte le imprese, dunque, “devono avere la possibilità e gli strumenti – ha concluso – per avere un vestito contrattuale su misura”.


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