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Egitto, seconda giornata di elezioni

Riapriranno alle 8 di questa mattina i seggi in Egitto, dove i cittadini sono chiamati a scegliere il successore di Hosni Mubarak in elezioni storiche, a cui si presentano dodici candidati.
 
Il primo turno si articola su due giorni e le urne già sono state aperte ieri fino alle 21: la commissione elettorale non ha fornito dati sulla partecipazione, ma il governo in una nota ha parlato di “grande affluenza” ai seggi.
 
Ha annunciato inoltre che le elezioni saranno caratterizzate da una rigida protezione delle forze di sicurezza e che i rappresentanti dei candidati che lo desiderano saranno autorizzati a trascorrere la notte davanti ai seggi per prevenire eventuali frodi.
 
L’esito del voto è cruciale per l´orientamento che assumerà il Paese più popolato del mondo arabo, con circa 82 milioni di abitanti, diviso tra la “tentazione islamista” e quella d´ una normalizzazione incarnata paradossalmente da personalità dell´era Mubarak. I principali pretendenti sono il candidato dei Fratelli musulmani Mohammed Morsi, l´indipendente islamista Abdel Moneim Aboul Futuh, l´ultimo primo ministro di Mubarak Ahmad Shafiq, l´ex ministro degli Esteri ed ex segretario della Lega araba Amr Moussa e il nazionalista arabo Hamdeen Sabbahi.
 
Entusiasmo democratico
 
L’affluenza, che sembrava bassa durante il giorno, ha registrato una forte impennata in serata. Questa mattina, si erano formate piccole code già prima dell´apertura dei 13mila seggi alle 8 locali, messi sotto la protezione di un importante dispositivo militare e di polizia.
 
Più di 50 milioni di elettori sono chiamati a scegliere tra dodici candidati: islamisti, laici, di sinistra o liberali, favorevoli alla “rivoluzione” o ex responsabili del regime Mubarak. Gli Stati Uniti hanno salutato le elezioni come “una tappa molto importante” nella transizione dell´Egitto verso la democrazia, definendo le elezioni ´storiche´. I risultati del primo turno saranno annunciati il 27 maggio. Se nessun candidato ottenesse la maggioranza assoluta, il ballottaggio è previsto il 16 e 17 giugno.
 
Il Consiglio militare al potere dalla caduta di Mubarak, molto criticato per la sua gestione della transizione, funestata da violenze, si è impegnato a rimettere il potere al nuovo presidente prima della fine di giugno. Numerosi analisti ritengono tuttavia che l´esercito, ´spina dorsale´ del sistema dalla caduta della monarchia nel 1952 e che detiene un patrimonio economico considerevole, resterà un attore importante della vita politica. I poteri del prossimo presidente sono per il momento molto vaghi, visto che la costituzione in vigore sotto Mubarak è sospesa e la redazione della nuova è a un punto morto.
 
r.m
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