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Nessuna alternativa: “Votare sull’euro e consolidare il debito”

Le istituzioni europee e italiane fanno sempre più fatica a dare risposte convincenti alle preoccupazioni espresse dai mercati finanziari. E la richiesta da parte della Germania di erogare gli aiuti a patto che si accettino condizionamenti politici, equivale “a non chiamare i pompieri per domare un incendio perché mancano caserme ben attrezzate”. Ad affermarlo Michele Fratianni e Paolo Savona,  che lanciano un appello dalle colonne de “Il Foglio”.
 
“Chiediamo di chiamare gli italiani a votare se desiderano stare nell´euro e assumersi le relative responsabilità e i conseguenti oneri per eliminare l´incertezza politica di cui si parla e di consolidare il debito pubblico a breve, garantendone il valore reale al rimborso, riconoscendo un interesse pari all´inflazione e, se proprio si vuole incentivare l´operazione, una quota della crescita del pil reale. La nuova scadenza dei titoli dovrebbe essere collocata al di là della prossima legislatura, per consentire al nuovo governo un arco di tempo durante il quale non sarebbe assillato, a deficit pubblico nullo, dal rinnovo del debito in scadenza e da crescenti oneri finanziari dovuti allo spread. Nel contesto di questa politica, la proposta del ministro dell´Economia, Vittorio Grilli, di cedere 20-25 miliardi annui del patrimonio pubblico la rafforzerebbe, ma il successo sarebbe ancora meno incerto se si accettasse l´idea di emettere obbligazioni con warrant sui beni ceduti avanzata da Antonio Rinaldi e Giorgio Sbarbaro”.
 
Ma per Fratianni e Savona “Queste proposte andrebbero discusse nel silenzio di una stanza dotata di poteri decisionali onde evitare comportamenti anticipatori destabilizzanti. Ma una discussione aperta è ormai giustificata dal fatto che la pubblica opinione è inondata da giudizi e valutazioni marginali che la distolgono dai veri problemi e dalle necessarie decisioni. Il paese non ha solo bisogno che i partiti politici si comportino coerentemente con la guerra economica in atto, ma che le forze migliori vengano chiamate lealmente a contribuire”.
 
Come sostengono i due Professori, “il trauma nazionale è durato troppo a lungo e non è né lecito né democratico che altri decidano per noi, in nome di non si sa più quale ideale. Lo impone la Costituzione e il buon senso”.


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