Tortona, Pinacoteca della Fondazione Cassa di Risparmio
Il Divisionismo
dal 25 maggio
La Pinacoteca della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, aperta nel 2001, ha raccolto negli anni una collezione formata con l’obiettivo di valorizzare un importante primo nucleo di dipinti di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Dal 25 maggio, grazie a mirate acquisizioni e significativi comodati, avrà come protagonista il Divisionismo, con opere, tra gli altri, di Carlo Fornara, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Plinio Nomellini, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, proponendo una grande varietà di linguaggi pittorici legati alla teoria divisionista della miscela ottica dei colori complementari per ricreare l’effetto della luce. Nella Pinacoteca il percorso espositivo della collezione si sviluppa invece attraverso sezioni tematiche mirate ad evidenziare anche le affinità tra le opere delle diverse aree geografiche, cercando confronti insoliti, a volte perfino sorprendenti. Un esempio? Il rapporto tra Serafino Macchiati e Giacomo Balla durante un breve sodalizio parigino del 1900, e quello tra Guglielmo Amedeo Lori, Plinio Nomellini e Benvenuto Benvenuti, uniti dalla comune matrice toscana, filtrata attraverso il maturare delle loro personali poetiche.
Roma, Museo di Roma in Trastevere
Leonard Freed. Io amo l’Italia
fino al 27 maggio
Leonard Freed, fotografo newyorkese, colonna dell’agenzia Magnum dal 1972, amava parlare del suo rapporto con l’Italia come di una “storia d’amore”, che lo portò a visitare il nostro Paese una cinquantina di volte e a scattare migliaia di immagini. Freed amava definirsi un artista, non un fotoreporter. Considerava le sue immagini fotografie “emotive” e non “informative” e, infatti, dai suoi scatti non traspare la ricerca della notizia bensì la volontà di approfondire la dimensione più intima della natura umana. L’Italia fu una delle sue principali fonti di ispirazione, una terra che lo affascinò tutta la vita perché qui “il passato è sempre presente non solo nei luoghi, ma nella vita quotidiana della gente”. Infatti più che su paesaggi e architetture, il suo obiettivo si focalizzò proprio sulle persone immortalandole con empatia e sensibilità nel corso dei decenni: dal desiderio di rinascita del dopoguerra agli albori del nuovo benessere, dai riti collettivi alla eccezionalità di un ritratto fotografico scattato per strada con una tovaglia bianca come sfondo, dalla vita dei pescatori siciliani a quella delle donne di Napoli. E come sottolinea la curatrice della mostra, Enrica Vigano, “Leonard Freed si poneva molte domande, nei suoi diari fitti fitti appuntava la profonda ricerca che stava svolgendo sull’esistenza e sulle motivazioni del vivere umano. Il suo strumento era la macchina fotografica, il suo talento era la comprensione istintiva delle forme visive, il suo impegno era tutto dedicato alle persone e, di conseguenza, alla madre di tutte le domande: chi siamo?”.