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Pianificazione di qualità

Parlare di sviluppo economico, ambientale e sociale significa, oggi più che mai, prendere in considerazione le città come elemento di analisi e di intervento. La qualifica di città intelligente spetta pertanto a quegli agglomerati urbani che attivano politiche in grado di farle diventare “efficienti e sostenibili” sotto diversi aspetti: energia e ambiente, mobilità, tecnologie della comunicazione, politiche sociali. Ciò che si vuole immaginare è uno spazio in cui ci sia un armonico sviluppo di tutte queste componenti e che assicuri reali vantaggi per i cittadini in termini di qualità della vita.
 
L’orientamento smart si esprime quindi con una tendenza verso la green economy: dall’edilizia eco-compatibile (efficienza energetica), alla mobilità urbana (veicoli elettrici e sistemi di ricarica); dai metodi per il risparmio idrico (ciclo virtuoso delle acque) al ciclo virtuoso dei rifiuti (riduzione, riuso, riciclo, recupero). Da dove viene questa accelerazione dei progetti smart cities? Senza dubbio il paradigma complessivo della “riorganizzazione urbana” in questo momento si fonda, in Europa e nel nostro Paese, su due politiche di riferimento: il pacchetto-clima, gli obiettivi 20-20-20 e la politica relativa alla Digital agenda.
 
La riduzione delle emissioni di gas serra tramite la riduzione di combustibili fossili, la loro progressiva sostituzione con fonti rinnovabili e lo stimolo a comportamenti virtuosi in tema di consumo energetico delle comunità, rappresentano il primo passo per la costruzione di città smart. L’essere umano torna quindi ad essere protagonista dell’ambiente in cui vive, per coniugare in senso più sostenibile l’aspetto sociale, ambientale. Esiste però un ulteriore aspetto: le politiche ambientali concentrate su città rappresentano una opportunità di rilancio dell’economia, una sorta di exit strategy dall’attuale crisi.
 
È in questo quadro che si colloca l’iniziativa della Commissione europea “Smart city and communities” ma anche le politiche per la diffusione su vasta scala, a livello locale, di tecnologie a basse emissioni nei settori dell’efficienza energetica, della generazione di energia rinnovabile e delle reti di distribuzione intelligenti, delle reti di riscaldamento e raffreddamento urbano e in genere dell’ottimizzazione dei flussi di energia. Tale risultato infatti non è a costo zero; va pertanto analizzato, ritagliato sulle caratteristiche della città e delle più ampie aree geografiche di riferimento, pianificato e finanziato: il finanziamento pubblico, l’integrazione tra pubblico e privato, e il risparmio stesso di risorse ottenibile applicando tali politiche sono alla base dell’attivazione di questi progetti.
 
Numerosi sono gli esempi, alcuni con visibilità europea, di iniziative smart nel contesto italiano: Torino, Genova, Bologna e Milano, ma anche Bari, Pisa, Firenze, Venezia e Roma hanno intrapreso con caratteristiche ed ambito di applicazione diversi tali progetti: mobilità sostenibile (car e bike sharing, anche di auto elettriche), sicurezza (include video sorveglianza, controllo accessi), efficienza energetica e fonti energetiche rinnovabili (illuminazione pubblica a led, reti di teleriscaldamento per gli edifici, coibentazione edifici pubblici, termovalorizzatori per il riciclo di rifiuti e il riuso a fini energetici, micro generazione fotovoltaica).
 
Altri esempi di cui si discute molto sono rappresentati dallo “smart metering” ovvero dall’utilizzo di contatori elettronici non solo per una misurazione precisa e tempestiva dei consumi di energia elettrica e gas, ma anche per attivare la possibilità per il consumatore finale di conoscere e quindi pianificare il proprio consumo energetico attivando un flusso bidirezionale di scambio dati tra lui e l’operatore energetico. Se a ciò abbiniamo anche la possibilità, favorita dall’investimento in reti elettriche intelligenti (smart grid), di sviluppare impianti di micro-generazione di energia, e di poter riversare nella rete l’energia che non si consuma, allora ci rendiamo conto di quanto possa cambiare il comportamento dei vari attori della filiera. Quale è l’approccio più efficace per soddisfare queste aspettative? Proviamo a riflettere su alcuni elementi che provengono da esperienze anglosassoni e non solo, proviamo a trarne indicazioni sui fattori critici di successo.
 
Londra, Manchester, Dublino, Mosca ad esempio hanno avviato questo percorso attraverso una puntuale analisi della situazione della propria città sia come impronta energetica, sia in termini di contesto sociale ed economico: ne è scaturita una analisi costi-benefici e un piano di azioni indirizzato ad ottenere una riduzione di emissioni tra il 40/60% nei prossimi 10 anni, un incremento annuale di migliaia di posti di lavoro, un incremento del Pil di qualche punto percentuale sviluppando filiere produttive (manifatturiere, tecnologiche, energetiche) e servizi professionali correlati (architetti, legali, consulenti, tecnici), lo sviluppo di centri di ricerca e di innovazione sia a fini occupazionali sia per l’esportazione di tecnologie in Paesi emergenti e, nel caso specifico di Londra, puntando a diventare il centro di attrazione di investimenti finanziari e una sorta di capitale finanziaria del low carbon economy.
 
Il successo di strategie di sviluppo di smart cities è pertanto legato alla capacità di pianificare e integrare eccellenze tecnologiche e produttive, eccellenze professionali, flussi finanziari nell’ambito di una politica energetica, industriale e sociale a livello di città e di territorio nazionale. La pianificazione, e la conseguente capacità di attivare e portare a compimento questi piani di azioni rappresentano, a nostro avviso, l’elemento fondamentale su cui Comuni italiani, Regioni, vertici istituzionali e politici centrali devono impegnarsi per valorizzare al meglio le eccellenze tecniche e professionali di cui il nostro Paese è ricco.
 
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