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La pazza idea di Berlusconi (che piace alla Lega)

Gli argomenti di Silvio Berlusconi assomigliano per una mattina a quelli di Beppe Grillo. O al nuovo corso lepenista (figlia). Si traducono nella minaccia di uscire dall´euro – o di “dire ciao ciao all´Europa” – o comunque di buttare fuori dalla moneta unica addirittura la Germania. Le modalità dell´´espulsione non vengono specificate, ma la platea parecchio sguarnita dei gruppi parlamentari del Pdl applaude il Cavaliere, calorosa. Lui, l´ex premier, a fine intervento confessa al gruppo dirigente di via dell´Umiltà anche una “pazza idea”: “la nostra zecca stampi l´euro”. E giù altri applausi.
 
L´autarchia monetaria ipotizzata da Berlusconi arriva al termine di una riunione convocata per provare a frenare le spinte centrifughe nel partito del Cav. Tanto che prima Alfano, poi lo stesso Berlusconi reclamano apertamente il silenzio di fronte anche a legittimi “dubbi” e invocano un partito “monolite” che non deve lasciare spazio neanche ad “associazioni o gruppi”.
Ma è la crisi ad allarmare e nello stesso tempo fornire opportunità alla forza politica di Berlusconi. Cicchitto lega la tenuta dell´esecutivo Monti all´unità dei moderati, senza la quale il Pdl non potrà più sostenere il Professore in Parlamento.
Ma è la fragilità dell´economia europea e mondiale a preoccupare Silvio, che mette in guardia dalle conseguenze della “spirale” della crisi e invoca un “coniglio dal cilindro”.
 
La grande novità accarezzata da Berlusconi – dopo il semipresidenzialismo lanciato la scorsa settimana – prende la forma stavolta di un progetto ardito, che partendo da richieste simili a quelle del governo italiano in sede Ue arriva a sfiorare ragionamenti e suggestioni da ´grillino´: se Bruxelles non riconosce che il nostro debito va calcolato tenendo conto anche del risparmio privato italiano, se la Bce non viene dotata di strumenti più incisivi, allora l´Italia dovrà dire “ciao ciao” a Unione e moneta unica. “Come la Gran Bretagna”, ricorda Berlusconi, visto che Londra non aderisce all´euro. O, aggiunge il Cav in un crescendo sempre più ardito, si potrebbe mandare via “la Germania” che non si adatta alle novità, oppure addirittura Roma potrebbe incaricare la “zecca” di stampare euro in proprio.
 
Dopo la strategia continentale, l´attualità politica. Serve il semipresidenzialismo, insiste Berlusconi, serve una modifica dell´architettura istituzionale che dia maggiori poteri al governo e non permetta a pm di sinistra e Consulta di abolire leggi sgradite alle toghe. E poi, ricorda ancora Berlusconi, dal 1994 mai un Presidente è stato scelto da un´area diversa da quella della sinistra: “Anche se io ho sempre dichiarato a favore di Napolitano”.
Invoca l´unità dei moderati, Berlusconi, chiamando implicitamente in causa Casini quando avverte che dividendosi vincerà la sinistra. Chi si macchierà di questa colpa, aggiunge, non avrà più diritto di stare nella grande famiglia popolare del Ppe. Poi, fra gli applausi scroscianti dei parlamentari che su richiesta esplicita del partito hanno accettato di dormire a Roma giovedì sera, ha invocato lo spirito del 1994, racchiuso in un cd “che ho visto pochi giorni fa”: E´ ancora necessaria una “rivoluzione liberale”, oggi come allora, e “io sono ancora a disposizione”.
Dopo le polemiche sull´autocandidatura al Colle ´presidenziale´, stavolta Berlusconi fa marcia indietro: “Sono disponibile ma non come centravanti, non come Presidente della Repubblica e non come premier. Sono disponibile come allenatore, se mi vorrete ancora non mi tirerò indietro”.
 
Lega: “Bene Berlusconi”
Bene Berlusconi. Visto il fallimento del governo Monti nella lotta allo spread, e la mancanza di soluzioni per la crescita, apprendiamo con piacere che anche il presidente Berlusconi è venuto sulle posizioni che noi portiamo avanti da tempo. Con l`aggravarsi della crisi, è giusto prepararsi all`eventualità di un crollo del sistema che porti il nostro Paese all`uscita dall`euro”. Lo hanno dichiarato in una nota congiunta il vicecapogruppo della Lega Nord alla Camera, Maurizio Fugatti, insieme ai deputati Giacomo Stucchi, Gianni Fava e Massimo Polledri.


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