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L’asse progressista-moderato apre a Vendola

Apre anche a Vendola l’asse progressista-moderato lanciato ieri da Casini . “Un grande patto costituente tra progressisti e moderati che escluda dal governo i populismi di Grillo, Berlusconi e Di Pietro”, dichiara il vicesegretario del Pd Enrico Letta. In un´intervista al ´Mattino´, Letta spiega che la “svolta” può anche servire a rafforzare il governo Monti. Perché la proposta di Casini, dice, non punta al voto ad ottobre: “E´ invece un passo molto importante, la possibilità, finalmente, di rispondere alla domanda: ´dopo Monti cosa succede?´. Quel che prevale non sono piccole tattiche ma la questione europea: l´Italia al prossimo vertice deve esserci, giocare la partita e far svoltare le cose”. Serve “la rimodulazione dell´austerità, un lungo e grande piano di investimenti per far ripartire il lavoro e creare crescita e benessere”. Secondo Letta, l´alleanza con Nichi Vendola “è nella logica delle cose ma dipende dal progetto”: non si possono “proporre alleanze prescindendo dai programmi”, occorre “una chiara coesione sulle cose da fare”. Quanto alla leadership, per il vicesegretario del Pd “le primarie per noi restano il metodo. Ma prima si tratta di capire se siamo davvero alla vigilia di un grande patto costituente per dare al paese un governo per l´Europa e fare della prossima una legislatura costituente”. “L´Italia ne ha bisogno e questo – osserva ancora Letta – darebbe anche forza a Monti che potrebbe governare senza dover pensare: ´dopo di me il diluvio´. Mercati e interlocutori internazionali, oggi allarmati da quel che potrebbe accadere, ne sarebbero rassicurati”.
 
Anche il capogruppo dei deputati democratici Dario Franceschini accoglie in pieno, in una intervista a ´Repubblica´, l´appello lanciato ieri dal leader Udc Pier Ferdinando Casini per un “asse tra progressisti e democratici” che guidi il Paese. “Dopo le politiche del 2013 l´Italia si ritroverà all´inizio di un difficile percorso di ricostruzione. Per questo serve una legislatura di scelte vere, di riforme strutturali. Serve un consenso sociale il più largo possibile, serve avere dietro sindacati e imprenditori, laici e cattolici, pensionati e giovani delle partite Iva. Ci sono ragioni numeriche e politiche che spingono il Pd a un´alleanza tra progressisti e moderati”. Insomma, ragiona Franceschini, “non si può vivere nell´incertezza di due o tre voti di margine. Servono numeri ampi in tutti e due i rami del Parlamento. Ma sono le ragioni politiche di fondo che spingono verso quest´alleanza: Con le scelte difficili che il Paese sarà chiamato a fare c´è bisogno di una maggioranza che abbia alle spalle molti mondi sociali, molte categorie, molte culture”. All´allargamento all´Udc, ammette Franceschini, “ci stiamo lavorando da tanto. Ci vuole un´alleanza centro-trattino-sinistra”. “L´alleanza va da Casini a Vendola. Sia chiaro – puntualizza Franceschini -: non si tratta di sostituire ma di allargare. E per noi è imprescindibile farlo assieme a Sel”. Resta fuori Di Pietro. “Nello schema progressisti-moderati – spiega – è facile collocare Vendola e Casini. Di Pietro è un po´ fuori da queste categorie. Si è costruito il suo percorso con altri criteri. La scelta la deve fare lui”, comunque per Franceschini è più no che si perchè “ogni volta che parla sembra inseguire Grillo”.
 
E dopo le parole di Casini, Massimo D’Alema dice sì al patto con i moderati, “perché va sconfitto chi vuole impedire che si esca dalla crisi con uno spostamento a sinistra. In un´intervista all´´Unità´ Massimo D´Alema auspica la costruzione di “un asse forte per il dopo Monti” e denuncia il “carattere lacerante” dell´antipolitica in Italia: “C´è chi gioca allo sfascio senza alcun disegno politico. Basta pensare all´attacco irresponsabile e immotivato di questi giorni contro la presidenza della Repubblica”.


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