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La Commissione Ue lancia “l’Unione bancaria europea”

Un “salto in avanti” verso una maggiore integrazione economica e finanziaria dell´Ue, è stato compiuto oggi a Bruxelles.
Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha lanciato una ipotesi del tutto nuova: la creazione di una ´Unione bancaria europea´, basata su un sistema comune (e non più nazionale) di garanzie dei depositi e su una maggiore centralizzazione della vigilanza a livello Ue (ben al di là dei limitati poteri dell´attuale Eba, ´European Banking Authority´).
 
Nonostante il suo carattere di novità, la proposta sembra essere già in fase molto avanzata di progettazione, e potenzialmente sembra molto meno controversa degli Eurobond fra gli Stati membri. In questo quadro, forse per la prima volta da quando è cominciata, la crisi dell´Eurozona potrebbe diventare davvero un´opportunità per rilanciare e rafforzare l´integrazione europea, come rimedio quasi obbligato e comunque meno costoso e più sostenibile di qualsiasi altra soluzione sia stata prospettata finora, in genere con prospettive economicamente e politicamente catastrofiche.
 
La mossa di Barroso era stata preparata da un´analisi dei servizi della Direzione generale economica e finanziaria della Commissione (e illustrata nei documenti preparatori riguardanti le raccomandazioni di politica economica ´Country Specific´ presentate oggi dall´Esecutivo comunitario), che sottolineavano un noto paradosso nelle risposte date finora alla crisi del debito sovrano dal sistema bancario: la sua rinazionalizzazione strisciante (il “ritiro delle banche dietro le frontiere nazionali”), attraverso la concentrazione dei titoli di Stato di ogni paese nelle banche di quello stesso paese.
 
Questo fenomeno è stato causato non solo dalla sfiducia nei confronti del debito di altri Stati membri, ma soprattutto dall´aspettativa (oggi giusta) che in caso di peggioramento della situazione, con grave crisi bancaria, gli istituti di credito dovrebbero affidarsi alle garanzie dei depositi nazionali e verrebbero eventualmente salvati dai rispettivi paesi di appartenenza.
 
Nella loro analisi, i servizi della Commissione concludono che, per recidere i legami tra banche e debito sovrano dei rispettivi sovrani, si possa arrivare a ipotizzare interventi diretti dell´Esm (il nuovo Fondo salva stati permanente che entrerà in vigore quest´estate) per la ricapitalizzazione diretta delle banche in situazione d´emergenza. Questo presuppone una modifica delle attuali regole, che consentono l´uso dei Fondi salva Stati per la ricapitalizzazione delle banche ma solo se i paesi interessati riconoscono di non poter fare da soli e chiedono ufficialmente di sottoporsi ai programmi di aiuto dell´Eurozona e dell´Fmi, come hanno fatto (con esiti finora poco incoraggianti) Irlanda, Portogallo e Grecia.
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