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Nicole Minetti si dimette?

Ironico che l’operazione pulizia nel Pdl parta dall’allontanamento di un’igienista dentale. Eppure la prima mossa del neo candidato Silvio Berlusconi è stata quella di convincere alle dimissioni il consigliere regionale della Lombardia Nicole Minetti, coinvolta nel caso Ruby con l’accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione. Sembra infatti che lo Stato maggiore del Pdl abbia chiesto al Cavaliere un cambio di passo: basta con le candidature imposte dall’alto e non basate sul voto popolare e sul merito. Ma sulle indiscrezioni che davano le sue dimissioni già lunedì arriva la smentita della diretta interessata: “Dimettermi? No, è solo un´indiscrezione. Io non ho presentato nessuna lettera di dimissioni, sono tranquilla e rimango al mio posto, ma non fatemi dire altro”, ha dichiarato il consigliere regionale a Panorama.it.
 
Nel lungo vertice – durato più di due ore – a palazzo Grazioli i big del partito hanno però “sposato” senza riserve la ricandidatura del Cavaliere, anche se è emerso chiaramente lo spaesamento iniziale della notizia. Berlusconi, quasi per scusarsi, ha affermato che “non sono io a scendere in campo ma sono gli altri a chiedermelo.
A questa battuta, hanno sgranato gli occhi un po´ tutti, da Alfano a Cicchitto, da La Russa a Gasparri e Corsaro, fino a Verdini e Quagliariello. E hanno risposto nell´unico modo possibile, arrivati a questo punto della partita: “Lascia perdere, Presidente, così faremmo solo confusione, ormai bisogna partire”.
La prima vittima del ritorno del “rieccolo” Cav, oltre alla Minetti, sono le elezioni primarie, di fatto la principale novità della segreteria Alfano. Gelando alfaniani e formattatori, anche se Cicchitto giura: “Siamo tutti con il Presidente”. E´ stato proprio Cicchitto, al termine del vertice a Grazioli, ad annunciare la dipartita delle primarie ai cronisti. Anche se, ha aggiunto, potrebbero tenersi per la scelta di incarichi di partito. Qualcuno ipotizza anche per la segreteria, ma la suggestione non viene confermata da nessuno dei partecipanti al summit.
 
Ma è soprattutto la legge elettorale a far discutere il Pdl.
Un´ala significativa del partito, non osteggiata da Berlusconi, pensa che possa essere utile proporre il modello spagnolo, che non sarebbe inviso a Bersani. In realtà, il nodo nella trattativa con il Pd si chiama premio di maggioranza: Silvio lo vorrebbe destinare al primo partito, alla coalizione lo preferirebbe il segretario democratico. Un´ipotesi di mediazione sarebbe stata avanzata nel corso del vertice dagli ex An: metà del premio da attribuire al primo partito, metà alla coalizione vincente. Con un effetto pratico: il Pd otterrebbe una solida maggioranza in caso di ´conquista´ di entrambi i premi, mentre si aprirebbe la strada di larghe intese – non sgradite all´ex premier – se i democratici prevalessero come coalizione, ma non come partito.
 
f.a.


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