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Un contenitore deberlusconizzato

Costruire una “casa dei moderati” in un Paese nel quale tutti sono arrabbiati neri a causa della crisi economica e nel quale la ventennale pedagogia berlusconiana, basata sul “noi contro loro”, ha radicalizzato il linguaggio e i pensieri di quella che un tempo si definiva, appunto, l’Italia moderata o benpensante, divenuta nel frattempo ringhiosa e preda dei suoi istinti più selvaggi, bene, costruire una “casa dei moderati” in un Paese così sembrerebbe un’impresa impossibile.
 
Ma proprio per questo, per provare a normalizzarlo, per chiudere una lunga stagione politica consumatasi nel segno dell’eccentricità, per allineare finalmente l’Italia all’Europa, quest’esperimento – di un nuovo contenitore o partito di centrodestra, fatalmente deberlusconizzato e dunque realmente a misura di quell’Italia moderata che nella storia repubblicana è sempre stata maggioranza sociologica – andrebbe tentato. Lo richiede la politica, che deve ritrovare una sua condizione di normalità, con una destra e una sinistra in grado di proporsi come forze alternative agli occhi dell’elettorato, ma in fondo lo impone la storia, se è vero – come accennato – che un tale partito o contenitore, quando è esistito (e dalla Dc al Pdl, passando per Forza Italia, c’è sempre stato, e sempre nella forma di un’aggregazione al suo interno assai articolata), ha storicamente svolto un ruolo centrale e dirimente nella vita politico-istituzionale italiana.
 
Questo nuovo soggetto (ma in realtà, appunto, vecchio) si posizionerà a destra (come qualcuno teme), al centro (come altri sperano, magari sul filo della nostalgia) o, senza scontentare nessuno, al centrodestra? Al netto da quest’inutile disputa nominalistica, la questione essenziale è quali forze – e quali nomi – possano concorrere alla realizzazione di un tale progetto. E con quali tempi e con quali modalità. Gli attori in realtà sono già tutti schierati sul terreno: Alfano, Casini, Fini, Montezemolo, tanto per citare qualche nome. Basterebbe che ognuno s’arrendesse all’evidenza delle cose e alla propria natura, o si limitasse a rispettare la propria storia personale, invece di abbandonarsi, ogni tanto, al desiderio di avventurarsi in terre incognite o in improbabili alchimie elettorali e parlamentari. Si tratta solo di trovare tra di loro un’intesa politica, che salvi le reciproche convenienze e ambizioni. Riguardo ai tempi, è presto detto.
 
Subito, al massimo tra qualche mese, in modo da potersi presentare alle prossime elezioni con una formula politica e un programma che siano credibili e innovativi, che diano l’impressione ad un elettorato moderato che rischia, come nel 1933, di trovarsi nuovamente orfano che esso ha ancora un partito nel quale riconoscersi. Le modalità, infine. Serve pensare ai contenuti più che alle sigle, al progetto politico più che alla spartizione delle poltrone a venire, al futuro assetto del sistema politico più che alla propria personale sopravvivenza, ad una legge elettorale che renda possibile scelte di campo nette al momento del voto (il populismo odierno si nutre della confusione delle lingue tra partiti, sempre più assunti come intercambiabili), maggioranze parlamentari omogenee e governi rapidamente operativi e pienamente legittimati.
 
Come la Grecia, come suole dirsi, si può finire in diversi modi: per via della crisi economica, a causa del dissesto delle finanze pubbliche o per colpa di una legge elettorale che frammentando la rappresentanza finisce per paralizzare il Parlamento e annullare ogni governabilità. Un partito di centrodestra che valga almeno il 30% (al quale possa contrapporsi un partito di centrosinistra che valga altrettanto) e una legge elettorale di stampo maggioritario (che bello sarebbe il doppio turno alla francese!) che metta fuori gioco le formazioni estreme, divida in due civilmente il campo politico e offra ai cittadini un esecutivo stabile: eccola la facile ricetta che converrebbe all’Italia nel suo complesso, all’Italia moderata senza più Berlusconi a cui aggrapparsi e a molti di coloro che legittimamente, da qui al prossimo anno, se ne contenderanno l’eredità.


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