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Grecia, l’escalation di Alba dorata e i silenzi di Bruxelles

“La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari – si legge nel manifesto di Ventotene – cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l´unità internazionale”.
 
Un´unità che oltre che economica, politica e amministrativa sarebbe dovuta essere prima di tutto sociale e solidale, non fosse altro per impedire i rigurgiti antidemocratici del nazifascismo. Ma da quell´orecchio forse la politica continentale, quella che si sta occupando solo di spread e null´altro, sembra non sentirci poi molto. Come dimostrano i silenzi di Bruxelles dinanzi a eventi raccapriccianti che si stanno verificando in Grecia e che potrebbero attecchire, come dimostra la piazza madrilena di ieri, anche in altre realtà mediterranee colpite dal mal d´Europa.
 
Ad Atene è andata in scena una seduta del parlamento surreale, un altro esempio di quella follia a metà strada tra politica e amministrazione della cosa pubblica, dove il partito nazionalista di Chrisì Avghì chiede esplicitamente agli ospedali di riservare le donazioni di sangue solo a cittadini ellenici. Mostrando sia di non conoscere il giuramento di Ippocrate che ogni medico deve rispettare, sia l´alfabeto più elementare della società e della convivenza.
 
Dove, anche ai nemici in guerra, viene concesso l´onore delle armi. Dove il passo indietro è d´obbligo, dove come dimostra la storia della Grecia, il nemico veniva sconfitto ma non umiliato. Ma tant´è. Alcuni deputati di Alba dorata hanno proposto donazioni ematiche solo per cittadini greci. Subito le reazioni indignate, in primis quella del direttore del nosocomio in questione, John Stephens. Che intervistato dal portale iatropedia.gr dice: «Dichiaro categoricamente che il regime di donazione resterà quello di sempre. Nel rispetto degli standard internazionali la donazione è prevista per qualsiasi paziente in stato di bisogno, indipendentemente da razza, colore e partito. Non accettiamo alcun intervento».
 
Uno choc per un paese già gravato da emergenze quotidiane legate alla trattativa in corso con la troika che, se non si riterrà soddisfatta delle misure adottate da Atene (a proposito, il governo Samaras è in ritardo sulla tabella di marcia di Bce, Ue e Fmi ed è già attraversato da malumori interni), potrebbe dire di no ai 31 miliardi attesi per il primo settembre.
 
Ma il partito guidato da Nikolaos Mikalioliakos noncurante di tutto ciò, prosegue nella sua marcia anti immigrati. Solo una settimana fa aveva destato scalpore la notizia delle ronde nel quartiere di Nikea per intimare agli stranieri di abbassare le saracinesche delle proprie attività o di sgombrare i banchetti adibiti al piccolo commercio, altrimenti sarebbero stati guai. E alcuni sono pronti a scommettere che tenteranno di mettere in pratica quanto scritto nel loro programma elettorale: cacciata di tutti gli stranieri dal territorio greco, presidio delle frontiere con mine anti uomo e ordini dei medici appunto solo per cittadini greci.
 
No, questo non è solo il vento del razzismo e della xenofobia che spira ormai in tutta Europa. La crisi, che germoglia nella degenerazione della politica e nelle mancate risposte nel merito alle criticità dell´Unione, sta producendo un macro corto circuito che è in primis sociale. A cui Bruxelles dovrebbe rispondere in maniera forte e decisa. Non sarebbe quindi saggio, dopo le ronde e la triste storia delle donazioni, attendere il terzo indizio per annunciare di avere una prova provata di antidemocrazia e di antipolitica civile. Esattamente agli antipodi dello “zoon politikon” aristotelico.
 

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