Una carriera di magistrato alle spalle prima di entrare nelle istituzioni, al ministero della Giustizia, fino al Quirinale, dove lo aveva portato Carlo Azeglio Ciampi.
Stroncato da un infarto a 65 anni, Loris D´Ambrosio era il consigliere giuridico del presidente della Repubblica. Proprio lui, Giorgio Napolitano, nel dare la notizia ha rimproverato duramente la campagna violenta di “insinuazioni e ingiurie” di cui il consigliere è stato oggetto per le intercettazioni con Nicola Mancino.
D´Ambrosio è infatti diventato noto alle cronache per le telefonate con Nicola Mancino, l´ex ministro indagato per falsa testimonianza nell´inchiesta siciliana sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. Nei colloqui Mancino si lamentava con D´Ambrosio delle indagini cui era sottoposto. A causa di quelle telefonate D´Ambrosio era stato anche sentito dai pm di Palermo come persona informata dei fatti. Ma soprattutto da questa vicenda era partita una polemica durissima contro il Quirinale.
Un vero e proprio “attacco” che il capo dello Stato aveva respinto personalmente difendendo pubblicamente i suoi collaboratori: “Si è alimentata una campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del Presidente della Repubblica e dei suoi collaboratori, una campagna costruita sul nulla – disse Napolitano il 21 giugno scorso, nei giorni in cui le intercettazioni venivano pubblicate dai giornali -. Si sono riempite pagine di alcuni quotidiani con le conversazioni telefoniche intercettate in ordine alle indagini giudiziarie in corso sugli anni delle più sanguinose stragi di mafia, 1992-1993, e se ne sono date interpretazioni arbitrarie e tendenziose, talvolta persino versioni manipolate”. Poi la decisione del Colle di sollevare il conflitto di attribuzione contro la Procura di Palermo che si apprestava a mettere agli atti le intercettazioni che riguardavano direttamente Napolitano.
Oggi il Presidente è tornato ad accusare quella “campagna irresponsabile” alimentata contro D´Ambrosio. “Insieme con l´angoscia per la perdita gravissima che la Presidenza della Repubblica e la magistratura italiana subiscono – ha denunciato il capo dello Stato – atroce è il mio rammarico per una campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose cui era stato di recente pubblicamente esposto, senza alcun rispetto per la sua storia e la sua sensibilità di magistrato intemerato, che ha fatto onore all´amministrazione della giustizia del nostro Paese”.
Generale è stata da parte del mondo politico e delle istituzioni l´espressione di cordoglio e di stima verso il consigliere giuridico. Unica eccezione Antonio Di Pietro, le cui parole sembrano una replica proprio a Napolitano: “Respingiamo con fermezza al mittente ogni strumentalizzazione, quasi a voler far credere che la colpa sia di chi ha criticato il suo operato e non di chi ha tentato di sfruttare il suo ruolo”.