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Ciò che ho visto nelle missioni di Smile Train

Un chirurgo volontario dell’associazione umanitaria racconta la sua esperienza: “Il coraggio sta in quei volti che riescono a sorridere riconoscenti ad uno straniero di cui non capiscono neppure la lingua, che ha solo scambiato qualche ora del proprio lavoro in cambio di emozioni, sorrisi, sguardi, strette di mano”.
La labio palatoschisi è una malformazione congenita particolarmente diffusa nei paesi più disagiati. I bambini affetti da questa patologia hanno grandi difficoltà nella nutrizione, nel parlare e spesso cosa ancora più grave, vengono emarginati e costretti a vivere in condizioni di solitudine, poiché molte culture locali considerano il labbro leporino una malformazione di origine demoniaca, una maledizione.
Numerose sono le cause che determinano l’insorgere di questa patologia, prima fra tutte la componente genetica che si impone in questi contesti a causa dell’elevato numero di matrimoni tra consanguinei che avvengono nei villaggi dell’Africa; un’altra causa è dovuta alla malnutrizione delle madri durante la gravidanza e alla carenza di acido folico.
 
L’intervento chirurgico per correggere il labbro leporino dura in media 45 minuti; in questo poco tempo è racchiusa non solo la soluzione definitiva ad una patologia, essendo l’intervento chirurgico risolutivo, ma anche la speranza in un nuovo avvenire vissuto con dignità.
Durante le missioni umanitarie dei volontari di Smile Train Italia sono stati visitati e curati anche bambini con diverse patologie come ustioni e esiti di traumi bellici, soprattutto in paesi come Iraq e Afghanistan, dove oltre la patologia che affligge questi bambini le ferite fisiche e psicologiche della guerra ha devastato la loro vita. Ciò che spinge un medico o infermiere italiano a partecipare ad una missione umanitaria è sicuramente la ricchezza di ciò che si riceve quando un bambino torna alla vita con un nuovo sorriso.
 
Come racconta il Dottor Ernesto Marziano nel descrivere la sua esperienza come chirurgo volontario di Smile Train:
Ormai di missioni me ne sono capitate più di qualcuna… Tutte più o meno disagiate, a volte difficili. Paesi dilaniati da estremismi di vario genere come l´Iraq, Paesi in guerra come la Libia o semplicemente poverissimi come il Bangladesh o il Benin. Tante missioni, tanti pazienti, tanti bambini, tante storie, tanti ricordi. Mille episodi, sguardi, sorrisi, impressi per sempre nella mia memoria ma soprattutto nel cuore.
Ogni volta, tornato nella mia comoda città e alla mia “monotona”, pur se frenetica, vita quotidiana è la volta dei racconti, delle foto mostrate, delle emozioni che si cerca di trasferire agli amici che ti ascoltano ed immancabilmente arrivano i loro commenti che ti lusingano…
“ma che bravi che siete!”,
“ce ne vorrebbero tanti come voi…”
“certo che siete proprio coraggiosi…”
“sarai stanchissimo”
Coraggioso? Stanco? È qui che mi fermo a riflettere: Coraggioso io? Perché ho dormito in un letto scomodo per qualche giorno? Perché ho fatto un viaggio lungo e disagevole? No.
Il coraggio vero l’ho letto negli occhi di tutte quelle madri che affrontano ore di cammino per far visitare il loro bambino, che sfidano tutti i giorni le difficoltà di una vita ai limiti, in paesi dove la miseria e la sofferenza non commuovono più nessuno, divenute ormai “normali”, accettate con rassegnazione come un destino. Il coraggio l’ho visto in quei papà che tengono insieme una famiglia con le poche risorse di un “lavoro” che a noi sembrerebbe impossibile. Nelle lunghe code in attesa della distribuzione governativa annuale di 5 (!) kg di grano. Il coraggio di continuare ad andare avanti lo stesso, è nel cuore di quei genitori che ritornano al loro villaggio dopo aver saputo che : “No, non possiamo operarla sua figlia. Troppo rischio…” e non senza aver silenziosamente ringraziato solo con una appena accennata flessione del capo. Il coraggio sta in quei volti che riescono a sorridere riconoscenti ad uno straniero di cui non capiscono neppure la lingua, che ha solo scambiato qualche ora del proprio lavoro in cambio di emozioni, sorrisi, sguardi, strette di mano.
Stanco? No. Sono sempre tornato solo molto più ricco.
 
Ernesto Marziano
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