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Perché Lombardo si è dimesso

L’addio tanto annunciato e promesso al premier Monri di Raffaele Lombardo dalla Sicilia arriva in ritardo. Il presidente della Regione, infatti, si presenta in aula all´Ars per formalizzare le sue dimissioni alle 17.45 e non alle 16.30, come da programma. In quell´ora e mezza, però, la macchina governativa è tutt´altro che in stallo, al punto che come atto finale della 57esima legislatura, c´è il tempo di nominare due assessori regionali: Nicola Vernuccio alla Funzione Pubblica e Autonomie locali; e Claudio Torrisi, all´Energia.
 
Quindi, alle 18,05, dopo una pausa di 15 minuti, Lombardo prende la parola. “In questo momento, con l´economia fragile di tante regioni meridionali, il sistema economico siciliano presenta non poche criticità – ha esordito il presidente dimissionario -. E in questo contesto registriamo una vera e propria aggressione all´autonomia speciale”.
Lombardo pone l´accento sul ruolo determinante che la fase critica vissuta a livello internazionale, ha avuto sulla sua uscita di scena: “In Italia non si parla più di federalismo, né di autonomismo – ha spiegato -. Si va affermando un nuovo centralismo per attuare tagli concordati in sede internazionale, e imposti registrando un atteggiamento di insofferenza”.
 
Quindi, inevitabile, arriva il riferimento alla vicenda giudiziaria che da due anni lo vede convivere col sospetto di aver avuto rapporti con Cosa nostra catanese. “Da oltre due anni, dal 29 marzo del 2010 – ha detto Lombardo -, è iniziata una vicenda giudiziaria giocata abilmente sul piano mediatico, attraverso una ben orchestrata fuga di notizie, tanto da ingenerare nell´opinione pubblica un´idea di grave responsabilità da parte mia”.
Il discorso del presidente uscente della Regione dura una ventina di minuti, durante il governatore non dimentica di sottolineare come la sua decisione abbia “una motivazione politica”, quella cioè “di consentire ai siciliani di non essere considerati merce di scambio, e di autodeterminare il proprio futuro politico andando a votare il 28 e 29 ottobre. I partiti nazionali e l´autonomia – ha detto – sono ontologicamente incompatibili”.
 
Sulle recenti voci relative all´imminente “crac” della Regione, Lombardo, come ribadito anche nei giorni scorsi, ha ripetuto: “Si è gridato al fallimento della Sicilia, seguendo una tattica politica e mediatica disonesta e criminale. Anche per far abbassare il rating, per minacciare la povera gente, per insultare i nostri precari o i nostri forestali”.
Infine, prima di congedarsi definitivamente dall´aula che lo vide presidente il 14 aprile 2008, Raffaele Lombardo ha auspicato che il percorso e l´azione riformista del suo governo possa continuare in futuro. Un iter che passa attraverso “un confronto duro con lo Stato. Di modo tale che – ha concluso -, o si instaura un rapporto pattizio, che è alla base dello Statuto speciale più volte calpestato, oppure si traggano le dovute conclusioni e si separino le nostre strade”.
Mandato definitivamente in archivio il 57esimo governo regionale siciliano, adesso l´isola si prepara ad una campagna elettorale quantomai incerta, e con i diversi schieramenti che entro agosto giurano di serrare le fila e definire lo scacchiere delle candidature. L´appuntamento con le urne è fissato per il 28 e 29 ottobre ma, come lo stesso Lombardo ha lasciato intendere, non è escluso che la data possa essere anticipata.


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