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Caso Formigoni, Maroni: difficile alleanza fino al 2015

Sulla vicenda Formigoni “occorre valutare” ma “mi pare che tutto quello che è successo renda piuttosto difficile che si possa continuare fino al 2015”. Con queste parole l´ex ministro Roberto Maroni avverte il governatore della Lombardia nell´occhio del ciclone per le indiscrezioni apparse sul Corriere della Sera, secondo cui è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano con l´accusa di finanziamento illecito e corruzione, in un filone dell´inchiesta sulla sanità lombarda partita con il crack del San Raffaele.
Durante il Consiglio federale della Lega, ha spiegato Maroni, “si parlerà anche della vicenda Formigoni. Sentiremo il segretario nazionale lombardo Salvini e gli altri che verranno a dirci che cosa pensano e che cosa sanno della vicenda. E poi valuteremo”. A Maroni “non interessa tanto capire se ci sono fondamenti di carattere penale, perché questo è compito della magistratura, ma se questa vicenda renda possibile la continuazione del governo della Regione Lombardia fino al 2015, perché ci sono ragioni di merito che valuterà il giudice e poi ci sono anche ragioni di opportunità politica che a volte rendono difficile o addirittura impossibile continuare. Questa è la valutazione che faremo”.
 
Le ipotesi di elezioni anticipate
A seconda della valutazione che la Lega farà nelle prossime settimane dell´indagine giudiziaria che ha coinvolto il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il Carroccio potrebbe “valutare l´ipotesi di un eventuale abbinamento a elezioni anticipate insieme a quelle politiche” nel 2013. Lo ha detto il capogruppo della Lega in Regione Lombardia Stefano Galli, che dopo il Consiglio federale della Lega in via Bellerio ha detto: “Abbiamo fatto una valutazione attenta: riteniamo che non necessariamente si possa pensare di arrivare alla scadenza naturale. E quindi riteniamo che nelle prossime settimane si possa anche valutare l´ipotesi di un eventuale abbinamento a elezioni anticipate insieme a quelle politiche. Ma su questo ci dobbiamo ancora ragionare”.
Un´eventuale decisione in tal senso, ha detto Gibelli, dipenderà “da una valutazione attenta sull´esito di questi fatti, che evidentemente lasciano un po´ di mal di pancia”.
 
La risposta di Formigoni
“Sono sereno e tranquillo. Se c´è un´indagine la prima persona a dover essere informata è quella indagata. Io non ho ricevuto alcuna informazione e, conoscendo la correttezza della Procura di Milano, escludo abbia inviato un´indagine su di me senza informarmi. Quindi la notizia del Corriere della Sera è falsa”, ha provato a difendersi Formigoni durante la conferenza stampa. “Assolutamente no (non presento le dimissioni ndr), perché le accuse sollevate sono false e ingiustificate.
Se l´indagine – ha affermato Formigoni – si rivelasse vera sono pronto a difendermi, perché le accuse non corrispondono a verità. Inoltre, se fossero vere (le indiscrezioni, ndr) raggiungerei le condizioni di altri miei colleghi presidenti di Regione e amministratori locali oggetto da tempo di indagini e nessuno si è dimesso per essere stato raggiunto da un avviso di garanzia”.
 
Reato di corruzione
Oggetto dell´indagine per il reato di corruzione sarebbero i circa 70 milioni di euro che il polo privato della sanità, Fondazione Maugeri, avrebbe pagato negli anni al consulente-mediatore e amico di Formigoni, Pierangelo Daccò, in carcere dallo scorso 15 novembre, per ottenere più finanziamenti da parte della Regione attraverso le delibere sulle funzioni sanitarie non tariffabili, assegnate in modo discrezionale. Il capitolo sul finanziamento illecito, invece, è legato a un contributo di oltre 500 mila euro per le elezioni regionali del 2010 che Formigoni avrebbe ricevuto da un gruppo sanitario privato. A convincere la procura ad iscrivere Formigoni del registro degli indagati sarebbero state le ultime dichiarazioni rese da Daccò in un interrogatorio di metà maggio rimasto secretato, ma al quale gli organi di stampa hanno avuto accesso.
Per quanto riguarda il reato di corruzione, l´ipotesi della procura sarebbe che Daccò, attraverso numerosi regali dall´elevato valore patrimoniale come vacanze in resort esclusivi, crociere in barca a vela, utilizzo di jet privati, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting di Rimini e, non ultimo, le condizioni favorevoli concesse a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini per l´acquisto di una villa in Sardegna, esercitasse indirettamente pressioni sul governatore per ottenere più finanziamenti pubblici per il polo sanitario Fondazione Maugeri.


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